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martedì 19 febbraio 2013

Malati di Facebook?

Vite che crollano, ricoveri clinici, dalle cinque alle dieci ore davanti allo schermo, perdita del lavoro, insonnia,  smartphone impazziti...

Queste e altre descrizioni fanno parte dei racconti delle persone che negli ultimi tempi chiedono aiuto psicologico - o vi sono costretti - a causa di Facebook.

O meglio, l'ipotesi che si fa è che l'uso di Facebook per queste e tante altre persone sparse nel mondo stia diventando una malattia.

Ma che cosa c'è di vero?

Me lo chiedo e te lo chiedo evitare che anche la paura di ammalarsi di socialnetworkite si trasformi in paranoia e generi una sorta di caccia alle streghe.

Intanto, nel  mondo della psicologia circola già un piccolo test per misurare il grado di infezione da Facebook.

Sei domande, alle quali rispondere con una scala di risposte: molto raramente, raramente, qualche volta, spesso, quasi sempre.

Le risposte vanno date in riferimento all'ultimo anno.

Ed ecco le domande:


  • passi molto tempo a pensare a Facebook o a pianificarne l'uso?
  • usi Facebook per evadere dai tuoi problemi personali?
  • avverti l'urgenza di usare Facebook più e più volte?
  • provi irrequietezza o agitazione quando non puoi collegarti a Facebook?
  • l'uso di Facebook ha un impatto negativo sui tuoi studi o sul tuo lavoro?
  • hai provato a ridurre o eliminare l'uso di Facebook senza successo?
Gli autori dicono che se rispondi spesso o quasi sempre alle ultime quattro domande allora Facebook è probabilmente fuori dal tuo controllo.

Spiegato il test, mi chiedo se si possa parlare di malattia, pur sapendo che l'uso di questo termine è improprio di per sé quando si tratta della mente.

Senza contare che Facebook coniuga sia l'aspetto sociale che quello d'intrattenimento, con tutti i giochini che contiene, aspetti che andrebbero testati separatamente.

Senza dubbio, l'uso dei social, tra i quali Facebook è l'imperatore assoluto, è ormai parte integrante dei comportamenti umani.

Perciò, trovo più interessante ragionare in termini di comportamento, così da chiederci se si tratti o meno di una cattiva abitudine più che di una dipendenza.

Del resto, il test di cui sopra si presta a qualsiasi altro comportamento, e per dimostrarlo basta sostituire al nome Facebook qualsiasi altra cosa.

Certamente, tutte le dipendenze comportamentali sono state prima cattive abitudini e - come tali - suscettibili di correzione.

Forse se pensiamo all'ab-uso di Facebook come cattiva abitudine siamo di gran lunga in tempo per evitare degenerazioni.

Ricorda che una dipendenza comportamentale:
  • domina i tuoi pensieri e i tuoi comportamenti
  • cambia il modo in cui senti e reagisci
  • hai bisogno di una quantità sempre maggiore di quel comportamento per sentirti come la prima volta
  • soffri d'astinenza se non puoi metterlo in atto
  • il comportamento in questione va in netto conflitto con le tue responsabilità quotidiane, sia familiari che lavorative
  • dopo l'astinenza, il comportamento si rinsalda
Quando osservi questo schema descrittivo delle dipendenze, la confusione aumenta e non sai più se Facebook possa essere un pericolo.

Perché in realtà qualsiasi comportamento, anche positivo, descrivibile in questi termini, diventa estremamente pericoloso.

L'unica risposta valida ce l'hai tutti i giorni: quanto interferisce in modo negativo con la tua vita?

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