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sabato 23 gennaio 2010

Ascolto attivo: l'arte di un grande maestro


Mi senti? Anzi, mi ascolti?
Vi è mai capitato di parlare a qualcuno e accorgervi da certi segnali di non essere ascoltati?

E quante volte siamo stati noi a non ascoltare ma ad aspettare solo che l'altro finisse per poi dire la nostra?

Ascoltare è un'arte e per essere esercitata ha bisogno di maestri, strumenti ed esercizio.

Il maestro
Quando Carl Rogers pubblicò nel 1942 Counseling and psychoterapy le sue tre condizioni - accettazione incondizionata, congruenza ed empatia - necessarie alla relazione terapeutica non erano ancora state ridotte a una banale ricetta e l'ascolto attivo non era ancora il titolo di un role playing.

Proprio in questo testo, Rogers da un'indicazione basilare: la migliore guida all'ascolto è il soggetto.

Quando ascoltiamo non dobbiamo metterci al posto dell'altro, non dobbiamo anticipare con la mente ciò che secondo noi sta per dire.

Il nostro compito è farlo sentire abbastanza sicuro da potersi esporre senza il rischio di essere giudicato.

venerdì 22 gennaio 2010

L'autobiografia: 5 modi per raccontarsi e scoprirsi


"Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'universo e gli dei"
La frase sul tempio dell'oracolo di Delfi esortava l'uomo greco a trovare la propria verità dentro di sé.

Come possiamo obbedire all'antico oracolo?

Per definire chi siamo a volte dobbiamo servirci dei ricordi conservati nella memoria: le tracce lasciate alle nostre spalle, dicendoci da dove veniamo, possono indicarci i nuovi passi da compiere.

Voglio trovare un senso a questa storia
... anche se questa storia un senso non ce l'ha, dice Vasco Rossi.

Una frase esemplare: gli esseri umani cercano un significato, una forma sensata, una scintilla di vita anche in cose che di significato, forma o vita non ne hanno neanche un briciolo.

La psicologia della Gestalt e le leggi della forma di Max Wertheimer, ad esempio, dimostrano come certe qualità formali siano già dentro la nostra percezione: noi percepiamo come ordinate, raggruppate e dotate di continuità cose che non lo sono in sé.

Anche il corso della nostra vita può essere pensato come un flusso al quale dare forma: tutte le volte che scegliamo di ricordare fatti del passato, di raccontare cosa ci è successo, di valutare l'andamento della nostra vita lo faremo come un regista quando esegue il montaggio del suo film e sceglieremo i fotogrammi iniziali e finali, le sequenze, le inquadrature, persino la musica.

Nella storia del cinema parecchi film montati in un certo modo non hanno avuto successo ma una volta montati in modo diverso e riproposti sono diventati premi Oscar, come Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore.

Non esiste una vita che non abbia un senso, o meglio, nessuna vita ha un senso in sé stessa: assegnare il senso è nostra responsabilità.

Se dal racconto della nostra vita si può ricavare la nostra identità, il modo in cui ci raccontiamo influirà su questa immagine.

Quanti "montaggi" possiamo fare con il "film" della nostra esistenza?

Ecco cinque tracce per scrivere cinque diverse storie della nostra vita.

domenica 17 gennaio 2010

La mente al servizio del corpo: questione di cellule




La scienza sa spiegare la nostra vita quotidiana?
Ne è convinto Bruce Lipton, pioniere dell'epigenetica, che a partire dalle sue ricerche presso la School of Medicine della Stanford University più di trent'anni fa sta portando nel mondo la nuova visione della scienza d'avanguardia: le percezioni controllano i geni.
Questa affermazione ha fatto vacillare diversi punti fermi:
  • la materia è l'unica cosa che la scienza è tenuta a studiare
  • i geni determinano carattere e comportamenti, anche quelli dannosi
  • l'evoluzione umana, come dice Darwin, si basa sulla sopravvivenza dei più forti
Vediamo come questi tre principi sono messi fortemente in discussione.

giovedì 7 gennaio 2010

The Secret... of Pulcinella


La Legge dell'Attrazione
Mi piace.

