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domenica 15 novembre 2009

Pavlov, il cane e i nostri condizionamenti quotidiani


Nel 1904 Ivan Pavlov si vide assegnare il premio Nobel per la medicina.

Tre anni prima aveva iniziato la sua famosa ricerca sull'acquolina in bocca dei cani alla vista - anzi, all'idea! - di una bella ciotola di carne.

L'esperimento, in breve, era così:
  1. Ogni volta che il cibo viene mostrato al cane, Pavlov fa suonare un campanello
  2. Il cane reagisce in maniera naturale con un aumento della salivazione
  3. Gli viene dato il cibo mostrato
  4. La volta successiva, viene suonato il campanello senza tuttavia mostrare subito il cibo
  5. Il cane reagisce al suono in maniera equivalente al cibo, con la salivazione
In pratica, lo stimolo naturale - incondizionato - del cibo produce una reazione istintiva - incondizionata - nell'animale.

Fin qui, tutto tranquillo.

Il campanello, associato allo stimolo naturale, diventa stimolo artificiale - condizionato - cambiando anche la natura della risposta del cane, una risposta indotta - condizionata - e riproducibile.

Il cane, in un certo senso, "crede" alla capacità predittiva del campanello.

Chiunque abbia un animale domestico può constatare questo fenomeno: il mio solo mettere un piede in cucina - stimolo condizionato - fa reagire il mio cane o il mio gatto con una preparazione al pasto - riposta condizionata - e se io cambio idea e non entro più in cucina, l'animale resta... interdetto!

Sta lì, ci guarda come per dire: sbaglio, o stavi per darmi quei succulenti bocconcini..?

Infatti, una delle regole per rafforzare il condizionamento è fornire la ricompensa in modo saltuario: quando il cane NON riceve il cibo non riuscirà a spiegarselo MA crederà che il motivo sia qualche errore nella sua preparazione a riceverlo!

La letteratura su questo fenomeno è molto ampia ma quello su cui vorrei soffermarmi è lo stimolo incondizionato, naturale, dal quale parte tutto (nel nostro esempio, il cibo).




Quanti di noi mangiano a mezzogiorno o alle venti perché hanno fame?

Sono certo che non si tratti della totalità, io stesso ho mangiato ai pasti regolari appunto perché sono regolati!

Durante la crescita dei nostri cuccioli, i pediatri ci offrono tabelle e procedure su come rendere regolari i pasti dei piccoli in modo da sincronizzarli con i nostri al solo scopo di rendere più gestibile il quotidiano.

Ma vale solo per il cibo?

Stiamo parlando di stimoli incondizionati, ossia di stimoli per la soddisfazione di bisogni naturali.

Esiste un condizionamento alla Pavlov anche per quei bisogni più elevati, come i bisogni di appartenenza, di stima, di autorealizzazione, come li chiama Maslow?

Nel soddisfare il bisogno di appartenenza, proviamo la sensazione di un accordo tra la nostra identità e il modello di persona incarnato dall'identità degli altri membri di un gruppo.

Il modello fa da stimolo incondizionato, il mio avvicinarmi per constatare la somiglianza tra me e quel gruppo è la mia risposta incondizionata.

Ma tutto questo accade in un contesto: un bar, un circolo, un'associazione, anche un angolo di strada.

L'elemento contestuale fa da stimolo condizionato, così la volta successiva, per sentirmi identitario inizierò riallacciandomi a quel contesto prima che alle persone trovate al suo interno.

Se poi in quel contesto vengo accolto da segnali di apertura e riconoscimento come sorrisi e attestazioni verbali di benvenuto, essi saranno stimolo incondizionato per la soddisfazione del mio bisogno di stima, stimolo al quale risponderò con l'acquolina in bocca della mia voglia di sentirmi accettato e considerato.

Ecco che il contesto, il luogo dove mi trovo, o il nome collettivo del gruppo, dell'istituzione o della microcultura sotto il quale tutto ciò avviene, si carica del valore di stimolo condizionato per la mia stima e io mi sentirò una persona migliore tutte le volte che ricollegherò me stesso a quel contesto.

A quel punto, potrò addirittura avere un ruolo attivo al suo interno, compiere azioni per aumentare il mio prestigio, riuscendo a soddisfare forse il mio bisogno di autorealizzazione.

Al solito, i segnali di apprezzamento faranno da stimolo incondizionato, le iniziative e il coraggio che avrò saranno la mia risposta incondizionata, il contesto si caricherà ancor di più rafforzando il suo valore di stimolo condizionato producendo la mia risposta condizionata di fedeltà ad esso.

E se un giorno mi trattano male?

E se la dose di accettazione, stima, soddisfazione qualche volta è inferiore alle mie aspettative o è nulla?

Nessun problema, per la nostra mente condizionata: come il cane che non riceve cibo una volta pensa che dipenda da una sua cattiva preparazione, così noi penseremo di aver sbagliato qualcosa, forse siamo andati al club con un sentimento inopportuno, forse siamo stati poco aperti con gli altri, forse è solo una giornata storta...

L'intermittenza della ricompensa, insomma, è l'anticamera della... superstizione!

Non si tratta solo di cani.

Accade anche a noi, più spesso di quanto pensiamo.

Accade crescendo, in famiglia, negli studi, al lavoro, nelle nostre passioni, nei nostri interessi.

Ma non sempre accade a nostro vantaggio.

Ricordate, io posso togliere quel piede dalla cucina e lasciare il mio cane lì imbambolato in attesa che io decida il suo destino.

Chi detiene gli stimoli dei nostri condizionamenti?

Da chi o da che cosa dipende la soddisfazione dei miei bisogni attraverso le mie risposte?

Il meccanismo descritto, infatti, è lo stesso delle religioni confessionali, dei gruppi chiusi, dei multilevel marketing, di cose come Scientology, dei truffatori, dei rubacuori, delle arrampicatrici sociali ecc.

In tutti questi casi e in altri, qualcuno o qualcosa ci mostra qualcos'altro che fa scattare in noi un avvicinamento naturale: la possibilità di benessere, di una identità, di guadagno, di potere, di vantaggio economico, di felicità sentimentale, di favori sessuali...

Nel godere di questi vantaggi, la persona o il gruppo o la struttura da cui è arrivato lo stimolo diventa essa stessa stimolo condizionato al quale probabilmente continueremo a reagire in modo condizionato.

Pavlov meritava sì il Nobel, ma per averci fatto capire come funziona... il plagio!

Per fortuna ci sono delle condizioni che annullano il condizionamento.
  1. Se l'intervallo tra la mia risposta e la ricompensa è troppo ampio inizierò a dubitare della correlazione tra le due cose.
  2. Se la ricompensa non arriva per troppe volte smetterò di aspettarla.
  3. Se frequento molti contesti diversi, è molto difficile che si possa instaurare un condizionamento perché le sequenze di eventi che esperirò saranno troppo diverse tra loro per farmi pensare a una regolarità.
Il primo caso è ben esemplificato dal detto: meglio un uovo oggi che una gallina domani.

Il secondo caso lo ritrovo in un vecchio adagio della mia terra: chi 'e speranza campa, disperato more.

Nel terzo caso riecheggia il monito del grande Heinz Von Foerster: agisci sempre per aumentare il numero di scelte.

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