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giovedì 3 luglio 2014

Qui e ora: il tempo della mente

Il principio del qui e ora è ancora molto in voga, sebbene abbia parecchi anni.

In realtà, presso i latini esso nasce come sprone ad agire, ma poi con l'esistenzialismo si trasforma in principio filosofico per vivere un tempo non infinito, causa di sofferenza.

Apprezza il momento, non buttare il tuo tempo stando nel passato che non c'è più o nel futuro che non c'è ancora, stai in ciò che c'è. Se lavi i piatti, lava i piatti e basta!

A questo punto, se sei abbastanza fortunato da trovare piacevole questo ragionamento, tutto fila liscio: in fondo esso mira al tuo benessere.

Se però dovessi anche solo un attimo dubitare della sua efficacia, ti troveresti nel bel mezzo di un dilemma: nel dubbio, sei ancora nel momento presente, e quindi fai bene a dubitare, o ne stai uscendo e per questo ti viene il dubbio e il conseguente disagio?


Stare nel presente, nel qui e ora, è un'esperienza importante, ma posso ricordare altrettanto appaganti viaggi della mia mente in momenti passati o in fantasie sul futuro (che poi, ricordarsi di aver in passato avuto fantasie sul futuro e farlo con la consapevolezza del presente è un bel paradosso).

Guardare il mio passato, a volte, mi ha permesso di scoprire meccanismi disfunzionali, dai quali sono potuto uscire.

Gettare uno sguardo al futuro, poi, mi serve per capire dove applicare meglio qualche importante lezione e cosa stare attento a evitare d'ora in avanti.

Rimanere in un presente continuo potrebbe significare perdere fili narrativi,  non riconoscere il valore di certe relazioni, attraversare esperienze dissociate tra loro, come accade a causa di certe malattie, e vivere con un'impulsività che va in direzione diametralmente opposta alla maturità (e questo accade costantemente ai pazienti, anzi, ai clienti delle psicoterapie umanistiche nella loro iniziale luna di miele, durante la quale cominciano a sentire il coraggio di dire a chiunque tutto ciò che gli passa per la testa, pur di celebrare lo stare nel qui e ora).

Ma no, non hai capito, dicono, è ovvio che la tua mente andrà ancora nel passato e nel futuro. Ma resterà presente a questo, incluso il passato e il futuro. Quando lavi i piatti e ti ricordi qualcosa, lava i piatti ricordando quel qualcosa e basta!

Non capisco allora che cosa vuol dire rimanere presenti andando nel passato o nel futuro.

Vuol dire non giudicarli, ma apprezzare qualsiasi cosa la tua mente incontri.

Qui le nostre strade si allontanano, non funziona così per me. Giudicare dove va la mia attenzione mi dà dei benefici. E quando non approvo i pensieri ai quali la mia mente presta attenzione ho l'occasione di migliorarmi.

Allora stai con questa riflessione!

Giusto!

Qui e ora può capitare che io non sia poi così contento di dove finisce la mia attenzione.

E sono felice di avere sentimenti contrastanti riguardo alle cose sulle quali si focalizzano i miei pensieri, perché così posso ricalibrarli.

Se mentre lavo i piatti penso a una questione di lavoro che magari si rivelerà decisiva non posso che esserne lieto, e questo non vuol dire non essere presenti.

Se sono in mezzo alla gente, con gli amici, ma sento che preferirei starmene a guardare un film in tranquillità, apprezzo questa presa di coscienza, il disagio che ora so ne deriverà, e vado avanti.

Il mio qui e ora è una porta, ci entro, ci esco e ci rientro tutte le volte che ne ho bisogno.

Apprezzo questo modo di viverlo, comprese le volte nelle quali lo apprezzo un po' meno.

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