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sabato 29 gennaio 2011

Autostima veloce: eptalogo tascabile per tutti

A volte un piccolo promemoria fa miracoli più grandi di ore e ore di terapia sbagliata...

Prova questo: prendi un cartoncino e scrivi queste sette "leggi", poi, quando ti sembra di essere in difficoltà, controlla a quale di esse stai contravvenendo.

venerdì 28 gennaio 2011

I sogni son desideri...



Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo
Se non posso piegare le potenze superiori, smuoverò quelle infernali dell'Acheronte

Con questa citazione dall'Eneide di Virgilio, Sigmund Freud alla fine del 1899 apriva il suo L'interpretazione dei sogni, e indicava nella vita psichica notturna una delle vie maestre per accedere all'inconscio.

Infatti, per il fondatore della psicoanalisi, il sogno è un vissuto psichico vero e proprio, che ha quindi il carattere di un atto volitivo, sebbene non consapevole, da cui la sua affermazione che il sogno è la realizzazione di un desiderio.

martedì 25 gennaio 2011

Insalata di rinforzi: facciamo chiarezza

Non mi riferisco all'omonimo piatto natalizio delle mie parti.

Con insalata di rinforzi intendo mettere in evidenza la confusione che a volte si fa sul significato del rinforzo in psicologia e pedagogia.

In un libro sull'addestramento dei gatti (sic!) che ho letto di recente l'autore sottolinea l'importanza del rinforzo positivo e per questo consiglia di dare un premio in cibo per ogni comando eseguito dal gatto dopo i nostri segnali: sebbene dal punto di vista del felino il premio diventi poi un rinforzo positivo, la cosa non è così semplice come sembra, ma ci torno tra poco.

In ogni caso, l'episodio del libro ha rievocato in me il ricordo di altri due episodi sul tema.

Il primo riguarda alcuni insegnanti di mia conoscenza che considerano rinforzo e incoraggiamento positivo come la stessa cosa (e non lo sono affatto) e si riferiscono alle punizioni come rinforzo negativo (e lì siamo proprio fuori strada).

Il secondo è una discussione in un blog di argomento affine al mio, nel quale si consigliava di premiarsi per tutte le volte che ci riesce di mantenere un impegno con noi stessi, chiamando però questo premio rinforzo positivo, ancora una volta in modo improprio.

A questo punto l'"insalata" è pronta e io, come un cuoco al contrario, la "smonto" per far capire bene in realtà quanti e quali ingredienti siano stati mescolati un po' troppo alla rinfusa.

giovedì 20 gennaio 2011

Paura di fallire: batterla in sei passi

Ti è mai successo di mancare un obiettivo, o di non mantenere un proposito, per poi giustificarti perché ti mancava l'esperienza, oppure perché le risorse economiche o temporali erano scarse, o peggio di aver abbandonato la tua idea senza neppure provare?

Inoltre, quali pensieri sorgono in te quando assisti alla riuscita e al successo degli altri?

Se pensi che:

  • sono più portati di te
  • sono più "ammanigliati" di te
  • sono più esperti di te
  • sono più agiati di te
  • sono più fortunati di te
e altre stramberie del genere, sappi che:
  1. stai sminuendo gli altri riguardo alla reale ragione per cui essi sono riusciti nelle loro imprese
  2. non sei la sola persona a fare questi pensieri
Senza contare le energie spese per giustificare la differenza tra il loro successo e la tua non riuscita, energia che avrebbe avuto miglior destino se l'avessi usata per imparare osservando gli altri.

A molti di noi capita di "torturarci" in questo modo, con pensieri fortemente limitanti, e per rendersene conto c'è bisogno di adottare uno sguardo molto critico verso noi stessi.

Non si tratta di bollare come negativo questo comportamento, solo comprendere che la scelta di adottarlo o meno è sempre nelle nostre mani, così come lo saranno le conseguenze.

Di sicuro, un atteggiamento mentale improntato alla paura di fallire non ti porterà molto lontano.

E l'atteggiamento mentale è tutto ciò di cui hai bisogno: non c'è nulla nel mondo esterno che tu veda esattamente così com'è, ma tutto - proprio tutto! - è filtrato dalla tua mente, come quando indossi occhiali scuri o colorati e inevitabilmente la tua visione assume la tonalità delle lenti.

Se è vero che non sempre possiamo controllare l'insorgere di determinati pensieri, è altrettanto vero che possiamo scegliere di rimanere come osservatori distaccati invece di farci risucchiare da essi.

