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sabato 2 ottobre 2010

Omaggio a Eric Berne, "Perché non...?" "Sì, ma..."

Qualcuno ti dice che ha un problema, ne soffre, non sa come risolverlo, dalla sua descrizione ti sembra ci sia qualche via d'uscita, allora provi a suggerire perché non fai in questo modo ecc.? e l'altro risponde, sì, ma poi succederebbe che ecc. spiegandoti perché la tua soluzione non funziona.

Ci può stare, allora presti ancora più attenzione alle sue parole e di nuovo individui una possibilità di risolvere la cosa e ricominci, perché non... ma con puntualità l'altro ti risponde sì, ma... e il meccanismo si ripete uguale nel tempo, tu provi stupore se non sgomento, frustrazione se non rabbia, mentre l'altro ha avuto la conferma che il suo è davvero un problema irrisolvibile, che non c'è nessuno più bravo di lui, può mettersi l'anima in pace e lasciare tutto così com'è.

A questo punto ti do il benvenuto nel mondo dei giochi psicologici che il grande Eric Berne ha teorizzato e catalogato grazie alla sua Analisi Transazionale.


L'idea che gli esseri umani interagiscano tra loro soprattutto attraverso scambi come quello sopra, allo scopo di provocare in sé e negli altri reazioni emotive, venne a Berne proprio osservando il gioco descritto, intitolato appunto Perché non...? Sì, ma... e da lì fu facile scovare le mille varianti con le quali, secondo Berne, ci serviamo di questi mezzucci per avere il nostro tornaconto emotivo.

Apro una parentesi sul grande psicoterapeuta che fu.

La peculiarità dell'approccio di Eric Berne è la trasversalità.

Berne nasce freudiano, ma in lui si sviluppa l'esigenza di rendere l'osservazione e l'analisi dei pazienti sistematica più che intuitiva, fino ad approdare all'Analisi Strutturale dell'Io, dal lui suddiviso in Genitore, Adulto e Bambino.

Riconoscere che una persona sia in un dato momento dominata da uno di questi stati, richiede l'osservazione del comportamento, dell'agito, di segnali somatici, vocali, espressivi e comunicativi.

Infine, Berne classificò tutte le possibili interazioni tra le persone e i loro cambiamenti a seconda che queste persone usassero comunicare attraverso il loro stato di Genitore, di Adulto e di Bambino, arrivando a una teoria sugli scambi, o transazioni, tra esseri umani, chiamata appunto Analisi Transazionale.

In definitiva, le idee di Berne sono compatibili sia con l'approccio psicodinamico, sia con il paradigma comportamentista, sia con l'approccio sistemico-relazionale.

Ora torniamo ai giochi.

Qualcuno potrebbe chiedersi come mai una persona dovrebbe impegnarsi con tanta tenacia per "fregare" gli altri fingendo di aver bisogno di consigli e soprattutto arrivando alla fine senza una vera soluzione del suo problema.


Berne appoggia la "prima pietra" delle sue teorie sugli esperimenti che dimostrano la necessità di stimolazione sensoriale per gli esseri umani: un bambino deprivato di manipolazioni e carezze può subire degenerazioni cellulari a livello cerebrale, così come un adulto in isolamento forzato può sviluppare episodi psicotici.

Ciò dimostra da un lato l'importanza delle percezioni sensoriali ai fini della sopravvivenza biologica, dall'altro che il cervello, pur di avere qualche immagine sensoriale da elaborare, è capace di tutto, anche di provocarsi da solo delle allucinazioni.

Crescendo, le persone imparano a soddisfare in modi più "sottili" questa fame di stimoli: non potendo farsi abbracciare e accarezzare da tutti continuamente, iniziano ad accontentarsi di equivalenti delle carezze, ossia forme di riconoscimento.

Se qualcuno ci saluta, ci chiede come stiamo, accetta di farsi porre una domanda o ce ne fa una, ci chiede che ore sono o anche ci da degli stupidi, in tutti questi casi noi ci sentiamo comunque riconosciuti come esistenti in vita, e il fatto che alcuni riconoscimenti passino attraverso il compiacimento e altri attraverso forme di biasimo non fa alcuna differenza.

Finché non impariamo a conoscerci davvero e a prenderci cura da soli di noi stessi, avremo comunque bisogno di interagire con gli altri per incamerare la nostra dose di riconoscimento.

Per questo gli esseri umani "programmano" le loro attività nel tempo in tre modi:

  • la programmazione materiale è l'insieme di tutte quelle operazioni con le quali manipoliamo la realtà fisica
  • la programmazione sociale è l'insieme di tutti quegli scambi che in un dato sistema culturale è d'uopo effettuare
  • la programmazione individuale è l'insieme delle strategie che ogni singolo essere umano usa per ottenere la sua dose di riconoscimento nella misura e nella qualità a lui necessaria
Quello che facciamo concretamente, secondo Berne, è una serie di attività che si differenziano innanzitutto per la difficoltà di esecuzione rapportata al tornaconto emotivo: un'attività facile ci farà ottenere un basso livello di riconoscimento, mentre una difficile ci restituirà un grosso tornaconto.

Per questo svolgiamo operazioni quali:
  • procedure, attività che richiedono la manipolazione della realtà materiale come lo svolgimento di un lavoro
  • rituali, scambi comunicativi rigidi e ripetitivi come i saluti e i ringraziamenti
  • passatempi, scambi comunicativi nei quali si parla di un argomento rispetto al quale è possibile formarsi un'opinione
  • giochi, scambi comunicativi nei quali, a livello sociale, sembra che qualcuno chieda qualcosa all'altro, mentre a livello psicologico lo scopo è incastrare l'altro in un comportamento senza via d'uscita
  • intimità, la dimensione relazionale tra persone che non nascondono sentimenti e intenzioni
Ognuna di queste attività procura a chi le pratica un tornaconto emotivo, ma è da notare lo scarto tra i giochi e l'intimità: il vero "scoglio" è passare dagli uni all'altra, ed è ciò che fa la differenza tra essere o non essere consapevoli di sé.

Per chi si occupa di mente umana, una buona conoscenza di queste dinamiche è essenziale: spesso i primi a giocare, nel senso dato da Berne a questo termine, sono proprio i professionisti della relazione d'aiuto, e il gioco descritto all'inizio, perché non...? Sì, ma... è il primo grande pericolo dal quale devono guardarsi.

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