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martedì 3 novembre 2009

Le relazioni sociali: possibili combinazioni

Quante combinazioni sono possibili nelle relazioni sociali?

Quali principi regolano l'interazione dei membri di una società?

In che modo individui appartenenti allo stesso ambiente culturale - quindi con un tessuto comune di valori - riescono a prendere posizioni differenti e tuttavia contribuire alla conservazione del sistema di cui fanno parte?

Gli studi antropologici hanno consentito alla sociologia contemporanea di fare molti passi avanti nell'affinare i suoi strumenti di indagine e analisi.

Ma come possiamo classificare le interazioni delle quali siamo protagonisti ogni giorno per tutta una vita?

Proprio grazie agli studi di ricercatori come Margaret Mead e Gregory Bateson è stato possibile pervenire a una tipologia delle relazioni sociali - cioè di ruolo - all'interno di una cultura

Il principio di base è la complementarietà delle relazioni sociali.



I ruoli sociali, infatti, sono funzioni necessarie ai sistemi culturali e il loro bilanciamento tiene in vita l'intera cultura - ossia l'insieme di comportamenti, ruoli e valori su cui puoi leggere l'articolo correlato - nella quale si esplicano.

Così tutti noi cittadini siamo continuamente chiamati a occupare ruoli nel tessuto sociale e ogni ruolo è bilanciato da altri cittadini che rivestono altri ruoli, complementari ai nostri.

Con questa visuale, non è tanto importante il ruolo di un singolo, bensì che ci sia almeno un singolo a ricoprire quel ruolo.

Così le categorie sociali finiscono per coincidere con le attività, le professioni, i lavori che tutti noi svolgiamo e - più in generale - con i compiti ai quali assolviamo.

Perciò avremo dei medici ma anche dei pazienti, avremo insegnanti ma anche studenti, fino alle relazioni naturali dove troveremo genitori ma anche figli ecc.

Poiché i ruoli sono gerarchicamente più importanti di chi li occupa, il sistema culturale non preserva l'assegnazione dei ruoli ai singoli ma consente ai suoi membri di assumere diversi ruoli nell'arco del tempo o addirittura nello stesso tempo.

Basti pensare ai vari ruoli che un genitore deve assumere nei confronti del figlio: occuparsi della sua sopravvivenza, assumersi - o non assumersi! - la responsabilità di dargli delle regole, essere un modello o un esempio ecc.

L'insieme delle relazioni sociali in un sistema culturale può essere però suddiviso in tre tipi di scambio relazionale complementare:



  • Autorità/sottomissione
  • Assistenza/dipendenza
  • Esibizionismo/ammirazione
Quindi ogni relazione sociale, prescindendo dalla cultura nela quale si realizza, ricadrà in uno di questi tre tipi di scambio complementare, nei quali un individuo, un gruppo o un'istituzione ricoprirà un ruolo, mentre un altro individuo, un altro gruppo o un'altra istituzione ricoprirà il corrispondente ruolo che completa lo scambio relazionale.

Si può ben capire dunque che la relazione medico/paziente si caratterizza per il fatto che il medico assiste e il paziente fa dipendere da questa assistenza la sua salute, per questo la relazione medico/paziente risponde allo scambio assistenza/dipendenza e lo stesso si può dire della relazione genitore/figlio.

Altrettanto facile capire che la relazione insegnante/studente può essere contemplata come scambio di esibizionismo/ammirazione nel momento in cui l'insegnante si propone come modello e guida, oppure come uno scambio di autorità/sottomissione quando lo stesso insegnante o l'intera istituzione scolastica prescrive regole di convivenza alla comunità di studenti.

Il fatto che tra due individui, o gruppi, o istituzioni e - perché no? - tra due stati nazionali i rapporti possano attraversare delle crisi può essere letto anche come il risultato di scambi relazionali multipli e incompatibili, quando la relazione è caratterizzata da più di uno dei tre scambi possibili.

Che questo fenomeno poi generi dei concetti educativi piuttosto ambigui - per esempio un genitore o un educatore che dica "ti punisco (autorità/sottomissione) per il tuo bene (assistenza/dipendenza)" - è abbastanza comprensibile: la forza del sistema culturale sovrasta spesso la nostra capacità di agire in autonomia.

In definitiva, sapere bene quale ruolo complementare stiamo occupando e poter scegliere o di continuare a sostenerlo o di cambiare gioco può essere un primo importante passo verso la libertà personale.

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