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domenica 30 giugno 2013

Margherita Hack e la ricerca della verità



Oltre a essere l'esperta di astrofisica che tutti abbiamo imparato a conoscere, Margherita Hack è stata soprattutto una strenua sostenitrice della scientificità, in senso filosofico, come atteggiamento verso le affermazioni su ciò che è vero e ciò che ha bisogno di altro lavoro per essere provato.

Innumerevoli volte ha sostenuto e altrettante le è stato chiesto di motivare che l'astrologia è una falsa scienza, anzi, una superstizione ereditata dall'antichità, con ragioni che dovrebbero lasciare chiunque le ascolta senza dubbi.

Sembra però che neanche un esercito di scienziati riuscirebbe a scalfire la popolarità degli oroscopi che dai mezzi di comunicazione - e insieme alle altre pratiche divinatorie - continuano a incuriosire, attirare e persino a condizionare le migliaia di persone che li seguono.

Le differenze tra scienza vera e scienza presunta sono comunque facilmente riconoscibili, comprensibili e verificabili: sono scientifiche anch'esse, insomma, e non vederle vuol dire proprio mettere in atto la precisa volontà di autoingannarsi.

mercoledì 26 giugno 2013

Espressioni facciali: natura o cultura?

Ce l'hai dipinto sul viso...

Mi piace questo modo di dire, riferito a come sia facile a volte leggere emozioni e sentimenti di una persona solo guardandone il volto.

E se è vero che a volte noi presupponiamo che qualcuno stia provando un certo sentimento perché abbiamo assistito a quanto gli è successo - per esempio, l'espressione di dolore di una persona dopo averla vista ferirsi - molte altre volte capiamo al volo lo stato d'animo dell'altro senza sapere quanto accaduto in precedenza.

Una cosa è certa: si tratta di una delle forme di comunicazione più frequenti delle nostre giornate e - oserei dire - più importanti in termini di sopravvivenza.

Se il mondo è bello perché vario, e questa varietà è culturalmente determinata, la questione delle espressioni facciali sembra dimostrare però che alcune caratteristiche umane vanno al di là del condizionamento culturale, poiché si mostrano universalmente a ogni latitudine.

Molte espressioni facciali sono correlate a precise emozioni in tutti e cinque i continenti.

sabato 8 giugno 2013

Il terzo giorno è risuscitato...


 Più o meno tutti gli occidentali riconoscono questa frase come uno dei dogmi della dottrina cristiana, nelle sue varie declinazioni.

Ma non è di religione che voglio parlarti, sebbene sia mia intenzione sfruttare la suggestione di queste parole come trampolino di lancio per questo post.

Quante volte nella nostra vita abbiamo fantasticato una metaforica resurrezione da una condizione spiacevole?

C'è chi vuole smettere di fumare ma non si sente pronto.

Chi vorrebbe divorziare ma non crede di averne ancora la forza.

Chi non sopporta più il proprio lavoro e desidererebbe cambiare aria.

Queste dichiarazioni d'intento - pronunciate da noi o ascoltate da altri - più volte si affacciano nell'arco di una vita.

Peccato che, messe così, sono soltanto dimostrazioni di inerzia, di una distanza quasi incolmabile tra l'idea del cambiamento e la sua realizzazione.

Perché è così difficile mettere in atto i cambiamenti dei quali sentiamo il bisogno?

Se una persona giudica inaccettabile la situazione in cui si trova e riesce a vedere che cosa potrebbe cambiare, perché non lo fa e basta?

Forse la chiave sta proprio in quei tre giorni.

Credi che ti basteranno per risuscitare?