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domenica 15 novembre 2009

I buoni propositi: facile averne, difficile mantenerli


Di buoni propositi spesso è lastricata la strada verso il nostro sconcerto, dopo il quale ci chiediamo: come ho potuto? Perché non ci sono riuscito? Dove ho sbagliato?

Sembra che a dar consigli siano buoni tutti, a volte, ma quegli stessi "tutti" sono i primi a non mantenere gli impegni con sé stessi.

Questo fenomeno ci accade nelle più svariate situazioni, a prescindere dalla loro importanza: ci ripromettiamo di chiamare qualcuno e non lo facciamo - proprio non ci va di stare lì a scambiarci affetto! - , da domani ci mettiamo a dieta e quel domani si sposta sempre di un giorno, di una settimana, di un mese - mentre "oggi" è sempre "buono" da mangiare! - , vogliamo sperimentare quella nuova tecnica che in una settimana ci farà sentire migliori salvo poi preferire di sentirci più comodi restando come siamo - che noia stare lì a visualizzare, a sincronizzare il respiro, a scrivere con la mano non dominante, soli, per giunta, e alle cinque di mattina perché nel resto della giornata ho cose più serie da fare! - .

Ci ripromettiamo un mare di cose senza farle progredire neanche di un passo, a volte sapendo in anticipo di non farle.

Quali sono i motivi di questo tirarci da soli la zappa sui piedi?


Le motivazioni possono originare da apprendimenti, abitudini, tendenze caratteriali.


Possiamo però iniziare a individuare quali sono i blocchi più fequenti.

Conoscere il nemico potrebbe indicarci anche la strada per batterlo.
  1. Hai smesso di dare acqua alle tue piante. la metafora indica in modo chiaro che la risoluzione di problemi o il raggiungimento di obiettivi è qualcosa di vivo, ha bisogno di essere preso a cuore, di essere nutrito, come una pianta ha bisogno di attenzioni costanti.
  2. Siamo bravi perché ce lo hanno detto gli altri. Non funziona mai. Gli unici complimenti validi sono quelli che ci facciamo da soli. Se abbiamo intrapreso un buon proposito su suggerimento di un'altra persona, nove volte su dieci lo abbandoneremo molto ma molto presto perché non è il nostro.
  3. La sterzata è troppo forte. Imparare dagli altri è un buon modo per allargare le proprie abilità. Tuttavia, non dovremmo mai forzarci ad adottare modalità di vita troppo distanti dalla nostra indole solo perché ammiriamo il successo altrui. Rischiamo di andare fuori strada perché la nostra macchina non è adatta.
  4. All'ultimo momento non ce l'abbiamo fatta. Premesso che se fai ciò che hai sempre fatto otterrai ciò che hai sempre ottenuto, come dice Anthony Robbins, purtroppo la mente umana proprio non vuole convincersi che nella vita esiste solo la paura e non il coraggio, che altro non è se non la paura superata ma nessuno può superare le nostre paure al posto nostro.
  5. Abbiamo creduto ai nostri occhi. Nel senso che non abbiamo visto subito risultati e abbiamo preso questo fatto come prova dell'inutilità del nostro agire. Ma ci sono cambiamenti la cui realizzazione avviene solo oltre un certo valore di soglia e finché non accadono noi non potremo prevedere con esattezza né il luogo né il momento, come l'acqua messa a bollire: impossibile sapere in quale punto esatto della superficie comparirà la prima bolla, eppure sappiamo che accadrà.
  6. Evviva il positivismo! Abbiamo mollato perché tenere attivo il nostro buon proposito richiedeva una dose di "fede cieca" troppo contrastante con la razionalità alla quale siamo stati sacrificati nella nostra formazione personale, anche se oggi siamo nell'epoca della verità intesa come utile e non come dato assoluto, per cui se la mia "credenza" mi è utile a inquadrare la mia realtà come un luogo positivo e pieno di opportunità dovrei continuare a crederci.
Al prossimo buon proposito, ricordiamoci di avere la possibilità di plasmarli come occasione di crescita e cambiamento.

Come insegna Epicuro:

l'uomo non è figlio delle circostanze ma sono le circostanze le creature dell'uomo.

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