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martedì 31 dicembre 2013

2014: manterrai le tue promesse?

Possiamo scherzarci su, e dire che le promesse per il nuovo anno finiscono la mattina del 1 gennaio.

La cosa interessante è che puntualmente le facciamo, con la stessa convinzione di poterle mantenere, e che ci sono ragioni legate al nostro funzionamento cognitivo per spiegare questo appuntamento fisso.

Nel periodo delle festività natalizie, proviamo tutti la sensazione di poter ripartire da zero, ed è una sensazione che si ripete anche in altri momenti dell'anno, come a inizio mese o - per alcuni - in concomitanza con certe ricorrenze quali compleanni o anniversari particolari.

In questi momenti, e con questa sensazione di freschezza, ci sentiamo più portati a impegnarci in comportamenti votati al miglioramento, all'elevazione, alla crescita.

Proprio in questi giorni, Google ci offre come ogni anno un vasto report per indagare sui trend di ricerca più eclatanti dell'anno appena trascorso.

Bene, con i dati dei motori della rete è possibile farsi un'idea più precisa del fenomeno promesse-di-cambiamento.

venerdì 27 dicembre 2013

Facebook? Usa il cervello!

In questo bellissimo film indipendente, Noah, il protagonista perde il controllo della sua giovane e già instabile vita, per un uso spericolato di Facebook.

Non solo chiacchiera virtualmente con la sua ragazza avendo contemporaneamente molteplici interazioni con altri software e applicazioni, ma addirittura entra nel suo profilo, si infastidisce per alcuni commenti lasciati dagli amici della ragazza, finisce per farsi scoprire e lo ritroviamo mesi dopo solo e quasi imprigionato in quella stessa virtualità che, con pochi clic, ha cancellato parte della sua vita.

Certo, il film è potente perché illustra a livelli estremi l'influenza dei social media, ma quest'influenza c'è ed è innegabile.

Dire che Facebook ha fatto letteralmente impazzire il mondo oggi è quasi banale.

Basti pensare che le stime indicano una media mensile di utenti che ammonta a quasi un miliardo di persone.

Non sono mancati e continueranno a non mancare i denigratori, gli oppositori, coloro che auspicano un ritorno al silenzio mediatico.

Ma le voci contro non possono cancellare il fatto che Facebook - e tutti i social media affini - sembra fatto apposta per il nostro cervello, e per questo funziona così bene.

lunedì 23 dicembre 2013

Il senso del Natale: come cercarlo, come trovarlo, che cosa farne


Una delle chiavi più potenti per aprire le porte al benessere, a relazioni personali soddisfacenti e alla pace mentale sta nell'esprimere e sperimentare la gratitudine.

Qualcosa però ci trattiene dall'essere più grati di quanto di solito riusciamo a essere.

E in questa fase della vita del genere umano, la continua attenzione a ciò che non abbiamo va a scapito di ciò che invece già c'è e che dovremmo apprezzare di più.

Certi atteggiamenti sono incompatibili con l'espressione della gratitudine, in primis l'essere concentrati sui valori materiali.

Anche se alcune persone riescono a liberarsi da questa trappola durante il loro percorso di vita, per tutti gli altri c'è un unico momento di chiarezza, che illumina definitivamente il senso d'inutilità di questa ricerca di beni materiali, di accumulo, di spasmodica caccia a ciò che potremmo possedere.

Ed è un momento che nessuno può raccontare: il momento del trapasso.

Per fortuna, Charles Dickens ebbe la folgorante idea di provare a raccontare, col pretesto del Natale, che cosa sia il senso della vita dopo che essa è trascorsa.

sabato 16 novembre 2013

La trappola del disturbo oppositivo provocatorio

Quanto è dura oggi la vita dei ragazzi arrabbiati o infelici.

Ai primi si dice subito che devono imparare a gestire correttamente il loro sentimento, a leggere le situazioni nelle quali lo provano, a elaborare, procrastinare e altre formule magiche.

Ai secondi va anche peggio, perché subito il marchio di una presunta depressione incombe su di loro, e mentre le presunte depressioni scompaiono, i marchi sono più duri a svanire.

Sembra che le istituzioni educative oggi spendano tantissimo tempo a medicalizzare gli adolescenti, come se crescere fosse di per sé una potenziale malattia, come se la rabbia fosse agli antipodi della salute, come se l'infelicità fosse una disgrazia, e proprio in questa fase dello sviluppo, che di occasioni per arrabbiarsi o intristirsi ne offre a iosa.

