Pagine

domenica 28 settembre 2014

Il contrario di litigare

Qual è il contrario di litigare?

Soprattutto nelle relazioni significative, dove c'entra l'amore, l'amicizia, la convivenza, la parentela, la condivisione professionale, tutte situazioni ricche di occasioni per beccarsi, in che direzione andare per evitare il conflitto e trovare l'equilibrio?

Il buon senso, non sempre buono, direbbe di concentrarsi sulla generosità, sull'altruismo, sul volere il bene dell'altro.

Ma funziona davvero?

Lo farebbe se fosse incondizionato, però quasi sempre questa generosità, questo altruismo e questo volere il bene altrui si intendono implicitamente reciproci.

E se una cosa è reciproca per condizione allora non è più incondizionata.

In pratica, è un baratto, e un baratto - come qualsiasi transazione economica - comporta il controllo ossessivo del corrispettivo: se io ti do tanto, anche tu dovrai darmi altrettanto, e se non lo fai apriti Cielo!

Il battibecco nella relazione emerge in sostanza quando uno dei due si sente frustrato o ha delle aspettative.

Invece di fare una chiara richiesta sul modello del faresti questo? si vagheggia che l'altro ci legga nel pensiero e lo faccia, per di più senza avere nulla in cambio.

Torniamo ai contrari, e partiamo proprio dal voler bene e dalla generosità.

Sull'altro lato della medaglia dovremmo trovare odio e avarizia.

Ed è chiaro che stare sul lato buono è meglio, ma neppure è possibile forzare la propria pancia a non torcersi quando non sentiamo equità nello scambio naturale del dare e avere.

Il dare e avere della vita e delle relazioni però non è esattamente la stessa cosa di quello delle relazioni economiche pure e semplici.

martedì 9 settembre 2014

Il fascino discreto dell'indifferenza

Lui ama lei, e la ama così tanto che, anche quando lei si allontana da lui per vivere la sua vita senza curarsene, lui non ne è affatto infastidito, aspetta, pazienta, è allenato a incassare da lei ogni colpo, e quando lei torna, trovandolo comunque disposto a riaccoglierla, non può fare altro che essergli infinitamente grata.

Ma c'è un altro lui che non si preoccupa minimamente di un'altra lei, al punto che, anche quando lei si allontana da lui per vivere la sua vita senza curarsene - come quella di prima - lui sa che non ne proverà alcun fastidio né mancanza, e ride tra sé, consapevole del fatto che per lui le parole e le azioni di lei in fondo non contano davvero, eppure quando lei torna, trovandolo comunque disposto a riaccoglierla - come quello di prima - non può fare altro che essergli infinitamente grata.

Due modi diversi di andare d'accordo: vero amore e vera indifferenza.

Io sarò dalla tua parte, qualsiasi cosa tu decida di fare è una bella frase, ma in quel qualsiasi possono celarsi miriadi di sfumature.

Si può essere davvero così aperti e capaci di accettare gli altri incondizionatamente?

O non sarà che la nostra capacità d'accettare è inversamente proporzionale con il grado di bisogno e di influenza che le persone hanno su di noi?