Meglio chiarirlo subito perché nel mondo della Legge dell'Attrazione - come in ogni mondo spirituale - si rischiano scismi ed eresie e non vorrei pestare piedi a qualche seguace dogmatico.

Ma a me piace per motivi diversi da quelli per i quali piace - o vende - così tanto.

L'attenzione selettiva
La legge dell'attrazione in sostanza afferma che ciò a cui prestiamo attenzione si realizza nella nostra vita - alcuni dicono si materializza, altri si avvera, non sempre questi termini sono sinonimi - .

Il bellissimo libro Chiedi e ti sarà dato di Esther e Jerry Hicks (Tea Edizioni) addirittura fornisce un prontuario di esercizi per realizzare e attrarre ciò che vogliamo nella nostra vita.

Nella marea di Laws, Codes e Secrets che ha invaso da qualche anno le librerie - e che adoro spulciare - mai avevo visto uno di questi testi "esporsi" così tanto al rischio di una solenne figuraccia per mancata promessa.

Invece "funziona".

Ma in che senso?

mercoledì 6 gennaio 2010

Emozioni: quattro modi per gestirle


Prima domanda: ma vanno davvero gestite?
Risposta: ni...

Se per gestire intendiamo mettere a tacere, soffocare, rifiutare, far finta che non esistano allora il ni diventa un no fermo.

Le emozioni non sono un problema
, anche se molte persone le vivono così.

Le emozioni sono piuttosto una condizione del nostro essere
.

Un problema, in questo caso, si può intendere come un ostacolo sul cammino che stiamo facendo: trovato il modo di aggirarlo o superarlo, continuiamo per la nostra strada.

Una occasionale crisi di rabbia può effettivamente crearci dei problemi con gli altri ma se è occasionale la supereremo e gli altri ci verranno incontro.

Una condizione, invece, è uno stato di cose che permane e quindi è inutile provare a eliminarlo, meglio imparare a starci accanto.

Una persona dal temperamento collerico tende a vivere come delle onde emotive: quando è di fronte a una novità si allarma, reagisce "mostrando i denti" ma non si sta davvero arrabbiando, sta solo provando a controllare la paura finché il tempo che passa gli dimostra che può smettere di allarmarsi e allora si tranquillizza.

Con una persona del genere - mio padre, per esempio!, ma anche alcuni miei utenti - si può gestire la comunicazione e la relazione lavorando su ciò che sta intorno alla persona.

Tutto ciò si può tranquillamente applicare a sé stessi.

lunedì 4 gennaio 2010

Relazioni: a tutta mente!


La mente in relazione

Negli anni cinquanta del Novecento avvenne la rivoluzione della Scuola di Palo Alto in California.

Per la prima volta la psicologia cercava di affermare il diritto del paziente ad affrancarsi dal passato e diventare protagonista della sua guarigione e il diritto del terapeuta a curare in modo attivo e influenzare il cambiamento nel paziente.

Ma cosa c'era prima di questo stravolgimento?

C'era una volta l'inconscio

Sembra la solita ironia del destino, ma i membri del gruppo di Palo Alto furono - senza saperlo - tra i più scrupolosi seguaci di Freud.

Il fondatore della psicoanalisi, infatti, aveva ampiamente sottolineato ne L'interpretazione dei sogni e nell'Introduzione alla psicoanalisi l'importanza della relazione con i genitori e la necessità dei terapeuti di occuparsi - prima o poi - delle famiglie e dell'ambiente sociale.

Il problema era non tanto Freud ma il freudismo o freudianesimo che dir si voglia.

La mente per Freud è sentimentale, una mente che "scrive" nella memoria il "diario" degli scambi affettivi con i propri cari, una mente in cui si dispiega il "romanzo" della vita del paziente a cui resta soltanto la possibilità di diventare il massimo studioso della sua stessa opera.

Ma il paziente del freudismo è autore di sé stesso solo a metà: egli si rende conto - col passare del tempo - di aver aggiunto "nuovi capitoli" ma non ha la più pallida idea di quando li ha scritti, perché a prendere in mano la penna è il suo inconscio, il ghost writer di sé stesso.