Una delle etichette diagnostiche che ho incontrato frequentemente in questi anni, e che maggiormente mi hanno lasciato perplesso è il disturbo oppositivo provocatorio.

domenica 27 ottobre 2013

Ivan Pavlov, aiutaci tu

Se non ci fosse il computer non saremmo qui, né io a scrivere, né tu a leggere.

Ovvio?

Può essere, ma ciò non toglie che entrambi stiamo facendo - in tempi diversi - qualcosa che molto probabilmente non avremmo fatto in passato, quando il mezzo in questione era assente.

Non è vero che io mi sarei inventato un altro modo per divulgare la psicologia come faccio qui, così come non è altrettanto vero che tu avresti cercato notizie in merito su altri mezzi di comunicazione.

Non c'è alcuna invenzione umana che in realtà non sia frutto di un caso, di una scoperta fortuita o di una ricerca sbagliata.

La stessa scrittura nasce per elencare le merci, poi, una volta compreso che due segni diversi incisi sulla pietra potevano corrispondere a due entità diverse, si è capito che incidere segni poteva diventare in sé stesso un linguaggio, a prescindere dal contenuto dei messaggi.

Che cosa c'entra con Pavlov?

E soprattutto, chi è Pavlov?

sabato 12 ottobre 2013

Libroterapia: a Voghera, il benessere tra le pagine

Che l'essere umano sia attratto dalla narrativa non è un mistero.

Nel leggere o ascoltare una storia, chiunque può trovare risposte, soluzioni impensate, rispecchiamenti e identificazioni nei personaggi e nelle loro vicende.

A volte, anche il solo sapere che un'altra persona - seppur frutto di fantasia - potrebbe trovarsi nella nostra stessa situazione, è rassicurante.

L'uso del libro come strumento di autoconoscenza  e di comprensione del mondo circostante non è nuovo, dato che illustri nomi di studiosi hanno sempre sottolineato l'importanza della lettura per la comprensione della storia passata.

In epoche nelle quali il confine tra razionale e irrazionale era più sfumato, il libro stesso era oggetto divinatorio: aprire un libro per trovare quella frase che faccia da risposta al nostro problema può sembrare un gioco, ma diviene un potente mezzo terapeutico se si comprende il significativo processo di proiezione in atto e la ghiotta occasione di comprendere qualcosa in più di sé stessi.

Racchiudere la densa ricchezza della libroterapia in un piccolo post di un blog è impresa che non voglio neanche tentare.

Dico soltanto che a Voghera c'è un'occasione imperdibile per chi voglia scoprire l'enorme potenziale della letteratura nell'autoconoscenza.

sabato 28 settembre 2013

Che cosa avrebbe pensato Freud di Guido Barilla?

Che Freud avesse ragione, l'ho ripetuto più volte in questo blog.

Che però la conferma definitiva arrivasse dall'intervista di Guido Barilla a La zanzara non credo se lo sarebbe mai aspettato neanche lui.

Infatti, il padre di tutti coloro che hanno qualche interesse verso ciò che accade nella mente umana ha sostenuto in diversi modi che l'essere umano spesso mostra avversione verso le cose che maggiormente brama, e che per qualche motivo non si può permettere di avere.

Se Freud ha ragione, allora forse gli uomini che mostrano più avversione verso l'omosessualità hanno in realtà il maggior grado di desiderio omosessuale verso altri uomini.

giovedì 19 settembre 2013

Superstiziosi e contenti


 C'è chi incrocia le dita, chi tocca ferro (ehm...), chi fa il giro largo attorno a una strada attraversata da un gatto nero...

Ne sai qualcosa?

Hai problemi col sale quando cade o si passa di mano in mano, o con la rottura di uno specchio?

Di sicuro non soffri di solitudine, se la risposta è sì, e sei in compagnia di molte persone che giudicheresti il massimo della razionalità.

Perché a essere superstiziosi ci sono più vantaggi che perdite: lo dimostrano molti esperimenti nei quali ai partecipanti viene chiesto di eseguire una performance e, quando viene detto loro che stanno usando un oggetto fortunato o che stanno rifacendo un'azione che altri hanno già compiuto con successo, la qualità dei risultati va ben oltre ogni ragionevole media.

Ma perché è così facile farsi influenzare dalla superstizione?

Perché non si tratta solo di mala sorte: in realtà, molti gesti e pensieri superstiziosi hanno proprio lo scopo di portare un miglioramento, di far conseguire un risultato.

E a noi esseri umani piace credere che esistano poteri sovrannaturali, e ci piace ancor di più pensare di essere proprio noi ad averli o a governarli.

Molti eventi superstiziosi non sono altro che coincidenze alle quali si danno spiegazioni magiche: il pensiero di una persona, seguito da un gesto di contatto - una telefonata, un messaggio - della stessa persona faranno pensare che il pensiero ha influenzato il futuro.

