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venerdì 25 aprile 2014

Felicità fa rima con relatività

Quando un uomo siede accanto a una bella ragazza per un'ora, pare che sia passato un minuto. Ma se quel tale siede per un minuto su una stufa accesa, gli sembrerà che sia passata più di un'ora. Ecco che cos'è la relatività.
Albert Einstein

Fame di stimoli
Uso molto il computer, ma non solo per scrivere post.

Ci sono mail da controllare, commenti da moderare, avvisi da leggere, materiali da archiviare, messaggi personali, account Google, Facebook, notizie, notifiche varie, links, condivisioni, e tutta l'enorme quantità di minuzie da tenere sott'occhio attraverso questo strumento che avrebbe dovuto solo semplificare tutto.

Però, non sempre faccio tutte queste cose, e non sempre la faccio allo stesso modo, con la stessa quantità e frequenza.

Controllo più spesso tutte queste cose non quando sono di meno, ma proprio quando sono di più.

Le mail, i commenti, le notifiche in genere funzionano come segnali d'attenzione nei miei riguardi.

Perciò mi stimolano a cercarne ancora.

Se vedo aumentare le visite a una mia pagina, nelle ore immediatamente successive vado a monitorare più spesso l'andamento, se un post o una foto o un testo qualsiasi riceve commenti, approvazioni di vario genere o diventa oggetto di condivisione, il mio occhio ricade con più frequenza su quella cosa, per verificare l'arrivo di altri segnali.

Dopo qualche giorno di calma, quando le visite si riducono, le notifiche tacciono, finisco addirittura per non pensarci più.

Anche col cibo è la stessa cosa, per non parlare di quando unisco le due cose, e o vado al ristorante per poi scriverne sul mio blog, o fotografo dei piatti da mettere sui social.

Nei giorni seguenti mi interrogo su come ripetere l'esperienza, cerco altri ristoranti da visitare e pregusto sia il cibo sia l'eventuale post da scrivere, oppure spulcio tra libri e siti di cucina, a caccia di qualche altro piatto da fare e fotografare.

Pratica della relatività
C'è una forte relazione tra ricevere uno stimolo e successivamente desiderarne ancora, e lo sanno bene gli inventori di diete, i medici, gli psicologi.

Potremmo dire che c'è una proporzionalità diretta, per la quale più è forte lo stimolo, più cresce la brama di riceverne altri.

Non si tratta solo di una naturale e mitizzata tendenza alla ricerca della felicità, questa sorta di corsa verso l'obiettivo irraggiungibile, che è piacevole solo se stiamo andando verso l'obiettivo, il che è stimolante, e diventa spiacevole dopo averlo raggiunto, perché a quel punto non c'è più il pungolo a proseguire.

Si tratta piuttosto di un rapporto di relatività tra gli stimoli: se al lunedì trovassi per terra 10 €, e ogni giorno che passa ne trovassi uno in più, 10, 11, 12, 13, 14, 15, arriveresti al sabato in piena esaltazione.

Ma se la domenica, invece di trovare 16 € ne trovassi solo uno, come ti sentiresti?

Deluso, spiazzato, sconcertato.

E non ti verrebbe automatico di pensare a quanta fortuna hai avuto nei sei giorni precedenti.

Ecco perché le cose non sono mai buone in sé, ma sempre relativamente a qualcos'altro.

Microeconomia della mente
Lo sanno benissimo anche gli economisti, sempre pronti a chiedersi non quanto valga un certo bene, ma quanto può valere rispetto a un altro bene.

Per esempio, il concetto di utilità, cioè di soddisfazione per un bene, non si calcola mai rispetto a un singolo bene, ma sempre attraverso la possibile preferenza tra due beni.

Ma sempre dall'economia ci arriva un'altra dritta illuminante, quella del costo opportunità: qualsiasi cosa tu scelga di fare, provare, gustare o godere, inevitabilmente comporterà che stai rinunciando a qualcos'altro.

Il valore di ciò a cui rinunci è il costo opportunità: andare a lavoro si paga in termini di tempo libero in meno.

Nel mondo iper tecnologico e virtuale dei nostri tempi, questi concetti sono molto importanti per capire l'effetto che alcune attività online possono avere sugli esseri umani.

Vivere una vita di intensi contatti virtuali ha un costo opportunità in termini di contatti reali molto alto, e nello stesso tempo il beneficio dei rapporti reali scende di brutto, unitamente alla sua utilità.

L'età è relativa?
Comparata alla giovinezza, la vecchiaia non appare proprio festosa.

Eppure, è sotto gli occhi di tutti che al disappunto provocato dall'età che avanza si può reagire in modi differenti.

Un primo modo è tenersi sotto stimolo, coltivarli.

In fondo, sei vecchio quanto ti ci senti, non quanto dice la carta d'identità.

Alcuni mettono in atto questa strategia vivendo come se non ci fosse il domani, e quindi consumando ogni attimo più che possono.

Altri, cercano di perpetuare un ieri, una condizione fisica e mentale per vincere gli effetti degli anni, con sistemi leciti e non.

Un secondo modo è affliggersi, provare pena, vivere quasi un lutto per la perdita della giovinezza.

Un altro ancora è sintonizzarsi con la propria capacità di essere grati alla vita e di valorizzazione dei sentimenti, come quelle persone che decidono di riallacciare vecchi contatti, di partire per andare a visitare parenti e amici che non vedono da tempo, prima di non averne più la possibilità.

Mettere le aspettative in aspettativa
La relatività degli stimoli è alla base della cattiva gestione delle nostre aspettative.

Più è forte la stimolazione ricevuta e goduta, più creiamo l'alta aspettativa di riceverne ancora.

E più definiamo piacevole, meravigliosa, eccitante un'esperienza, più stiamo silenziosamente, indirettamente e a volte inconsapevolmente definendo spiacevole, detestabile e mortifera un'altra esperienza, opposta.

Solo abbassando le aspettative possiamo fare in modo che anche i più piccoli eventi ci regalino gioia, sorpresa, felicità.

L'appetito vien mangiando, e si paga non solo con i chili da smaltire, ma anche con l'incapacità di accontentarsi qualora il cibo dovesse scarseggiare.

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