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sabato 28 novembre 2009

La libertà di decidere verità o illusione?


La decisione è uno dei procedimenti più articolati e complessi che la nostra mente possa realizzare: nell'atto del decidere la mente confronta enormi quantità di dati provenienti dal mondo esterno con altrettante quantità di previsioni da lei stessa elaborate.

Durante le nostre giornate facciamo continua esperienza di due tipi di decisioni:
  1. in alcuni casi ci chiediamo quali vantaggi e quali svantaggi ricaveremmo da una nostra azione, quali punti di forza e quali freni hanno le possibilità tra le quali potremmo scegliere per arrivare all'opzione più conveniente: si tratta di scelte meditate.
  2. In altri casi adottiamo determinate azioni, compiamo certi gesti, eseguiamo precise procedure senza che la nostra mente controlli passo dopo passo queste azioni, questi gesti e queste procedure, come accade nei più elementari comportamenti motori o anche in sequenze complesse come preparare il caffè o guidare: si tratta di scelte automatiche.
Mentre la scelta meditata richiede un nuovo esame per ogni nuova decisione e ha una bassa prevedibilità, la scelta automatica si fonda sulle abitudini e ha un'alta prevedibilità.

Questo è un bene: se dovessimo impiegare tempo ed energia per decidere ogni mattina con quale piede scendere dal letto probabilmente prima di mezzogiorno saremmo sfiniti!

Le scelte automatiche funzionano però solo in situazioni che non richiedono l'investimento della propria identità, autostima e valore personale ma ad alcune persone può accadere, in momenti di particolare sensibilità e fragilità, di caricare di tensione le più piccole azioni come infilare una gamba nei pantaloni o girare la manopola di un rubinetto.

Come mai accade questo?


Qualsiasi organismo in buone condizioni neurovegetative produce e/o elabora un certo quantitativo di energia da bruciare.

L'energia della nostra mente deriva dallo stesso processo.

Ma l'energia mentale non viene spesa per intero nelle nostre azioni: tutti abbiamo sperimentato come la comparsa di nuove idee provochi una tensione che non si allevia fin quando non abbiamo l'occasione di realizzare quelle stesse idee pensate in precedenza.

Nel tempo trascorso tra l'ideazione e la realizzazione, la mente accumula l'energia fino a rilasciarla quando le condizioni sono favorevoli.

Se questo tempo si estende oltre una certa soglia, la mente non riuscirà a trattenere l'energia accumulata ed essa verrà impiegata dalla stessa mente con qualsiasi altra azione possibile.

I comportamenti ufficialmente definiti ossessivi derivano da accumuli di energia trattenuti per un tempo eccessivo senza che si creino le condizioni per un loro utilizzo ottimale.

Tra i due estremi della scelta meditata e della scelta automatica si pone un ventaglio di possibilità di varia natura.

Dai nostri genitori e dalle figure adulte di riferimento che nella nostra infanzia elegemmo nostri modelli abbiamo assorbito altre modalità decisionali:
  • alcune volte decidiamo in base a regole esplicite o implicite trasmesseci da queste persone
  • altre volte decidiamo sulla base di ciò che sarebbe piaciuto a queste persone, o perché in passato ci hanno fatto capire le loro preferenze o perché noi abbiamo attribuito loro certe intenzioni
Queste modalità riguardano in modo diretto il mondo delle nostre relazioni interpersonali.

Dalle prime relazioni con le figure adulte abbiamo incamerato precisi modelli di come dovrebbero avvenire gli scambi tra le persone e uno dei lavori più faticosi e appassionanti del crescere è passare dai modelli appresi a scatola chiusa dagli adulti a quelli costruiti da noi in prima persona.

Questo passaggio implica il confronto - e spesso il conflitto - tra i dati della realtà circostante e le memorie dei modelli ricavati da genitori, maestri e altre figure importanti:
  • alcune persone faranno prevalere i dati reali compiacendosi della loro capacità di scegliere il "vero"
  • altre saranno riluttanti nell'abbandonare i vecchi consigli e potranno addirittura sentirsi in colpa nel fare scelte diverse da quelle che avrebbero fatto i loro cari
Nel caso del senso di colpa, il meccanismo di accumulo energetico si ripete: una persona può continuare a riconoscere di aver scelto bene perché la realtà circostante è coerente con la propria scelta e nello stesso tempo sentirsi sempre più tesa perché la stessa scelta la sta portando su strade che i suoi genitori disapproverebbero amaramente.

Anche l'energia della colpa, accumulandosi, prima o poi cercherà un punto su cui far leva per scaricarsi generando forme di sofferenza psicologica.

L'esito di questi conflitti interni non è di necessità disastroso: nella maggior parte dei casi le persone riescono a equilibrare le forze in gioco e proseguire nella loro vita.

Tuttavia, poiché tutto il meccanismo si svolge al di sotto della soglia della consapevolezza, spesso l'essere umano si accorge di aver deciso quando la lotta interna è già avviata a conclusione.

In quel momento, egli riveste con spiegazioni a posteriori quella che ai suoi occhi pare una decisione meditata: il bisogno di cogliere il senso del proprio agire porta l'uomo a razionalizzare la sua esperienza e a costruire la sua verità.

ha ragione Karl Kraus quando dice:

le verità vere sono quelle che si possono inventare.

1 commento:

  1. Mi rendo conto che inventarsi una verità, è faticoso, nel termine di dispendio energetico psicofisico. Mi sento sfinita a dover affrontare nuove iniziative, perchè ho davanti a me l'incerto. Per il momento di totale incertezza, il rischio dell'incerto ci può stare, può essere valutato come un investimento sul prossimo futuro: cambiare lavoro, dare spazio ai propri progetti accantonati per esigenze altrui ecc. ecc. Provare a fare qualcosa di diverso non sempre è un male, anzi, tutta quella energia che andrebbe canalizzata in qualche psicosi, può confluire invece in un bel risultato: poichè a lungo ponderato, voluto, cercato e infine trovato. Il dispendio energetico è perfino immane, ma ne sarà valsa sicuramente la pena. Grazie per i preziosi consigli, come si dà a chi deve imparare a nuotare, tutto ad un tratto una piscina olimpionica: la paura di non farcela c'è, ma una volta arrivati al traguardo, voltarsi indietro significa aver superato gli ostacoli della Vita.
    Rovena.

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