E quando non esiste una prova contraria, tendiamo a convalidare la nostra lettura magica dell'evento.

Quanti tipi di eventi magici caratterizzano le nostre vite?

Quali sono le superstizioni e i pensieri sovrannaturali più frequenti negli esseri umani?

A quali cose attribuiamo un'influenza che, a ben vedere, risulterebbe infondata?

lunedì 9 settembre 2013

Tutti a scuola: cinque riflessioni indispensabili per insegnare

Da questa settimana riaprono le scuole italiane, e tutti gli insegnanti sono chiamati a un compito titanico.

Nella crisi e nello smarrimento che caratterizzano i nostri giorni, tenere il timone delle classi di studenti richiede doti, capacità e attitudini che giustamente non possono appartenere a ogni persona in maniera indistinta.

Se è vero che il lavoro dell'insegnante è ormai sottostimato - anche in termini economici - e che chi insegna non è più quella porta sul mondo che in passato poteva addirittura affascinare gli studenti, e che oggi invece appare obsoleto poiché i ragazzi hanno accesso immediato all'informazione semplicemente tirando fuori i loro smartphone dalle tasche, è altrettanto vero che a volte gli insegnanti se la cercano.

Ecco alcune riflessioni, ora in veste di consiglio e altre di monito, comunque espresse con piena solidarietà e con l'augurio di essere artefici di un'esperienza significativa per tutti gli studenti.

lunedì 26 agosto 2013

Insulti razzisti: indignazione o indifferenza?

Poche settimane fa ho parlato di razzismo a partire da alcuni commenti di esponenti politici del nostro paese, ma di recente un altro episodio mi spinge a riparlarne.

Il campo stavolta è più ristretto, e la notizia è circoscritta al mondo enogastronomico.

Fulvio Bressan, produttore di vini friulano, si rivolge via Facebook al ministro Kyenge con preziosismi linguistici del tipo sporca scimmia nera e negra mantenuta di merda.

Il primo ovvio risultato di una simile uscita è che oggi, a digitare il suo nome su Google, invece delle lodi ai suoi vini ci trovate le reazioni dei siti e dei blog su vino e gastronomia dopo questa bella uscita.

In queste reazioni si confrontano le posizioni di chi appoggia le idee del vignaiolo, di chi ne condanna solo la violenza verbale, e di coloro che invece dichiarano di escluderlo per sempre come fornitore.

Purtroppo però il confronto dei commentatori si è quasi sempre spostato verso le argomentazioni sulle politiche dell'immigrazione, perdendo a volte di vista il problema centrale, cioè quello del dare della scimmia e della negra alla Kyenge, della quale poi si potranno criticare anche aspramente tutte le idee e le azioni da ministro.

Questo bisogno di inveire che, nel caso in cui l'oggetto dell'ira sia una persona dalla pelle di un altro colore, si configura sempre come un attacco all'etnia, un'associazione con l'inferiorità e la sporcizia tout court e un'identificazione con la nullafacenza e il parassitismo.

Due sono i fenomeni dei quali mi interessa parlare, che emergono dalla vicenda.

L'accostamento tra la pelle scura e la scimmia e l'indifferenza o il tentativo di mostrarsi razionali dopo aver assistito a episodi di palese disprezzo razziale.

venerdì 23 agosto 2013

A che punto sono le tue relazioni? Cinque domande per scoprirlo

Che cos'è che minaccia più spesso la tua calma e la tua felicità?

Nove volte su dieci, la radice dell'irrequietezza, dello stress e della mancanza di serenità si annida nelle relazioni.

Tra figli che fanno impazzire, genitori troppo oppressivi, superiori arroganti, partners egoisti e amici che scompaiono per troppo tempo, ce n'è abbastanza per sentirsi frustrati, arrabbiati, sempre sul piede di guerra.

E se ne parli ti senti anche dire che è normale non poter evitare incomprensioni, disaccordi e sentimenti di sconforto quando si ha a che fare con le altre persone che gravitano nella nostra vita.

Ma normale non è l'aggettivo giusto, perché ciò che percepiamo non è affatto un senso di normalità, bensì di fortissima anomalia.

Che poi le difficoltà relazionali facciano parte di ogni esperienza di vita è una considerazione sì accettabile, in quanto razionale, ma per nulla consolante.

Quando abbiamo un problema con una persona cara o vicina, spesso la prima reazione è attribuirle la colpa del problema.

Gli altri sarebbero responsabili dei nostri sentimenti e delle nostre reazioni.

Il loro cattivo modo di porsi ha fatto scattare in noi questo senso di tragedia.

