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giovedì 2 settembre 2010

Quella querula, fastidiosa, petulante critica interiore

L'idea
Ti è mai capitato di voler iniziare qualcosa di creativo - scrivere, dipingere, fotografare - e una vocina interna, querula e ipercritica ha iniziato a farti lo sgambetto, rovinando quel momento?

Attacca le tue speranze, mette in dubbio l'adeguatezza delle tue capacità, ostacola la tua partenza.

Nessuno ne è immune, e io stesso me la trovo davanti quando scrivo, organizzo i miei progetti, lavoro alle mie idee.

Il dubbio
In genere, dice cose del tipo:
  • dovrai scrivere/dipingere/scolpire/suonare/costruire/fotografare/filmare qualcosa di eccellente, interessante, straordinario
  • dovrai trovare un'idea che piaccia al maggior numero di persone
  • sarà molto difficile gestirla
  • sei sicuro di sapere bene come si fa?
  • avrai la dose giusta di creatività?
  • come puoi pensare di metterti a livello di quel grande scrittore/pittore/musicista ecc.?
  • non sai dove andare a parare
  • non sai come dare forma alla tua idea
A quel punto, la cosa più facile è mandare all'aria ogni proposito di dedicarmi alla creatività.

Nota come le parole di quella vocina interna sono tutte concentrate sulla reazione che potrebbero avere gli altri attorno a te, come esse si fondino sul desiderio di piacere agli altri, sulla speranza di esaudire le loro aspettative - o quelle che tu immagini siano le loro aspettative - e sulla paura di ricevere da loro critiche feroci.

Fidati del tuo cervello, respira e seguimi.


La soluzione
Per vincere questo nemico interiore, devi avere ben chiaro lo scopo che vuoi raggiungere con la tua creatività.

Uno scopo positivo, che può giovare agli altri, ma che non deve dipendere dalla loro approvazione.

Se trovi questo scopo, è fatta.

Così, quando ti dedichi alle tue passioni:
  • sii consapevole di ogni tuo gesto, respiro, pensiero, senza interferire, osservali
  • concentrati sul fatto che ciò che ti muove verso la creatività è l'amore per la tua arte
  • sposta la tua osservazione sui dettagli del tuo soggetto creativo, se stai scrivendo descrivi luoghi e personaggi, se stai dipingendo cogli ogni sfumatura di colore, se stai fotografando gioca con l'inquadratura fino a "tagliarla" nel modo giusto
  • esprimi la tua gratitudine per avere questa passione, ci sono persone che pagherebbero per avere cinque minuti del tuo blocco di scrittore/pittore/musicista e artista in genere, perché vorrebbe dire che anch'essi sono appassionati di qualcosa e non sono solo prigionieri delle incombenze
  • rischia, fai esperimenti, mettiti in gioco, cambia stile, tecnica, soggetto, con fiducia e amore per l'arte
Nota adesso come tutti questi pensieri siano invece radicati in te, la persona a cui deve piacere ciò che fai sei tu, la persona che deve gioire della tua arte sei tu, la persona a cui giova la tua opera sei sempre e prima di tutto tu.

Tutto qui: chiediti sempre chi è il beneficiario dei tuoi pensieri e subito la tua mente metterà a tacere quella querula, fastidiosa, petulante critica interiore.

5 commenti:

  1. E SE UNA NON SA QUALE TALENTO ABBIA, PUR SAPENDO DI AVERLO, CHE FA?
    SENZA CONTARE CHE COMUNQUE SI HA BISOGNO DI ESSERE RICONOSCIUTI IN QUEL CHE SI FA, DA NOI STESSI PRIMA, MA ANCGE DAGLI ALTRI SE RIESCONO A VEDERE.
    GRAZIE PER I TUOI ARTICOLI, SONO VERAMENTE INTERESSANTI.
    Ciao, Elena.

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  2. Ciao Elena e grazie per l'intervento.
    Un indicatore del proprio talento è il piacere che si prova nel fare una certa attività.
    Se poi a questo piacere si aggiunge il piacere degli altri per ciò che abbiamo prodotto ancora meglio, ma non è fondamentale, è un accessorio.
    A presto

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  3. Grazie,
    ho appena finito di leggere il tuo ebook sulla timidezza.
    E' vero che ascoltare empaticamente è importante, ma attenzione, se è reciproco mi va bene, ma ho notato che in realtà il più delle persone che si ascolta attentamente, non fanno altrettanto e a volte ti prendono in giro perchè sei una che ascolta e basta. E questo non mi va bene. E ascoltare a volte sempre le stesse cose è un consumo di energia psicologica, tenendo conto che spesso e volentieri le persone parlano e riparlano solo dei loro problemi e quindi diventi un solo il muro del pianto e poi grazie, vanno via più leggeri e chi ha ascoltato si appesantisce.
    Che ne pensi?
    Elena.

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  4. Grazie a te, Elena.
    Mi offri l'opportunità di fare una distinzione fondamentale.
    Ascoltare è un'abilità, come saper scrivere, disegnare, cucinare, cantare, ballare. Il saper fare una di queste cose non implica il doverle fare sempre e comunque, in ogni occasione, tutte le volte che qualcuno ce le chiede. Scegli il momento, ascolta innanzitutto te stessa, chiediti "sono davvero pronta a prestare il mio ascolto, la mia accettazione, la mia empatia a questa persona?", non farlo mai per dovere o perché altrimenti l'altro se la prende.
    Se hai bisogno di uno scambio più approfondito contattami via email, skype o attraverso il form dei contatti.

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  5. A dire il vero mi sono proprio rotta le scatole di ascoltare in tutti i sensi. Tant'è che in questo periodo faccio l'eremita e leggo leggo leggo. E tratto con me stessa. Molti non capiscono questo atteggiamento, anzi non lo accettano proprio. Ma in questo periodo è così.
    Anche se ho il blocco creativo nel disegno.
    Sono asociale? non credo. Timida? In apparenza, ma in sostanza sono HSP ( High Sensitive Person, che non è una malattia, ma un modo di essere genetico) Ma mi dà fastidio, nei gruppi dover assumere un ruolo, che è, di solito quello che gli altri mi vogliono far assumere perchè va bene a loro, ma non a me.
    Quindi meglio soli, che ar-ruolati.
    E' molto bella la metafora del giardino. E i bambini, è vero sono vitali in maniera spontanea, fino a che qualcuno non si insinua ad ar-ruolarli.
    Grazie per l'ascolto e la pazienza.
    Elena
    Elena.

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