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martedì 11 febbraio 2014

Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale...

La rete stavolta ha fatto centro: il destino di Marius, il cucciolo di giraffa soppresso nello zoo danese, in questo caso ha giustamente stuzzicato l'indignazione del pubblico di internet e dei social network, per una volta a favore di una vera questione morale.

Sarà perché gli animali sono meno complicati degli uomini e anche a noi riesce di pensarci senza troppe sovrastrutture, ma trovare il bandolo giusto e quello sbagliato della matassa non sembrava così difficile, sebbene gli scienziati dello zoo abbiano "toppato" clamorosamente.

Il "capolavoro" si è svolto in questi termini: un cucciolo di giraffa, maschio, di 18 mesi, dopo il colpo di pistola è stato sezionato per esaminarlo e la carcassa regalata ai leoni - e fin qui siamo al Grand Guignol - ma tutto questo splendore è stato contemplato da pubblico pagante, con una nutritissima presenza di ragazzi e bambini.

Praticamente abbiamo buttato nel water cent'anni di pedagogia ed evoluzione sociale e civile, oltre ad aver dimostrato di essere inadeguati quando ci vogliamo sostituire alla natura.

Il bello è che il direttore si è giustificato quasi "incolpando" il cucciolo, nato purtroppo da un rapporto endogamico, cosa vietata nei giardini zoologici europei.

Prima di dire che si tratta di una "boiata" pazzesca bisogna comprendere del tutto questa posizione.

In fondo, sostengono i "creativi" di questo happening, al cucciolo non è successo nulla di troppo differente da ciò che gli sarebbe potuto accadere allo stato brado: una vita stressante, condita di paura, sotto un'incombente pericolo di morte violenta.

Condizione alla quale cerchiamo di sottrarci noi umani - con risultati non sempre brillanti - coi nostri sistemi di leggi, protezione dei diritti dei più deboli, meccanismi di rifornimento di provviste, igiene e profilassi regolamentate per preservare salute e sopravvivenza.

Qui sta il punto: uno zoo non è altro che l'estensione di questi benefici agli animali, non è affatto la riproduzione della natura.

Gli animali, Marius compreso, non scelgono di stare lì dentro a farsi vedere dai bambini paganti.

Li teniamo rinchiusi per farli riprodurre, per ammaestrarli, per studiarli, persino per far divertire il pubblico.

Per far fronte a questo senso di colpa, cerchiamo di trattarli con modi più umani, risparmiando loro la brutale esperienza di una vita selvaggia.

In pratica, quello che è successo allo zoo di Copenaghen non ha nulla a che fare con la natura, ma è andata a finire in maniera del tutto coerente con i modi e le finalità di un intrattenimento sanguinoso, come pare facessero i romani.

Non è che la questione dell'endogamia sia nata la settimana scorsa, per cui ci si è trovati impreparati.

Da millenni gli allevatori hanno affrontato e gestito il problema, prevalentemente usando un sistema ancora oggi in voga: castrazione e sterilizzazione.

Se per qualche impedimento pratico o per qualche principio morale non si può ricorrere a questi mezzi, allora si può sempre allontanare l'animale dal branco, prima di pensare subito ad accopparlo (e offerte di ospitalità ne erano arrivate, dal mondo circostante).

Da successivi approfondimenti pare però che il direttore abbia spiegato  meglio: il problema sarebbe il patrimonio genetico del cucciolo, già presente in altri esemplari, quindi di troppo.

C'era un tizio, una settantina d'anni fa, in Germania, che faceva discorsi affini sulle razze.

Il principio pseudo-scientifico alla base della "genialata" mi pare abbastanza smontabile, insomma.

Purtroppo, la vera questione non sta tanto nella morte del cucciolo, e nemmeno nella pistola o addirittura - inorridite inorridite! - nel darlo ai leoni.

Il guaio è che tutto questo è stato mostrato ai visitatori, a tanti bambini, e chissà quanti di loro sono tornati a casa convinti che uccidere un animale per divertimento sia legittimo, che fare un'autopsia voglia dire macellare un corpo sotto gli occhi di persone munite di biglietto, che vedere i resti maciullati e sbranati da altri animali sia piacevole.

A chi vorrebbe sostenere che nel medioevo le autopsie pubbliche erano uno spettacolo molto seguito e con alte finalità istruttive bisognerà allora ricordare che persino Hitler giustificava il suo progetto di eccidio degli ebrei prendendo esempio dallo sterminio degli indiani d'America, in una catena a ritroso di brutalità.

Fa quasi ridere per non piangere l'ulteriore giustificazione dei danesi, quando affermano che centinaia di cervi vengono uccisi per tenere sotto controllo la loro popolazione.

Non sai se rimanere senza parole o fare un corso accelerato di lingue scandinave per dirgliene di tutti i colori.

A Copenaghen puoi senz'altro lasciare per strada la bicicletta senza incatenarla e star sicuro di ritrovarla il giorno dopo, ma la sera i cuccioli è meglio tenerseli in casa?

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