In realtà, a ognuno di noi è dato pieno potere di governare la salute di ogni relazione, e ci si può prendere carico del rapporto anche in maniera unilaterale, come spesso accade quando accettiamo con pazienza che l'altra persona a noi cara, magari in un momento difficile, si comporti con noi con poco riguardo e ci passiamo sopra, anzi, l'aiutiamo a venirne fuori.

Però il tema delle relazioni è ineludibile, perché dal loro stato dipende la nostra felicità a lungo termine.

Il nostro primo interesse è attivarci per tenere in buona vita i nostri rapporti, cominciando da noi stessi e senza aspettare dall'altra persona cambiamenti che non possiamo imporre né decidere dall'esterno.

Il bello è che le relazioni sono contagiose, e se uno dei due membri attua un cambiamento, immediatamente esso si riverbera sull'altro.

Il segreto è contagiarsi a vicenda con costruttività.

Naturalmente, a nessuno viene in mente di lavorare alla relazione quando tutto fila liscio.

L'allarme scatta al sorgere di ogni minimo conflitto.

E lì le prime reazioni automatiche possono essere fatali.

Ma quali sono i possibili problemi all'interno di una relazione umana?

sabato 3 agosto 2013

Consigli pratici per una vacanza rigenerante

I tempi cambieranno pure, ma nel nostro paese l'estate continua a essere il momento dell'anno dedicato alla vacanza.

Prepararsi a una vacanza estiva implica un certo impegno anche per i più temerari improvvisatori di viaggi.

La cosa difficile è sfruttare al meglio l'occasione unica di fare un'esperienza diversa dal solito, dalle abitudini di un anno passato nella routine, e paradossalmente finire per trascorrere la vacanza in modo altrettanto prevedibile, piatto e scialbo.

Ecco come liberarsi da antipatici paraocchi e vivere la vacanza come una vera novità, per divertirsi, rigenerarsi e imparare cose nuove.

domenica 28 luglio 2013

Paura dell'intimità: che cos'è, da dove viene, come vincerla

Hai incontrato qualcuno ed è stato subito un fuoco d'artificio di gioie.

Succede, e prima che te ne renda conto sei nel più profondo degli innamoramenti.

Ogni cosa che questa persona dice o fa ti tiene col fiato sospeso, capovolge la tua visione del mondo, ti infetta positivamente.

Che cos'è questa pienezza e questa vitalità, ti chiedi, e la risposta sta nella vicinanza con lui o lei.

Sono molte le storie che cominciano così e che proprio per questo conducono i protagonisti a impegnarsi.

Matrimoni o relazioni durature di convivenza, poco importa la forma.

E molte di queste vite di coppia devono confrontarsi, col passare degli anni, con le inevitabili differenze che sorgeranno.

Come tutte le cose che accadono poco alla volta, i protagonisti della coppia non se ne accorgono subito, eppure la distanza tra i due può crescere fino a lasciarli storditi quando poi se ne rendono conto.

Rischio anche il luogo comune, nel parlarne: è la classica situazione nella quale poi ci si chiede dove sia finita quella persona che toglieva il fiato, stravolgeva il mondo e iniettava felicità.

lunedì 22 luglio 2013

Parlare di razzismo si può

Hunc perminxerunt calones, racconta Orazio a proposito di un adultero colto in flagrante.

La battutaccia sulla punizione corporale inflitta da energumeni probabilmente di altra etnia - come probabilmente i servi cui fa riferimento il poeta romano - insomma è piuttosto arcaica, e Angelo Romano Garbin con la sua uscita contro Dolores Valandro ne ha soltanto prolungato la sopravvivenza.

Singolare che proprio la Valandro fosse ricorsa, contro il ministro Kyenge, a un esempio di violenza sessuale.

Questo battibecco pessimo diventa qualcosa di ancor più tremendo per l'intermezzo di Calderoli, improvvisatosi comico neodarwiniano, a disegnare un clima per nulla sereno in Italia, circa la questione razzismo.

Da un punto di vista politico e morale, la partita si gioca sul contesto: le battute su incontri sessuali rischiosi o sulle somiglianze tra uomini e animali non fanno di chi le dice automaticamente un razzista - poi c'è chi le fa sempre e allora il sospetto cresce - ma la cosa grave è che tutti e tre hanno fatto il proprio show mentre vestivano ufficialmente i panni di rappresentanti delle istituzioni, per questo le destituzioni e le espulsioni - solo richieste o anche attuate - sono legittime e doverose.

