Pagine

giovedì 3 gennaio 2013

Chi ha ragione? Guida alle controversie

Si può stabilire con certezza chi ha ragione e chi ha torto?

Sento che ti vengono in mente miriadi di discussioni con familiari, amici, colleghi e sconosciuti, sui più svariati argomenti, a colpi di secondo me e che spesso si sono concluse facendoti gridare all'ottusità del tuo contendente.

Quando poi le controversie su ciò che è giusto o è sbagliato, quindi sulla morale, si allargano contrapponendo fazioni, culture, popoli, il problema si complica non poco.

Dalle questioni più insignificanti, per esempio se sia giusto cambiare gli ingredienti di una ricetta tradizionale, a quelle molto più significative, come i dubbi su eutanasia e donazione degli organi - che spesso sfociano nelle contrapposizioni religiose - la nostra vita ci fornisce parecchie occasioni per imparare quanto sia difficile trovare la strada della ragione.

Inauguro il nuovo anno con questa piccola guida a non perdersi nell'illusione di stare dalla parte del giusto e di mettere gli altri in quello dello sbagliato.

Ma forse m'illudo anch'io di aver ragione nel pubblicare questo post...


Giusto e sbagliato esistono... nel futuro
Queste categorie sono definite solo ed esclusivamente dai risultati.

Se oggi pensi, progetti o realizzi qualcosa perché credi sia giusto, oppure se fai lo stesso con la tremarella perché temi sia sbagliato, lo saprai solo domani.

Ogni tua dichiarazione di conoscere oggi dov'è la ragione rischia di essere solo fumo.

A rigor di logica, dunque, molte discussioni dovrebbero interrompersi nel momento in cui i contendenti non sono in grado di comprovare le loro posizioni nel momento stesso in cui le confrontano.

Quando due paesi o due nazioni arrivano a questo punto, in genere - come la storia insegna - invece di aspettare il domani per vedere chi ha ragione, uno dei due dichiara guerra...

L'idea dominante non è per forza quella giusta
Da questo punto di vista, ce ne sarebbero di esempi.

Quando si dice che la storia la scrivono i vincitori è esattamente questo, che s'intende.

Così ci tocca sentire argomentazioni che si avvolgono su loro stesse, in un vortice inestricabile.

Perché prendersela con Hitler per aver sterminato tutti quegli ebrei, quando poi lui stesso dichiarò di aver preso esempio dagli statunitensi col loro eccidio dei nativi d'America, molto più numerosi?

Oppure, c'è chi vuole andare contro gli omosessuali affermando che si è sempre trattato di una sparuta minoranza: il fatto che l'omosessualità fosse praticata sin dai primordi della cultura, dimostrerebbe che erano quattro gatti, dato che ai primordi a studiare e a scrivere erano in pochissimi, mentre tutti gli altri devono per forza essere stati normali.

O ancora, vegetariani e vegani possiedono un fuoco di fila di motivazioni per sostenere la loro posizione: ecosostenibilità, mancanza di crudeltà verso altre creature, struttura dell'apparato digerente e dentale adatta ai vegetali e non alla carne, e naturalmente il fatto che l'uomo mangi carne da milioni di anni e che invece sia passato ai vegetali da una decina di migliaia dev'essere una manipolazione di chi fa la storia da vincitore.

Non vedi quanto intricati sono questi labirinti di discussioni, impossibili da risolvere in maniera definitiva, e sempre condizionati da scelte culturali?

Il problema di questo tipo di controversie sta nell'abdicare alla propria coscienza personale per affidarsi a un'ipotetica coscienza collettiva, per poi scoprire che di collettività ce ne sono troppe, in coscienza!

La zona sotto controllo
Tutte le idee relative alla morale funzionano nell'ambiente in cui proliferano.

Per questo, qualsiasi discussione che verta sui costumi di altri popoli non ha veramente senso.

Se però smettessimo di discutere sugli altri usando come paravento le loro usanze, verrebbe a galla una tremenda verità.

Se i miei concittadini delle nebbie del nord non potessero più dire che gli slavi bevono troppo perché abituati dato il freddo, che gli indiani puzzano per il troppo aglio ingerito, che i cinesi quando muoiono chissà che fine fanno, dovrebbero confessare di sentirsi minacciati senza motivo.

Quando slavi, indiani e cinesi iniziano a lavorare in cantieri, fabbriche, fattorie o rilevando attività commerciali, perché si accontentano di molto meno che i nostri, di chi è veramente il problema?

Il giusto al momento giusto nel posto giusto
Hai presente il planisfero?

Come ti fa sentire il fatto che il nostro piccolo stivale sia esattamente al centro di questo disegno?

Come pensi che ti sentiresti da australiano, relegato nell'angolino?

Allora è proprio vero che chi tardi arriva male alloggia?

Facciamo un tuffo nel passato.

Chi ha studiato la storia romana e dell'Europa sa che trauma fu la caduta dell'impero.

La scomparsa delle strade, l'incertezza politica, la sensazione d'abbandono, e soprattutto... la morte - ovvero la trasformazione - di una lingua.

Una lingua che aveva dominato incontrastata.

Poi la storia si è ripetuta con l'inglese.

E oggi leggiamo che tra le lingue straniere studiate, quella più in crescita è il cinese e che gli insegnanti di mandarino possono diventare milionari nel giro d'un paio d'anni.

Riesci a vedere il planisfero come una mappa e non come un vero territorio?

Riesci a pensare a tutti i cambiamenti che comporterebbe passare dall'inglese al cinese come lingua commerciale dominante?

Chi ha ragione, allora?

Tu, gli australiani, gli americani, i cinesi, o la storia?

1 commento:

  1. Quel che ho sempre èemsato inutile discutere solo i fatti danno torto o ragione.

    RispondiElimina