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sabato 27 novembre 2010

Guida per ridurre l'ansia durante i tempi di attesa

Sostenere il tempo di attesa senza farsi prendere dall'ansia: quante volte hai desiderato poter aspettare senza dover per forza fermare il mondo, senza sentirti incapace di fare qualcos'altro, senza farti risucchiare del tutto dal risultato che stavi aspettando?

Aspettare è un'abilità, quindi si può implementare.

Aspetti una risposta, una telefonata, un messaggio, e intanto hai tutta un'altra serie di cose da fare, e non riesci a conciliarle con l'attesa: sembra assurdo, ma il tempo d'attesa, nel quale in realtà non siamo tenuti a far nulla, assorbe a volte più energie mentali delle vere e proprie attività.

Così alcuni eventi come l'attesa di un risultato medico, di un colloquio di lavoro, di una risposta dalla persona amata diventano quell'unico "macigno" che ostruisce la strada del tuo quotidiano: finché non superi quello, il resto della tua vita non esiste.

Quando permetti al tempo d'attesa di consumare i tuoi pensieri, ti coglie ansia e timore.

Le difficoltà, anche le più banali, aumentano la loro influenza.

Il segreto per superare tutto ciò sta nell'azione: puoi occuparti di questo vuoto, come occupandoti di un bambino, oppure puoi deviare i tuoi pensieri facendo qualcosa di costruttivo.

Eccoti alcuni suggerimenti.

sabato 20 novembre 2010

Essere sé stessi: giù la maschera!

Una sfida che si può vincere
Il vero viaggio di scoperta non sta nello scoprire nuovi paesaggi, ma nel guardare con nuovi occhi
Marcel Proust

Ti è mai capitato di stare in una situazione sociale, e all’improvviso renderti conto di non essere te stessa o te stesso?

Ne abbiamo parlato alla teleconferenza Essere sé stessi: una sfida che si può vincere, scoprendo con un esame approfondito il perché interpreti vari ruoli nella tua vita, e come puoi trascendere queste maschere socialmente condizionate per essere davvero ciò che sei.


Forse ti sarà capitato di dire, tra te e te, amo trovarmi con le mie vecchie compagne o i miei vecchi compagni, è così facile essere me stessa o me stesso in loro compagnia?

Oppure mi sento così a disagio a questa festa, dover fare conversazioni banali con tutta questa gente superficiale.

Da queste situazioni ti rendi conto di come la compagnia degli altri possa influenzare il tuo essere o non essere te stessa o te stesso, e portarti ripetutamente e a livello inconscio a indossare maschere che possano proteggere una certa immagine di te rispetto al mondo circostante.

giovedì 11 novembre 2010

Counseling in teleconferenza: la vita che vorresti

Chi è seduto al posto di guida nell'auto della tua vita?
Il lavoro, con le sue pressioni e i suoi rischi?

La famiglia, con i suoi doveri e le sue difficoltà?

Le circostanze della vita, con la loro imprevedibilità e spietatezza?

Da tutto questo quadro iniziale emerge una domanda chiara e nello stesso tempo terrificante:

La vita che sto vivendo è la vita che voglio vivere?


Nel momento stesso in cui diamo la risposta, immediata sorge la domanda successiva:

cosa ti sta impedendo di saltare al posto di guida e prendere in mano direzione e destinazione della tua vita?

Questo il tema della teleconferenza La vita che vorrei, tenutasi lunedì 8 novembre, in diretta per tutti i lettori di www.studialamente.com, un'iniziativa che proseguirà lunedì prossimo, 15 novembre con Essere sé stessi: una sfida che si può vincere.

Nelle teleconferenze, alle quali puoi partecipare e che puoi scaricare iscrivendoti nell'apposita pagina, gli argomenti che ti stanno a cuore, la crescita e lo sviluppo personale, vengono approfonditi ed esaminati con più cura, fornendo chiarimenti e nuovi spunti di lavoro con sé stessi.

Alcune volte, sembra impossibile prendere questo controllo della propria vita, soprattutto quando ti senti nella "prigione" di un lavoro che non ti piace ma che non puoi rifiutare perché ti servono i soldini che esso ci fornisce.

Ovviamente, non parliamo di quando non riesci a trovarlo, il lavoro.

Oppure quando sai, o immagini, che i tuoi amici o la tua famiglia ti rifiuteranno se farai scelte di vita differenti da quelle attuali.

Allora il meccanismo comincia a somigliare, sempre volendo fare qualche metafora, a una sorta di ragnatela: non solo sei appiccicata o appiccicato a essa, ma più ti dibatti per liberartene più ti ci invischi al punto di non poterne più uscire.

martedì 2 novembre 2010

Rispondere agli altri senza reagire


Che differenza c'è tra reagire e rispondere?
Il termine reazione è molto interessante.

Il prefisso re significa tornare a una condizione trascorsa, oppure ripetere un'azione precedente.

Reagire dunque vuol dire agire in base all'esperienza passata.

Noi tutti pensiamo che le reazioni emotive siano normali.

Ma reagire con l'emotività di fatto significa agire senza pensare.

Non osserviamo la realtà in modo chiaro.

Il nostro inconscio ha stabilito che c'è qualcosa di minaccioso e risponde basandosi sul passato.

Questo vuol dire che la reazione è orientata a proteggerci più che a trovare una soluzione a un problema.

Non esaminiamo ciò che sta accadendo nella realtà del momento, ma "rotoliamo" all'indietro in vecchi modi di essere, basati sulle nostre paure e insicurezze, che mettono in allarme la nostra mente e provocano la reazione.

Una risposta dell'inconscio a uno stimolo.

Un'altissima percentuale di tutto ciò che facciamo è determinata dal nostro inconscio, perciò è normale che in questi casi esso, trovando somiglianze tra ciò che sta accadendo nel presente e ciò che è accaduto nel passato, pensi che stia avvenendo di nuovo la stessa cosa, che c'è una minaccia potenziale, e ci induca a reagire.

La sua intenzione è positiva: vuole proteggerti da qualcosa che percepisce come un pericolo.

Ha deciso che non sei al sicuro e che devi agire.

Un flusso ormonale si propaga nel tuo corpo preparandoti alla lotta o alla fuga.