Tuttavia, questo tipo di frasi e, come queste, molti pensieri, concetti, categorie e processi di lettura della realtà sono condizionati da qualcosa che ha molto a che fare con la razza.

sabato 13 luglio 2013

Responsabilità genitoriale, civiltà ed evoluzione

Freschissima è arrivata la notizia dell'equiparazione tra figli legittimi e figli naturali, con la sparizione degli aggettivi in questione, l'assunzione dello status di figlio nato da matrimonio per le adozioni minorili e la sostituzione della potestà con la responsabilità.

Il presidente del consiglio definisce ovviamente l'evento come grande segno di civiltà.

A me invece interessano le implicazioni morali, soprattutto in rapporto alla riproduzione sessuale, al modo in cui la cultura ha cercato di regolarla e alle conseguenze.

Che la morale, soprattutto in occidente nella sua versione religiosa, si sia occupata soprattutto dei comportamenti sessuali degli esseri umani non è una novità.

In realtà le regole morali circa la sessualità non mancano nemmeno a oriente, nella cultura islamica e in gran parte dell'Asia, con restrizioni nettamente più decise rispetto a quelle del mondo europeo e americano.

La stessa evoluzione umana è legata a filo doppio con lo sviluppo della morale sessuale, su questioni come la poligamia, l'omosessualità, l'incesto, che originano da questioni biologiche e culturali differenti.

In generale, la regola delle regole circa le abitudini sessuali, che si ritrova un po' dovunque, sia in ambito laico che religioso, è il divieto o lo scoraggiamento della promiscuità.

domenica 30 giugno 2013

Margherita Hack e la ricerca della verità



Oltre a essere l'esperta di astrofisica che tutti abbiamo imparato a conoscere, Margherita Hack è stata soprattutto una strenua sostenitrice della scientificità, in senso filosofico, come atteggiamento verso le affermazioni su ciò che è vero e ciò che ha bisogno di altro lavoro per essere provato.

Innumerevoli volte ha sostenuto e altrettante le è stato chiesto di motivare che l'astrologia è una falsa scienza, anzi, una superstizione ereditata dall'antichità, con ragioni che dovrebbero lasciare chiunque le ascolta senza dubbi.

Sembra però che neanche un esercito di scienziati riuscirebbe a scalfire la popolarità degli oroscopi che dai mezzi di comunicazione - e insieme alle altre pratiche divinatorie - continuano a incuriosire, attirare e persino a condizionare le migliaia di persone che li seguono.

Le differenze tra scienza vera e scienza presunta sono comunque facilmente riconoscibili, comprensibili e verificabili: sono scientifiche anch'esse, insomma, e non vederle vuol dire proprio mettere in atto la precisa volontà di autoingannarsi.

mercoledì 26 giugno 2013

Espressioni facciali: natura o cultura?

Ce l'hai dipinto sul viso...

Mi piace questo modo di dire, riferito a come sia facile a volte leggere emozioni e sentimenti di una persona solo guardandone il volto.

E se è vero che a volte noi presupponiamo che qualcuno stia provando un certo sentimento perché abbiamo assistito a quanto gli è successo - per esempio, l'espressione di dolore di una persona dopo averla vista ferirsi - molte altre volte capiamo al volo lo stato d'animo dell'altro senza sapere quanto accaduto in precedenza.

Una cosa è certa: si tratta di una delle forme di comunicazione più frequenti delle nostre giornate e - oserei dire - più importanti in termini di sopravvivenza.

Se il mondo è bello perché vario, e questa varietà è culturalmente determinata, la questione delle espressioni facciali sembra dimostrare però che alcune caratteristiche umane vanno al di là del condizionamento culturale, poiché si mostrano universalmente a ogni latitudine.

Molte espressioni facciali sono correlate a precise emozioni in tutti e cinque i continenti.

sabato 8 giugno 2013

Il terzo giorno è risuscitato...


 Più o meno tutti gli occidentali riconoscono questa frase come uno dei dogmi della dottrina cristiana, nelle sue varie declinazioni.

Ma non è di religione che voglio parlarti, sebbene sia mia intenzione sfruttare la suggestione di queste parole come trampolino di lancio per questo post.

Quante volte nella nostra vita abbiamo fantasticato una metaforica resurrezione da una condizione spiacevole?

C'è chi vuole smettere di fumare ma non si sente pronto.

Chi vorrebbe divorziare ma non crede di averne ancora la forza.

Chi non sopporta più il proprio lavoro e desidererebbe cambiare aria.

Queste dichiarazioni d'intento - pronunciate da noi o ascoltate da altri - più volte si affacciano nell'arco di una vita.

Peccato che, messe così, sono soltanto dimostrazioni di inerzia, di una distanza quasi incolmabile tra l'idea del cambiamento e la sua realizzazione.

