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giovedì 29 aprile 2010

Temperamento e personalità ovvero ci sei o ci fai?


Quando il temperamento originario prevale sulla cultura si è rozzi; quando la cultura prevale sul temperamento originario si è pedanti. Quando cultura e temperamento si equilibrano, allora si è superiori.

Questa frase di Confucio tocca uno dei punti caldi del dibattito tra gli psicologi quando si tenta di stabilire se una persona ci è o ci fa.

La maggior parte degli approcci psicologici sostiene che la personalità sia determinata nei fatti dalla componente dell'apprendimento e che eventuali fattori innati negli esseri umani siano tutti da dimostrare.

Sono in pochi a pensare che l'uomo nasca già con una tendenza e che essa ne influenzerà lo sviluppo e tra questi Otto Kernberg, psicoanalista sostenitore dell'idea che nell'animo umano agiscano due componenti: temperamento e carattere.

Mentre il carattere si forma e si apprende attraverso gli scambi relazionali con i nostri simili, il temperamento costituisce la base innata su cui si innalza la personalità futura.

L'idea non è certo nuova e questo la rende interessante.

venerdì 23 aprile 2010

istruzioni per tentare di cambiare senza riuscirci


Tempo fa una persona di mia conoscenza, una vita da sportiva di buon livello, mi raccontò di essere preoccupata perché in seguito ad alcuni interventi chirurgici non avrebbe potuto più praticare i suoi sport e questo per una persona sempre impegnata, diceva, era motivo di paura.

Paura di non sapere come impiegare il tempo.

Discutendo di possibili alternative, prendemmo in considerazione tutte quelle attività fisiche "dolci" come lo yoga, le ginnastiche posturali, le tecniche di respirazione se non addirittura di meditazione, per non sollecitare troppo il corpo.

Ma queste proposte non suscitarono alcun entusiasmo in lei, anzi, ho paura che dopo un po' che sono lì a muovermi lentamente e a fare tutte quelle pratiche mi possa stancare e annoiare, a stare troppo ferma tutto quel tempo, mi spiegò.

Concluse dicendo che avrebbe aumentato il suo impegno in pratiche come il ricamo e la cucina, ma senza esagerare perché capirai, senza più muovermi poi metto su troppi chili.

Ho sentito spesso discorsi simili in cui a una persona si prospetta la possibilità di fare qualcosa che apparentemente soddisferebbe i suoi bisogni e che non comporta l'acquisizione di chissà quali abilità.

Ma questa persona poi finisce per non fare quella cosa adducendo motivazioni che agli altri suonano un po' come giustificazioni per mascherare una sostanziale mancanza di volontà.

giovedì 15 aprile 2010

Spiegare la realtà: la dissonanza cognitiva e il rasoio che non taglia


Il filosofo Guglielmo di Ockham raccomandava col suo "rasoio" di spiegare i fenomeni scegliendo le spiegazioni meno complesse.

Più di seicento anni dopo, gli esperimenti di Alex Bavelas hanno definitivamente dimostrato che del rasoio di Ockham noi esseri umani proprio non sappiamo cosa farcene.

Così se c'è una cosa molto naturale per noi è inventare le spiegazioni più complicate pur di far quadrare l'immagine che abbiamo del mondo.

Cambiare - soprattutto cambiare idea - sembra davvero arduo per la nostra specie.

Se due o più concetti non quadrano tra loro, il fastidio che ne nasce è tale da indurre le persone a modificare gli stessi concetti finché il fastidio prodotto dal loro contrasto non si attenua.

venerdì 9 aprile 2010

Cancellare i ricordi: e poi?


Da un post all'altro
Cancellare i ricordi: sogno o realtà? è uno dei post più letti di questo blog e da tempo meditavo di aggiungere alcune considerazioni.

Mi sembra uno scenario molto suggestivo: intervenire direttamente sulla memoria e modificarla, ma poi?

Quali cambiamenti possiamo immaginare nella persona la cui memoria viene alterata?

E tutti coloro che avevano e continueranno ad avere a che fare con essa subiranno conseguenze da questa trasformazione dei ricordi?

giovedì 1 aprile 2010

Linguaggio non verbale: silenzio, parla il corpo!


In un recente spot pubblicitario di un farmaco da bancone, il testimonial alla fine dice che il medicinale potrebbe avere effetti collaterali indesiderati, una cosa non proprio divertente, ma mentre parla sfoggia un sorriso deciso da top manager e accentua con fare assertivo il minaccioso messaggio.

A parole dice una cosa, ma con il corpo e con la voce la contraddice.

Ora, è vero che il foglietto delle indicazioni di un medicinale si chiama bugiardino, però non avrebbero dovuto prenderlo alla lettera...

Da un simile filmato ci si rende conto di quanto il linguaggio verbale e non verbale siano intrecciati nei messaggi che ci mandiamo, l'uno sostiene l'altro e appena uno dei due cade in fallo ecco che il messaggio "stona" e noi sentiamo qualcosa che non quadra.

Il linguaggio non verbale addirittura è protagonista di una serie televisiva di successo, Lie to me, in cui gli agenti di un'agenzia investigativa scoprono verità e falsità degli indagati analizzando il loro comportamento in termini di prossemica, cinesica e semiotica e pare che gli autori si siano ispirati al lavoro di Paul Ekman, lo psicologo "inventore" del FACS, il Sistema di Codifica delle Espressioni Facciali.