Pagine

venerdì 10 giugno 2011

L'insuperabile Freud

La mia rottura con Freud è avvenuta sulla questione dell'invidia del pene, lui credeva che fosse limitata alle donne.

Anche a occhi chiusi si capisce che c'è Woody Allen dietro questa battuta sul padre della psicoanalisi, senza il quale la prima metà della carriera del regista americano non si sarebbe neanche sviluppata.

E se Freud fosse stato ancora vivo avrebbe detto che tutto l'armamentario umoristico usato contro le sue idee non è altro che una formazione reattiva: all'inquietudine suscitata dalle teorie dello scienziato austriaco, le persone rispondono con l'esatto contrario, ossia una gaia spensieratezza scaramantica.

Ma non è dei meccanismi di difesa che voglio parlare, bensì di una questione che nell'ambiente psichiatrico e psicoanalitico è stata toccata più volte negli ultimi decenni.

Che ne è del Super Io?

Sembra, infatti, che nelle nuove generazioni l'autocontrollo morale, il sentimento di vergogna, il concetto di autorità siano sempre meno presenti.

Questi tre fenomeni, e tutti i loro derivati, secondo Freud sono proprio determinati dal Super Io, per cui ci si chiede se nella mente - così com'è concepita dagli psicoanalisti - questa terza parte sia ancora quella che Freud ha provato a delineare, o se siamo di fronte a cambiamenti antropologici.


Super Chi?
Nella sua ultima teoria (S. Freud, L'Io e L'Es, Bollati Boringhieri), Freud sostiene che la psiche sia strutturata in tre istanze: Es, la sede delle pulsioni, Io, la sede degli affetti, delle emozioni e dei significati che l'individuo dà alle stesse spinte pulsionali, e Super Io, la sede dell'immagine mentale dei genitori, e in seguito delle figure significative, con le prescrizioni morali e i parametri di giudizio etico.

Senza addentrarci in complicate questioni sulla formazione di questa struttura, parliamo solo un attimo di come nasce il Super Io.

I bambini - maschi e femmine - dopo i due o tre anni vengono travolti da intensi desideri nei confronti dei genitori - ricordiamo che i desideri non sono le pulsioni, sono il significato che l'Io dà alle pulsioni - e che, se fosse per loro, la mamma e il papà sarebbero oggetto di attenzioni sessuali.

A questo meccanismo Freud diede il nome di complesso edipico che, naturalmente, avrebbe bisogno di un blog intero per essere illustrato in modo completo, quindi sarò stringatissimo (vedi Il tramonto del complesso edipico in Musatti, Freud, Einaudi).

Poiché i genitori si oppongono, apertamente o velatamente, il bambino - sempre maschio o femmina che sia -  vede frustrati questi desideri ed è costretto a scegliere un sistema per conservare il suo equilibrio.

La scelta consiste nel ricacciare le pulsioni incestuose laddove non è più possibile neanche provarle, con un lavoro di rimozione e repressione, e nell'identificarsi con l'opposizione dei genitori a questi desideri.

Grazie a questa identificazione, le immagini mentali dei genitori diventano il Super Io, così come le immagini mentali del corpo del bambino che agisce erano diventate l'Io.

Freud quindi sostiene che il Super Io sia la conseguenza del complesso edipico, cioè il modo in cui il bambino percepirà l'opposizione dei genitori - non il modo in cui i genitori si opporranno - ha una conseguenza diretta sul Super Io che lo stesso bambino si ritroverà.

Freud aggiunse (Freud, Nuove lezioni d'introduzione alla psicoanalisi) che il Super Io è responsabile anche dei sentimenti di colpa e inferiorità, anzi, sostenne che se una persona manifesta una bassa autostima o valuta scarse le proprie capacità, vuol dire che a livello inconscio si sta accusando di qualcosa, il che ha implicazioni cliniche molto importanti, la prima delle quali è che se si tenta di convincere una persona che la sta facendo più nera di quel che è, ossia se si tenta di parlare al suo Io, probabilmente non si otterrà alcun  risultato significativo, come faceva notare Berne nel gioco del perché non...? Sì, ma...

Super felici!
A quanto pare, dunque, se il Super Io delle nuove generazioni appare meno prescrittivo, coercitivo, pressante, forse dipende dal modo in cui i membri di queste nuove generazioni, nella loro infanzia, hanno percepito i divieti genitoriali.

Su questo punto, i benpensanti diranno ecco, i genitori sono troppo lassisti ed è normale che i ragazzi di oggi non abbiano più vergogna di nulla!

E forse un pensiero del genere, camuffato - anzi, sublimato! - in proposizione teorica, appartiene anche ad alcuni freudiani quando dicono che il Super Io è scomparso.

Ma quando Freud dice che colpa e inferiorità derivano dal Super Io che biasima la persona, vuol dire che anche i sentimenti contrari, ossia la gioia, l'autocompiacimento, l'autostima, la felicità, il sentirsi a posto col mondo, sono permessi dal Super Io.

E quest'affermazione mi sembra ancora più feconda, sempre da un punto di vista clinico.

Infatti, tutte le storie di persone che hanno svoltato, che hanno cambiato il loro sistema di credenze - come dicono i cognitivisti - o che si sono accettate - come piace dire agli umanisti - contemplano ciò che Freud avrebbe chiamato formazione del Super Io: sono tutte persone che hanno incontrato qualcuno che li ha guidati, o hanno trovato nei libri, nello studio, nella ricerca culturale la loro via, o ancora hanno imparato a parlare col Super Io, ossia gli hanno costruito un Super-Super Io sopra, che a sua volta lo giudica.

Ciò che rende i ragazzi contemporanei assolutamente indifferenti all'autorità di un insegnante, al dovere di studiare, all'esigenza di chiedere permessi, al rispetto dei turni di parola, è anche ciò che li rende capaci di restare spensierati di fronte a un quattro a scuola, a una bocciatura, al sapere che dovevano studiare e non l'hanno fatto, al sapere che i genitori spendono fior di quattrini per ripetizioni private che loro sanno di prendere sotto gamba, è ciò che li rende capaci di sfoderare il più bel sorriso anche dopo il peggior rimprovero.

È sempre il Super Io a determinarlo: un Super Io che non genera tanto né colpa né inferiorità quanto genera felicità, spensieratezza e accordo col mondo.

Il Super Io non è affatto scomparso, è l'immagine dei divieti dei genitori e di tutte le figure significative successive a essere cambiata, ma la sua funzione - elargire rimproveri o complimenti - è ancora perfettamente intatta.

L'insuperabile Freud, ancora una volta, aveva ragione.

Nessun commento:

Posta un commento