Perché è così difficile mettere in atto i cambiamenti dei quali sentiamo il bisogno?

Se una persona giudica inaccettabile la situazione in cui si trova e riesce a vedere che cosa potrebbe cambiare, perché non lo fa e basta?

Forse la chiave sta proprio in quei tre giorni.

Credi che ti basteranno per risuscitare?

mercoledì 1 maggio 2013

Quando il gioco si fa duro...

Un uomo - ma potrei dire una donna - lascia il suo ufficio - o qualsiasi altro posto di lavoro - dicendo al suo capo o ai suoi colleghi che deve sbrigare importanti faccende familiari.

In realtà, usa le ore restanti della giornata a caccia di emozioni rischiose.

Non è la prima e unica volta.

Trova sempre l'occasione per fare giochi d'azzardo: acquista biglietti di lotterie istantanee o a estrazione, scommette su eventi sportivi, carica e scarica la carta di credito fatta apposta dallo Stato, e se ha internet si concede anche qualche gioco online.

A poco a poco, il gioco d'azzardo diventa l'obiettivo principale delle sue ore del brivido.

E le bugie su dove va e su dove finiscono i suoi soldi aumentano a dismisura.

Il suo comportamento sembra indicare un disturbo ossessivo compulsivo che, come una spirale fuori controllo, lo porta ad abusare della fiducia di familiari e conoscenti, rovinando la sua posizione e il suo futuro.

Se questo comportamento sia davvero patologico - come affermano nell'ultimo DSM - richiede le classiche molle, prima di dirlo.

venerdì 26 aprile 2013

Ah, felicità...


 ...su quale treno della notte viaggerai...

Così recitava cantando Lucio Dalla, facendo riecheggiare una domanda ultramilleniaria che non ha alcuna intenzione di diventare obsoleta.

Per chi lavora nel mondo delle compravendite, la felicità sta nei prodotti, quelli del supermercato che risultano deliziosi al gusto, o quelli finanziari che promettono di riempire il tuo conto in banca, o ancora quelli estetici che ti assicurano di trasformarti in una super top model.

Le norme sociali garantiscono che la felicità è nello status, nei risultati, nelle relazioni, nelle proprietà.

Ma anche noi non scherziamo, a metterci del nostro e cerchiamo sempre la prossima cosa che ci renderà felici.

Hai il compagno ideale?

Allora ci vuole la casa ideale.

L'hai trovata?

Cerca subito quella più grande, e poi l'auto nuova, la promozione, l'investimento per smettere del tutto di lavorare.

La terra promessa della felicità non smette di allettarci e nessuno si chiede se sia reale o solo un miraggio.

L'idea grossolana che una grossa vincita o un grave incidente portino di necessità a una grande felicità o alla disperazione non sta in piedi, se andiamo a osservare da vicino la vita di molti di quelli che la lotteria l'hanno vinta davvero o le gambe le hanno perse sul serio.

La felicità non sembra stare a suo agio nei beni, nelle relazioni o nei risultati, quanto piuttosto nel dare.

Un dare che non è fatto solo di oggetti materiali, ma che si declina in altre forme di donazione: tempo, amore, noi stessi.

Non possiamo essere felici con un atto di volontà, poiché la felicità è un sentimento risultante da un processo di vita.

Possiamo però essere altruisti e compassionevoli, per scoprire tutti gli enormi vantaggi del mettere il naso al di fuori dei nostri piccoli egocentrismi.

Quali sono dunque i vantaggi di un atteggiamento compassionevole?

domenica 21 aprile 2013

Autismo: cura o rispetto?


 Quali prospettive possiamo offrire per chi riceve una diagnosi di disturbi dello spettro autistico e per il loro familiari?

Anche se ci piace giocare con le parole, e da handicap siamo passati per disabilità fino ad arrivare al diversamente abile, di fatto non è cambiato granché, anche se proprio gli autistici sono gli unici a rientrare perfettamente in quest'ultima definizione.

Poiché l'autismo, più di ogni altra manifestazione considerata patologica, sfugge al meccanismo classico della medicina, ossia trovare le cause per intervenire sugli effetti, la società rivela tutta la sua inadeguatezza rispetto al fenomeno.

Molti programmi per l'autismo oggi contengono un non detto deleterio: cerchiamo di cambiare la sua condizione e di renderlo sempre più somigliante a una persona con funzionamento tipico, e già questa perifrasi la dice lunga.

sabato 23 marzo 2013

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...



 La canzone di Gaber è meravigliosa, ma la sfumatura politica finisce qui.

Infatti, per destra e sinistra in questo post intendo le mani, e la tendenza dell'essere umano a usare l'una o l'altra.