Sappi che quando immagini di raggiungere un nuovo obiettivo subito la mente farà nascere in te la paura di non riuscire a raggiungerlo: essa è pigra, il suo lavoro è mantenere l'omeostasi, l'equilibrio, mentre provare nuove cose significa sempre uscire fuori dai confini che essa può controllare.

Si tratta di un istinto di protezione: il cavernicolo che è in te sente crescere la sua paura man mano che si allontana dalla sua confortevole caverna.

Come puoi fare per non rimanere nel "pantano" della negatività?

lunedì 17 gennaio 2011

Cervello vs. mente: dov'è la verità?

La mente è diversa dal cervello, almeno quanto la psicologia lo è dalla biologia.

Sebbene i processi mentali siano associati ad altri processi di natura neurologica e biochimica, negli ultimi anni si è diffusa la tendenza a presentare, tramite i mass media, l'associazione tra i due sistemi come correlata da un rapporto di causalità - in cui i cambiamenti biochimici causano esperienze psicologiche - o come una identità assoluta, in cui mente e cervello sono in realtà la stessa cosa.

La crescita e la diffusione delle misurazioni psicofisiologiche come la risonanza magnetica funzionale, la tomografia ad emissione di positroni, l'elettroencefalografia, la magnetoencefalografia o il neuroimaging funzionale ci ha quasi abituati a sentir dire che l'aspetto biologico determina - o comunque sovrasta - gli eventi psicologici.

Per esempio, nei telegiornali, quando si citano casi di reati o fatti incresciosi commessi da persone con diagnosi psichiatrica ci si riferisce a loro come portatori di "malattie" chiamate depressione o schizofrenia.

Non ascoltiamo però mai l'altra campana, quella di chi con le persone che sarebbero affette da queste presunte "malattie" ci lavora ogni giorno per migliorarne la condizione, quella di chi scopre che spesso sono i condizionamenti ambientali e sociali a bloccare il "funzionamento" della persona, che inspiegabilmente migliora o "guarisce" proprio grazie alle modifiche nelle condizioni di vita, e non certo della chimica del cervello.

Naturalmente non ho intenzione di fare una "crociata" contro la psichiatria, i farmaci, le strutture di accoglienza e quant'altro perché non è quello il problema.

La questione è la correttezza dell'informazione: quando la voce del giornalista al tg associa le parole malattia e depressione commette un errore scientifico, esattamente come quando ci dicono di aver scoperto il gene che causa o fornisce una determinata caratteristica all'essere umano.

Si tratta di un errore perché in realtà non siamo ancora arrivati né a stabilire una associazione così stretta tra processi biochimici ed eventi psicologici né tantomeno a stabilire se sia nato prima l'uovo o la gallina, cosa che non scopriremo probabilmente mai, come non sapremo mai come sia nato questo universo.

Eppure le risposte certe degli scienziati in merito al rapporto tra mente e cervello sono state date: certo, non sono così affascinanti come quelle sbandierate dai tg, non sono così filo-farmacologiche, non ci permettono di situare il problema nel presunto "malato", anzi, ci fanno sospettare che spesso questo "malato" potrebbe essere vittima di un gioco troppo complesso e perverso.

Cosa dice dunque la scienza attuale?

martedì 4 gennaio 2011

20 modi per cominciare bene il 2011

Quante cose desideri dalla vita?
Proprio adesso, fermati per un momento e pensa a una parola con la quale potresti descrivere la tua vita attuale.

Se tu sapessi di poter aprire una porta oltre la quale ti aspetta una vita più appagante, la apriresti?

E se aprendo quella porta, insieme alla vita più appagante, fosse compresa una certa dose di sofferenza?

Ho una notizia buona e una meno buona per te: la porta esiste eccome, e insieme a essa esiste anche la dose di sofferenza.

Qualsiasi crescita implica un certo livello di disagio.

Solo che il disagio ha vita breve, mentre la crescita è per sempre.

Si può considerare la nostra vita come un recinto all'interno del quale tutto è ben ordinato e familiare.

Ogni tanto però alcune circostanze inaspettate ci forzano a uscire dal recinto, così la parte coraggiosa di noi, anche solo per un attimo, butta uno sguardo a questo paesaggio nuovo e inquietante.

La maggior parte delle persone se ne torna in fretta nel suo recinto sicuro.

E qui c'è la verità che già conosci: le occasioni per accrescere la qualità della nostra vita stanno tutte fuori dal recinto, a volte anche parecchi passi più in là.

Il mondo ha così tanto da offrire, avventure, persone interessanti, bellezza, apprendimento, sviluppo emotivo, esperienze profonde, e noi abbiamo così poco tempo, a volte anche meno di 30000 giorni di vita.