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venerdì 29 aprile 2011

Un corpo che pensa

Facciamo sì con la testa perché siamo d'accordo o siamo d'accordo perché facciamo sì con la testa?

Gli ultimi esperimenti di quei burloni oltreoceano dimostrerebbero che annuire aumenta la probabilità di essere d'accordo con qualcuno o qualcosa, di trovare piacevole qualcuno o qualcosa, di sentirsi in sostanza bene o meno bene.

Chiedendo a gruppi di persone di fare con la testa mentre ascoltano musica o guardano immagini, si è scoperto che quella musica o quell'immagine riscuotono più successo del normale.

Addirittura, immagini o concetti presentati su un supporto rettangolare orientato in verticale - che obbliga a fare su e giù con la testa -  piacciono di più di quelli presentati col rettangolo in orizzontale - che invece costringe a ruotare il capo verso destra e sinistra, come a dire "no"- .

Dove ci porta tutto questo?

Alla conoscenza corporea, quella che gli americani chiamano embodied cognition, una ipotesi frutto di un programma di ricerca sulle strette correlazioni tra come usiamo il corpo e come pensiamo.

giovedì 21 aprile 2011

Una domanda, dieci risposte

Prendi una tua frustrazione.

Sai quando sei consapevole di dover agire per raggiungere i tuoi obiettivi, ma nello stesso tempo ti sembra di non averne la forza, la capacità o semplicemente la voglia?

Ecco, una di queste frustrazioni andrà benissimo.

Se poi la tua frustrazione, paradossalmente, deriva dal tuo desiderio di fare tante, troppe cose e di non riuscire a stare dietro a tutte, allora è perfetto.

Ora, permetti a qualche giorno di passare inutilmente, per portare la tua frustrazione a livelli eccellenti.

Fai in modo che arrivino le cinque della sera senza che tu abbia mosso neanche un passo in direzione dei tuoi scopi.

Concediti anche di attribuire tutto ciò a una forza misteriosa che trattiene i tuoi slanci, attribuisci pure la colpa agli altri, alle stelle, a chicchessia.

Fatto?

Bene.

Adesso possiamo risalire.

domenica 17 aprile 2011

La bufala del "non avere tempo"

Quanto tempo risparmia chi non sta a guardare quello che dice o fa o pensa il suo vicino.

Quando il saggio imperatore Marco Aurelio pronunciò queste parole, non poteva certo immaginare l'era del reality show e il ribaltamento ormai avvenuto tra mondo reale e mondo televisivo.

Il suo era un monito a non sprecare il tempo, detto da uno - pensa te - che mentre conquistava un attimo l'Europa si concedeva anche il lusso di meditare.

Tu invece quante volte ti dici o dici agli altri non ho abbastanza tempo?

Eppure non stai conquistando la Germania...

Certo, la vita moderna non è quella di due millenni fa, ma il fatto che ci si offrano tante alternative non vuol dire che siamo obbligati a farle tutte, per paura che ci scappino.

Saltiamo da un impegno all'altro, ci tuffiamo nell'impegno futuro e non vediamo l'ora - già, l'ora! - di buttarlo nel passato.

Così perdiamo il presente.

domenica 10 aprile 2011

Prendersi cura... di chi?

Quanto ti curi delle persone intorno a te?


Cosa può spingerti a impegnarti per gli altri senza alcuna certezza di ricevere qualcosa in cambio?


Come reagisci quando qualcuno si prodiga per te senza che tu abbia fatto nulla per lui?


Ti capita mai di evitare consapevolmente le attenzioni altrui?

La risposta a queste quattro domande potrebbe illuminarti sulla posizione che di solito assumi durante le tue interazioni sociali, e farti scoprire quali sono le tue credenze nascoste su come dovremmo o non dovremmo prenderci cura gli uni degli altri.

domenica 3 aprile 2011

Occhio al potere!

Sia a livello internazionale che in casa nostra, i giochi di potere negli ultimi mesi si sono fatti davvero accesi e complessi.

Tra i focolai del Mediterraneo e il marasma del nostro parlamento, i personaggi della scena politica le stanno provando davvero tutte a far pendere la bilancia dalla loro parte.

Ma i rapporti di potere non si snodano solo a livello internazionale o nella politica, e possiamo ritrovarli all'interno delle nostre relazioni quotidiane.

Come possiamo leggere questi complicati rapporti, renderci conto di cosa sia realmente in gioco, e focalizzare gli elementi chiave sui quali stanno facendo leva le figure coinvolte?

Come fa, insomma, qualcuno ad acquistare potere, quale "tasto" preme, cosa stuzzica per portarci dalla sua parte e nutrirsi del nostro consenso?

L'analisi del potere più duttile e completa fu compiuta da John French e Bertam Raven nel 1959 nell'articolo The bases of social power, nel quale i due studiosi del comportamentismo tracciarono una vera e propria griglia interpretativa con la quale chiunque può capire a che gioco sta giocando il potente di turno.