È un'evidenza incontestabile il fatto che quasi il novanta per cento delle persone sia, come si suol dire, destrimane, mentre la piccola percentuale restante ha visto la sua manualità svilupparsi a sinistra.

È nello sviluppo infantile che la dominanza di una mano emerge, ci dicono gli scienziati, ma le loro conoscenze certe finiscono qui, sebbene da secoli essi tentino di spiegarci come mai qualcuno usa la destra e qualcun altro la sinistra, senza grandi risultati.

Laddove le spiegazioni razionali latitano, ecco che proliferano le favole, accanto a pochi fatti sicuri.

Vediamone alcuni insieme, ma prima aggiungiamo che non esiste una totale preferenza per la destra o la sinistra nelle persone: molti destrimani preferiscono fare alcune cose con la sinistra, cose anche molto quotidiane come avvitare la moka, girare le pagine dei libri, sollevare la tazzina di caffè, e lo stesso vale per i mancini; inoltre, molti recenti studi registrano una sorta di corsa alla pari abilità delle due mani di pari passo con l'invecchiamento.

sabato 16 marzo 2013

A che cosa serve la verità?

Siamo nel 2013 ma, esattamente come a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta - quando ero alle elementari - ancora oggi si fanno studiare ai bambini cose come l'estensione in chilometri quadrati di una regione o la lunghezza dell'Italia.

In realtà, questo tipo di dati possono avere un valore statistico, a fini compilativi, ma quasi sempre non hanno nulla a che fare con la verità.

E a questo punto ci si chiede: ma che cos'è la verità?

L'Italia è lunga 1300 km?

Può darsi, ma una misurazione simile non potrà mai veramente essere provata da qualcuno.

Con la fantasia che li contraddistingue, i bambini della scuola primaria - perché oggi le elementari si chiamano così - sentendo dei 1300 km fantasticano di attraversarli tutti.

Meno male che non possono farlo, altrimenti scoprirebbero che a volte sono di meno e a volte di più.

sabato 23 febbraio 2013

Relazioni efficaci? Impara dal tango

Da tre anni prendo lezioni di tango argentino e il risultato mi sorprende.

Non parlo del livello di perizia, del fascino di questo ballo, della fantastica immersione in una vera e proprio cultura altra.

In realtà, cioè che mi stupisce è che, oltre a imparare a dove mettere i piedi, sto imparando moltissimo sul modo in cui voglio stare in contatto, su come voglio entrare in connessione, su come essere io ma nello stesso tempo sentirmi con l'altro.

Sulla pista e nella vita.

Non c'è relazione umana che non possa migliorare prendendo spunto dalla comunicazione durante la danza.

Genitori, partners, colleghi, amici, tutti coloro che in qualche modo entrano in contatto con altre persone possono guardare le loro relazioni con occhi diversi, prestati dal tango argentino.

martedì 19 febbraio 2013

Malati di Facebook?

Vite che crollano, ricoveri clinici, dalle cinque alle dieci ore davanti allo schermo, perdita del lavoro, insonnia,  smartphone impazziti...

Queste e altre descrizioni fanno parte dei racconti delle persone che negli ultimi tempi chiedono aiuto psicologico - o vi sono costretti - a causa di Facebook.

O meglio, l'ipotesi che si fa è che l'uso di Facebook per queste e tante altre persone sparse nel mondo stia diventando una malattia.

Ma che cosa c'è di vero?

Me lo chiedo e te lo chiedo evitare che anche la paura di ammalarsi di socialnetworkite si trasformi in paranoia e generi una sorta di caccia alle streghe.

Intanto, nel  mondo della psicologia circola già un piccolo test per misurare il grado di infezione da Facebook.

Sei domande, alle quali rispondere con una scala di risposte: molto raramente, raramente, qualche volta, spesso, quasi sempre.

Le risposte vanno date in riferimento all'ultimo anno.

Ed ecco le domande:

domenica 10 febbraio 2013

Il miglior regalo per San Valentino

Se stai pensando a cravatte e profumi, fiori e cioccolatini, carte da regalo con l'impronta dei baci o scatole a forma di cuore sei fuori strada, benché non guastino.

Non ti piacerebbe invece trovare nel dono di San Valentino una maggiore vicinanza con la tua metà?

Il regalo ideale dunque consiste nel preparare un pacchetto con quattro livelli di intimità da offrire non solo nel giorno degli innamorati ma a partire da quel giorno, avendone cura.

Pronti per un grande San Valentino?

sabato 26 gennaio 2013

Gli alieni sono tra noi!

Quanto ti sorprenderebbe trovarti al cospetto di creature giunte sulla Terra da chissà quale lontano pianeta?

