Pagine

sabato 28 settembre 2013

Che cosa avrebbe pensato Freud di Guido Barilla?

Che Freud avesse ragione, l'ho ripetuto più volte in questo blog.

Che però la conferma definitiva arrivasse dall'intervista di Guido Barilla a La zanzara non credo se lo sarebbe mai aspettato neanche lui.

Infatti, il padre di tutti coloro che hanno qualche interesse verso ciò che accade nella mente umana ha sostenuto in diversi modi che l'essere umano spesso mostra avversione verso le cose che maggiormente brama, e che per qualche motivo non si può permettere di avere.

Se Freud ha ragione, allora forse gli uomini che mostrano più avversione verso l'omosessualità hanno in realtà il maggior grado di desiderio omosessuale verso altri uomini.

Con questo ovviamente non voglio suggerire che il signor Barilla sia un omosessuale latente ma che il fenomeno è molto più complesso di quanto lo possa ridurre l'idea di marketing sulla pasta legata alla famiglia tradizionale.

Visto che la settimana passata è stata fortemente caratterizzata da questa notizia sulle dichiarazioni rilasciate in radio, sono andato a cercare qualche studio interessante per illustrare quanto sia rischioso fare affermazioni così nette sull'omosessualità.

E così ho trovato una ricerca che mette letteralmente le mani in pasta nella questione.

Nella prima fase dello studio, un gruppo di maschi viene suddiviso in due sottogruppi in base a un test preliminare per verificare la tendenza all'omofobia, col risultato che una parte degli uomini risulta fortemente ostile agli omosessuali e l'altra parte no.

In seguito, entrambi i gruppi guardano brevi filmati con scene di sesso di tre tipi: eterosessuale, lesbico e omosessuale maschile.

Mentre osservano i filmati, i partecipanti sono sottoposti a fallometria - la misurazione dell'afflusso di sangue al pene - per verificarne le reazioni.

Apro parentesi: la fallometria si effettua con pletismografo penile ed è stata oggetto di polemiche negli anni scorsi perché pare che le autorità della Repubblica Ceca avessero sottoposto a questo esame i richiedenti asilo politico, scappati da paesi intolleranti verso l'omosessualità.

Da un punto di vista tecnico però lo strumento sembra funzionare bene e distinguere anche l'afflusso di sangue conseguente a eccitazione da altre forme.

Chiusa la parentesi, torniamo ai risultati della visione dei filmati.

Mentre i video con sesso etero e lesbo hanno suscitato reazioni di interesse in entrambi i gruppi, le scene di sesso tra maschi hanno fatto effetto prevalentemente solo sul gruppo risultato omofobico.

Eppure, sia nel test preliminare che in uno successivo all'esperimento, agli appartenenti al gruppo omofobico è stato chiesto se gli fosse mai capitato di eccitarsi guardando scene di sesso tra maschi, ed essi hanno dato ovviamente risposta negativa, vuoi per mancanza di consapevolezza, vuoi per negazione deliberata.

Ora, il fatto che Barilla sottolinei il concetto di famiglia tradizionale va ancor più a nozze con questa tesi, perché molte altre ricerche evidenziano come nelle famiglie maggiormente autoritarie possano svilupparsi forti conflitti intrapersonali in soggetti che si sentono da una parte attratti dallo stesso sesso e dall'altra fortemente combattuti e ostili verso sé stessi per quanto provano, soprattutto se queste persone hanno un rapporto di forte dipendenza dai genitori.

In particolare, un'altra ricerca effettuata con l'uso di messaggi subliminali ci aiuta a capire che l'attrazione sessuale non sempre è esplicita e consapevole, ma che a volte può sfuggire al nostro controllo.

In questa ricerca, ai partecipanti viene prima fatta un'intervista sui loro gusti sessuali, poi vengono mostrate a livello subliminale le parole io e altri e subito dopo parole o immagini relative alle varie forme di sessualità che dovranno essere classificate in due categorie, omosessuale o eterosessuale pigiando un tasto.

Ogni parola e ogni immagine, dunque, sono precedute dalle parole io o altri, che appaiono solo per 35 millesimi di secondo.

Un'associazione più rapida tra la comparsa della parola io e la classificazione nel gruppo omosessuale, e viceversa un tempo maggiore tra la comparsa della stessa parola io e la classificazione nel gruppo etero sarebbero indici di tendenze omosessuali.

 Agli stessi partecipanti poi viene somministrato un test sull'aggressività omofobica: essi devono scrivere un certo numero di parole che vengono loro in mente, e quando vengono contemporaneamente esposti a livello subliminale a parole come gay o omosessuale, essi tendono a scrivere parole più aggressive nei confronti degli omosessuali.

Non solo, i partecipanti risultati più aggressivi erano anche quelli che avevano avuto tempi di reazione dubbi nella seconda fase del test, e che addirittura nell'intervista preliminare si erano dichiarati marcatamente eterosessuali.

La questione, insomma, non è affatto semplice come un piatto di pasta, e idee come tradizionale e normale convivono da sempre con le loro ombre, e a tutti, anche ai proprietari di multinazionali, occorre fare i propri conti.

Nessun commento:

Posta un commento