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giovedì 17 aprile 2014

Credere in sé, credere agli altri

L'integrità personale è un concetto difficile da trattare, e tuttavia determinante nelle relazioni.

Puoi essere una persona più o meno integra, per te e per gli altri, a seconda della distanza tra dove sei realmente e dove vorresti essere.

Per tutta la nostra vita, cerchiamo di ridurre questa distanza, perché sappiamo che è l'unico modo per dirci integri.

Ma in che modo possiamo ridurla?
  • Facendo progressi veri verso i nostri obiettivi
  • Riducendo i nostri obiettivi
  • Fingendo di far progressi verso i nostri obiettivi
  • Fingendo di aver ridotto i nostri obiettivi
Se per esempio vuoi diventare un bravo ballerino, puoi studiare e impegnarti tantissimo per diventarlo, puoi decidere che ti basta essere un ballerino modesto, puoi fare solo quei due o tre passi che ti vengono bene e cercare di campare di rendita anche con l'aiuto di qualche balla, puoi raccontare in giro che in realtà la cosa più importante per te è stare insieme alle persone e che imparare a ballare è solo un pretesto marginale.

Tutte e quattro le strategie hanno un perché, anche se le prime due, cioè lavorare duro per raggiungere una meta o accettare che quella meta non è realmente alla nostra portata, sono senz'altro le più obiettive.

I perché delle altre due strategie, basate sulla finzione, sono meno ovvi.

A volte, dichiarare di essere sulla buona strada verso i nostri obiettivi ti automotiva, come se facessi un investimento sulla tua stessa credibilità, che ti incoraggia a impegnarti.

Molte strategie motivazionali si basano su questo meccanismo, comincia a dire che sei già come vorresti essere, e a comportarti di conseguenza, e lo diventerai.

Altre volte, ti concedi un po' di relax dal raggiungimento degli obiettivi, spiegando a te e agli altri che non sono le tue priorità.

Il meccanismo di difesa che i freudiani chiamano razionalizzazione spesso agisce in questa forma.

Le psicoterapie che mirano a incoraggiare, incentivare, motivare, e persino alcune forme di religione, fanno uso di tutte e quattro le strategie.

Lo sforzo e la resa, la lotta e il distacco, Il concetto di rinascita - mentale o spirituale - e gli inviti a mollare la presa, sono tutti esempi di queste strategie all'interno dei percorsi psicoterapeutici e religiosi.

Ho parlato già altre volte di come Pascal suggerisse ai dubbiosi in fatto di fede di atteggiarsi a credenti, in modo da favorire l'arrivo della fede, che è un classico esempio di finzione verso l'alto, come se gli obiettivi fossero raggiunti.

E quando nel Buddhismo si identifica nell'attaccamento il male maggiore e si invita a lasciar andare, si esorta a una finzione verso il basso, come se gli obiettivi fossero stati drasticamente ridotti.

Fin qui, la distanza tra dove sei e dove vorresti essere è una questione squisitamente personale.

Ma l'integrità è strettamente legata a come gli altri ci vedono.

Perché spesso, i destinatari delle nostre dichiarazioni sul raggiungimento o la riduzione dei nostri obiettivi - vere o false che siano - sono le persone care, partner, amici, colleghi.

La loro reazione è come un banco di prova di una dichiarata, ma non ancora provata, integrità.

Tutti noi intuiamo abbastanza facilmente se qualcuno sta dichiarando un'integrità vera o presunta.

Conosciamo tutti persone che hanno veramente ridotto la distanza tra dove vorrebbero essere e dove sono, e persone che invece tentano di ridurla mentendo, e facendoci pensare che non sono dove esse dichiarano o pensano di stare.

Una versione particolare di queste persone sono i paladini delle dichiarazioni assolute, convinti che qualsiasi cosa dichiarino su di loro dev'essere per forza vera.

Persone che dicono sai, penso veramente che l'onestà sia la cosa fondamentale, perciò io sono sempre onesto, dandoti la loro parola, anche se tu non la bevi.

Pensano che dichiararsi in un certo modo significhi anche esserlo, e proprio da questo tu cominci a pensare che non sia così, da questo bisogno di dichiararlo.

Dicono ci sto provando davvero, e tu pensi non quanto credi, e se glielo dici ti rispondono che non dovresti dubitarne, così smetti di dirglielo, di crederci e soprattutto di ascoltare.

Pensano che dare la loro parola sia sufficiente a farti cambiare idea.

Non si rendono conto che il principale effetto delle loro parole è zittirti, non cambiare la tua opinione su di loro.

E questo è un danno per loro, non per te, perché così si negano la possibilità di ricevere un feedback, troppo presi a dire quanto sono vicini ai loro obiettivi, senza accorgersi che intanto tu pensi seh, va be'...

Nessuno di noi è immune da questo rischio.

Quando senti che qualcosa minaccia la tua immagine, ti metti sulla difensiva.

Quando qualcosa ti scoraggia, dirti che stai andando bene può essere l'unico modo per non andare in pezzi.

L'esperienza comune ci ricorda di aver fatto così, oltre ad aver ascoltato altre persone fare altrettanto, e di aver reciprocamente finto di crederci, perché non vogliamo sempre puntare il dito.

Ma troppe dichiarazioni dette solo per incoraggiarsi col tempo ti fanno apparire agli altri come una persona che si inganna sulla distanza tra dov'è e dove vorrebbe essere.

Il feedback da parte di altre persone è molto importante, innanzitutto perché ti fa risparmiare tempo nel valutare effettivamente dove ti trovi.

Quando hai dato prova agli altri di essere congruente con le tue dichiarazioni, essi ti credono sulla parola.

Se non lo hai fatto, diranno sì, parla, ma ci crederò quando lo vedrò, e questo può essere un pungolo per la tua capacità di fare i passi necessari per progredire.

L'integrità, dunque, finisce per coincidere con l'idea che gli altri hanno sulla tua capacità di essere ciò che dici di essere, di stare dove dichiari di stare, di pensare e volere ciò che affermi.

Nonostante tutto, chi ti circonda ti vuole bene, perciò se non senti minacce o momenti di scoraggiamento, e c'è abbastanza serenità in te e intorno a te, puoi sempre correggere le dichiarazioni inappropriate che magari ti sei lasciato scappare per tirarti su, con la certezza che gli altri capiranno, apprezzeranno e ti incoraggeranno a loro volta.

Chi ti sta intorno ti concede, ogni tanto, di fare qualche falsa dichiarazione, intuisce che hai ancora bisogno di elaborarla e ti aspetta, ma se non ne prendi consapevolezza e correggi il tiro, finirai per pagarne il prezzo.

Il potere dell'intuizione degli altri, e la preziosità del loro feedback, ci sono essenziali per la cura della nostra integrità.

Dev'essere ben chiaro che non si è integri una volta e per tutte, ma che si tratta di una qualità relativa, storica - ossia legata al momento nel quale la si considera - e dinamica.

Il segreto per trattare con la distanza tra dove sei e dove vorresti essere, per prenderti cura della tua integrità, è metterti comodo rispetto al disagio che questa distanza ti provoca.

La distanza brucia.

Più è ampia, più stressa e mette a dura prova le fibre della tua autostima.

Ti sentirai meglio ammettendo meglio che ti riesce di non essere al meglio.

Alcune persone faticano a sopportare la distanza, e hanno l'ansia di colmarla, anche a costo di fingere.

Le strategie della finzione funzionano come palliativi, ma la vera cura è un'altra.

Trovare la dignità delle proprie imperfezioni e aspirazioni, non la lucentezza di una falsa impeccabilità.

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