Prova a pensare per un attimo a quante e quali conseguenze avrebbe questo incontro per il genere umano.

Una forma di vita aliena potrebbe fornirci un punto di vista del tutto nuovo sulla nostra natura e forse accrescere la nostra comprensione dell'umanità.

Se questi alieni fossero dotati di una forma d'intelligenza superiore alla nostra, capaci quindi di guardarci senza quei difetti congeniti che ci contraddistinguono - ossia senza pregiudizi ed egocentrismo - che grandioso vantaggio ne ricaveremmo, vedendoci finalmente nudi ai loro occhi.

La fantasia letteraria e cinematografica ha sempre rappresentato gli alieni estremamente simili a noi: o ci fanno la guerra e basta, attività per la quale ci siamo mostrati sempre molto portati, o si presentano come una sorta di genere umano avanzato, ma già perfettamente in grado di parlare la nostra lingua, capire la nostra psicologia, prevedere i nostri bisogni e desideri.

Se però arrivassero davvero, credi che sarebbero come ne La guerra dei mondi o Incontri ravvicinati del terzo tipo?

Ci sono buone probabilità che il film avrebbe una trama ben differente.

Perché molte cose che a noi appaiono evidenti e scontate potrebbero non esserlo affatto per loro.

Sì, la nostra cultura materiale e tecnologica probabilmente si autopresenta, e gli alieni ci metterebbero poco a capire a che cosa servono le case, le auto, i vestiti e così via.

Senza contare che arrivare da un'altro pianeta con qualche mezzo implicherebbe che gli stessi principi fisici e scientifici - o almeno quelli, più gli altri di loro pertinenza che magari noi non conosciamo - sarebbero condivisi: saprebbero che cos'è la gravità, la propulsione, il calcolo, il linguaggio come fenomeno - non come strumento di comunicazione - e molti altri elementi del nostro vivere.

Ma a livello biologico e psicologico le cose non sono affatto certe.

Nessuno ci può dire se i principi del comportamento umano siano così evidenti agli occhi di un alieno, cioè di un essere che molto probabilmente ha una fisiologia e una mente o qualcosa del genere di tutt'altra natura.

Non è detto che gli alieni capiscano subito alcune entità che per noi sono ovvie, come il , la coscienza, i sentimenti.

La mente umana potrebbe addirittura essere incomprensibile per loro, e gli alieni potrebbero grattarsi la testa con le loro innumerevoli mani, chiedendosi che diavolo siano il significato, l'intenzione, l'emozione.

Il quadro descritto non sta bene solo nella science fiction, perché è in realtà un'allegoria di quanto accade già oggi nell'incontro tra esseri umani cosiddetti sani e persone affette da disturbi dello spettro autistico.

giovedì 24 gennaio 2013

Un consiglio? Niente consigli!

I problemi, come le gioie, riempiono le nostre giornate e guai se non fosse così.

Non so se quando attraversi momenti di gioia cerchi un'altra persona con cui condividerli.

Sono quasi sicuro però che, nell'imbatterti in problemi, ti sarà capitato di cercare qualcuno cui chiedere consiglio.

Un litigio con i vicini, uno screzio coniugale, una crisi sul lavoro, qualche malanno, le finanze che scarseggiano e i figli che crescono e non sono più gli stessi...

Sono innumerevoli le piccole e grandi questioni da affrontare, sulle quali a volte qualche buon consiglio spassionato potrebbe rivelarsi decisivo.

Ma come puoi sapere chi sarà la persona in grado di darti quello giusto?

giovedì 3 gennaio 2013

Chi ha ragione? Guida alle controversie

Si può stabilire con certezza chi ha ragione e chi ha torto?

Sento che ti vengono in mente miriadi di discussioni con familiari, amici, colleghi e sconosciuti, sui più svariati argomenti, a colpi di secondo me e che spesso si sono concluse facendoti gridare all'ottusità del tuo contendente.

Quando poi le controversie su ciò che è giusto o è sbagliato, quindi sulla morale, si allargano contrapponendo fazioni, culture, popoli, il problema si complica non poco.

Dalle questioni più insignificanti, per esempio se sia giusto cambiare gli ingredienti di una ricetta tradizionale, a quelle molto più significative, come i dubbi su eutanasia e donazione degli organi - che spesso sfociano nelle contrapposizioni religiose - la nostra vita ci fornisce parecchie occasioni per imparare quanto sia difficile trovare la strada della ragione.

Inauguro il nuovo anno con questa piccola guida a non perdersi nell'illusione di stare dalla parte del giusto e di mettere gli altri in quello dello sbagliato.

Ma forse m'illudo anch'io di aver ragione nel pubblicare questo post...