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domenica 26 febbraio 2012

Ricorrenze/2: John Bowlby

Durante i miei studi per diventare counselor feci presto a innamorarmi di Bowlby perché per me rappresentava il punto di svolta definitivo tra l'epoca freudiana e i nuovi corsi della psicologia applicata.

Nato il 26 febbraio del 1907, John Bowlby si presentò a trentatré anni alla società psicoanalitica britannica con un'idea molto innovativa, che suscitò non poche reazioni, in primis da parte di Melanie Klein.

Partendo dagli studi sull'imprinting di Lorenz, Bowlby ipotizzò che le condizioni ambientali dei primissimi anni di vita - e non le fantasie e le elaborazioni psichiche - determinassero i futuri modelli comportamentali del bambino prossimo adulto disturbato.

Siamo sempre nel paradigma del passato che spiega il presente, ma lo psicoanalista britannico sposta il focus dalla dimensione interiore dell'individuo a quella esteriore.

Tutti gli approcci psicologici che compiono questo coraggioso atto epistemologico, da una parte si avvicinano alla possibilità di interventi più concreti nella vita delle persone, e dall'altra si espongono al facilissimo rischio di colpevolizzare condizioni di vita o addirittura persone che determinerebbero i disagi.

Poiché l'equazione infanzia difficile=disturbo psichico era ormai consolidata, la teoria di Bowlby individuava nella madre o nella figura genitoriale di riferimento la discriminante per la buona o cattiva riuscita della stessa infanzia.



Attaccarsi humanum est
Curiosamente, Bowlby spiega che l'importanza del rapporto madre-figlio sarebbe in realtà biologicamente determinata, quindi a un livello ancor più insondabile di quello psichico.

Per Bowlby, la specie umana è caratterizzata dal bisogno di attaccamento dei figli alle madri.

Ciò implica la necessità di soddisfare questo bisogno per almeno i primi due anni di vita del bambino.

È chiaro che la rottura di questo legame nell'arco del biennio iniziale comporta seri problemi a lungo termine nella vita del bambino.

Fenomeni come la delinquenza, il ritardo intellettivo, la tendenza alla violenza, la depressione e varie forme di anaffettività dipenderebbero direttamente dalla deprivazione materna nel periodo suddetto.

Arrivare in mezzo agli psicoanalisti e affermare che tutta questa congerie di disturbi dipendono molto semplicemente da rapporti genitoriali manchevoli - il che implica che si possano prevedere se non addirittura correggere - non dev'essere stato facile per Bowlby, così come non fu per niente gradito per molti che lo ascoltarono.

Eppure, tranne il padre della psicoanalisi, nessun altro grande nome di questa scuola ha regalato un pensiero così fecondo.

La teoria di Bowlby, infatti, è stata oggetto di tantissimi esperimenti, sviluppi, rielaborazioni, e ancora oggi è un parametro fondamentale per tutte le figure professionali a contatto con il mondo dell'infanzia, dagli psicologi infantili agli psicomotricisti, da chi lavora in asili e scuole a chi affronta ogni giorno sfide pedagogiche.

Quarantaquattro alla quarantaquattresima...
Nonostante l'impatto non facile, a Bowlby venne comunque concesso di approfondire i suoi studi nell'ambito della British Society, sotto la presidenza Winnicott, e nel 1944 egli pubblicò uno studio su 44 ladri minorenni, comparati ad altri 44 ragazzi a fare da gruppo di controllo.

Analizzando le condizioni del rapporto madre-figlio vissuto dai soggetti, Bowlby rilevò un maggior numero di deprivazioni materne nelle infanzie vissute dai ragazzi autori di furti, con una prevalenza in quelli che egli stessò giudicò caratterizzati da quell'anaffettività che per lo psicoanalista britannico costituiva in pratica un sintomo predittivo (e Bowlby batteva così tanto su questo tasto da essere accusato egli stesso di anaffettività e quindi di proiettare sui ragazzi esaminati i suoi stessi problemi).

Oggi lo studio sui Fourty-four juvenil thieves non ha più grandissima valenza clinica, soprattutto perché al massimo mostra una correlazione, non certo un rapporto di causa-effetto, ma fu il primo di una serie di studi zelanti condotti nel mondo dell'infanzia che hanno contribuito a rimettere in pareggio l'equilibrio tra educazione alla disciplina - retaggio del passato -  ed educazione affettiva.

Bowlbiani di tutto il mondo...
Troppo facile dirsi pro o contro le idee dello psicoanalista inglese, perché se da una parte è innegabile un eccesso di semplificazione teorica, dall'altro si avverte la sua urgenza nell'intervenire al fine di cambiare davvero le condizioni di salute delle persone.

Che piaccia o no, Bowlby è uno dei principali fautori di un diverso modo di guardare alla psicologia evolutiva ed è al suo impegno che si può far risalire tutto ciò che nei paesi occidentali si fa con i servizi sociali e tutta l'attenzione alla persona che ormai nelle scuole si respira, fino all'appiattimento a discapito della didattica, ma questo non è colpa di Bowlby, così come Freud non è responsabile di tutti quei romanzi e film su maniaci sessuali che da bambini hanno visto - o immaginato - i genitori in strane performances erotiche.

Forse Bowlby ha lasciato un'eredità indiretta ancora più forte, vista l'elaborazione di strumenti come la Strange Situation di Mary Ainsworth o la Adult Attachment Interview di Mary Main, cardini di qualsiasi psico-formazione contemporanea costruiti proprio con l'intento di comprovare e sviluppare la prolifica teoria dell'inglese.

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