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domenica 2 dicembre 2012

Quando litigare fa rima con amare



 Ogni coppia si trova periodicamente a discutere: soldi, sessualità, educazione dei figli, gestione del tempo e così via.

Il problema, per molte di queste coppie dalla discussione facile, non è il confronto d'opinioni, ma il fatto che le discussioni si trasformano in litigi senza risolvere la questione di partenza.

Simili disaccordi assumono la forma di una spirale e girano a vuoto anche per ore e ore.

La coppia che litiga arriva quasi sempre a un nulla di fatto, un impasse che non riguarda più un argomento di convivenza ma coinvolge i sentimenti, l'immagine e la stima reciproca, le intenzioni dell'uno verso l'altro.

Insomma, l'amore tra i due.

In realtà, questo incidente non capita in maniera lineare, ma spesso con il colpo di scena.

Moltissime coppie discutono - nel senso che confrontano le proprie idee - e arrivano a un passo dalla soluzione, ma poi qualcosa va storto e la discussione si tramuta in litigio.

Così le parole si fanno più rabbiose, i contendenti si mettono sulla difensiva, e alla fine si allontanano, o meglio, uno dei due decide che con te non si può parlare.

Questo naturalmente apre il baratro dell'incomunicabilità, della mancanza di un senso di vicinanza e affiatamento e quindi della ricerca di altre soddisfazioni, adulterio compreso.


L'amore litigarello
Spesso i partners, nel tentativo di centrare l'obiettivo delle loro discussioni, sbagliano mira.

Se davvero le discussioni fossero solo l'occasione di confrontarsi su un problema per risolverlo, basterebbe una semplice strategia di problem solving.

Ma come moltissime persone sanno bene, parecchie discussioni prendono il largo dal problema di partenza e vanno ad arenarsi sul modo in cui si discute, cercando in questo i punti deboli dell'avversario.

Qualsiasi strategia per risolvere problemi nella concertazione e nella risoluzione del conflitto richiede la comprensione del punto di vista altrui.

Facendo dietrologia sul modo in cui l'altro discute e vedendo in esso intenzioni malevoli, è impossibile comprendere come l'altro sta vedendo e vivendo la situazione.

Ci sono persone che discutono con la sincera intenzione di trovare un compromesso e ripristinare l'equilibrio.

Ma ce ne sono altre che invece hanno un approccio più deciso e puntano dritte ad avere l'adesione dell'altro alle proprie idee, cercando anche d'imporsi.

Infine, ci sono persone evitanti, che preferirebbero saltare quel passaggio, temendo la discussione come possibile detonatore dell'equilibrio di coppia.

In tutti e tre i casi, la soluzione al problema non c'entra: sono tre stili di approccio interpersonale, e le persone che utilizzano questi stili lo fanno sempre, in ogni relazione, anche occasionale.

È sugli stili reciproci che la discussione finisce per spostarsi e gli aspetti positivi delle tre modalità diventeranno l'elemento accusatorio: il cercatore di compromessi diventerà quello che cerca sempre di mediare e non si lascia mai andare, la persona impositiva sarà quella con la quale non si può discutere e l'evitante sarà il chiuso e inespressivo di turno.

I membri della coppia attaccheranno assurdamente le caratteristiche che invece fin dall'inizio hanno determinato la scelta reciproca alla base della relazione.

Come si esce dalla trappola?
Innanzitutto, rendendo l'approccio più morbido.

Nelle discussioni di coppia efficaci, le parole sono meno aspre, il che non impedisce di esprimere eventuali disaccordi, ma evita l'innescarsi del meccanismo negativo.

In secondo luogo, la discussione è vissuta come fenomeno di coppia, e nessuno dei due membri deve abbandonarla e voltare le spalle all'altro, anche se lo scambio si fa delicato.

Sembra una baggianata, ma evitare di allontanarsi dalla persona con cui si discute, facendo a meno di voltargli le spalle o di deviare lo sguardo, è il primo passo non verbale per rafforzare il senso di collaborazione.

Da questa forma fisica di partecipazione, sgorgherà più facilmente quella verbale, l'interesse per ciò che pensa l'altro, le domande reciproche per sapere quali sono gli elementi ai quali l'altro tiene.

Se l'amore è volere il bene dell'altro, l'atteggiamento fisico di allontanamento comunicherà inevitabilmente disamore, e questo è da evitare.

Infine, per portare a termine una discussione in maniera fruttuosa e benefica per la coppia, bisogna lavorare per scoprire i significati nascosti.

Una vecchia prescrizione comportamentale della terapia strategica ordinava alle coppie in crisi di scegliere una stanza della casa per litigare e di fermare qualsiasi discussione prima di aver raggiunto la stanza deputata.

Questa interruzione funzionava non solo spezzando la tensione reciproca - spesso le coppie finivano per ridere di loro stesse che, tutte imbufalite, si fermavano per dirsi aspetta, prima di scannarci dobbiamo andare nello sgabuzzino! - ma anche portando i partners a chiedersi come mai c'era tutto quel fervore.

Il surriscaldamento della discussione è l'elemento che incendia il litigio: se sappiamo fermarci e chiederci reciprocamente come mai i toni si stanno alzando con tale intensità, spesso comprendiamo subito che a far scattare la guerra è la percezione di una minaccia da parte dell'altro.

In questo modo, l'altro può rassicurare sulle sue intenzioni e i toni possono tornare più facilmente a un livello adatto alla soluzione dei problemi.

Anche se il mito della coppia che non litiga mai è duro a morire, la realtà è un'altra: non c'è coppia che non discuta, ma alcune coppie sanno interrogarsi sul perché di tanto accanimento su un argomento di discussione.

Senza andare nello sgabuzzino...

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