Pagine

sabato 29 settembre 2012

Scrivi che ti passa!

C'è una profonda connessione tra la scrittura e la nostra salute.

Tenersi dentro pensieri, sentimenti e ricordi di quanto accaduto aumenta il rischio di incorrere in disagi più o meno gravi.

La scrittura però non è solo un modo catartico di buttare fuori un peso, ma è una traduzione in un altro linguaggio, un'operazione di modellamento creativo, un modo di governare ciò che abbiamo dentro attraverso il medium della scrittura.

Il primo effetto del raccontare in forma scritta i propri pensieri ansiogeni è il rilassamento fisico e il riequilibrio del livello di stress.

La sensazione di poter in qualche modo influire sugli effetti patogeni delle proprie ansie attraverso la scrittura, riduce il rischio di forme depressive, oltre a migliorare in generale la propria consapevolezza cognitiva.

Ma è col tempo che viene il bello: scrivere, ritornando più volte sullo stesso tema, accresce la comprensione di quanto ci è accaduto e di chi siamo, due caratteristiche che aprono la porta alla salute mentale.


Con la scrittura conferiamo un senso agli avvenimenti provati sulla nostra pelle e, come quando conosciamo inizio, sviluppo e fine di una storia e per questo sentiamo di possederla, così comprendere per filo e per segno le storie vissute ci permette di non farci sovrastare da esse.

La scrittura ripetuta sugli eventi che ci hanno scosso è come allenarsi a combattere sempre lo stesso avversario: prima o poi, arriviamo a capirne i comportamenti tipici, quindi a pararne i colpi e soprattutto ad assestare i nostri nella maniera più efficace.

Invece di ruminare sugli episodi che ci hanno indebolito, la scrittura ci permette di ridurli in sequenze narrative chiuse, come dei pezzi che possiamo maneggiare con più agio, trovarne la soluzione ed eventualmente rimuoverli una volta completati, come facciamo con le storie che abbiamo ormai letto e capito e che ci limitiamo a ricordare senza andarle a rileggere di continuo.

Per usare la scrittura terapeutica bisogna però scrivere con alcuni accorgimenti: l'episodio va scritto e riscritto più volte, cercando di precisare i dettagli del suo sviluppo e gli elementi descrivibili attraverso i cinque sensi, per consentire anche alle emozioni e ai sentimenti di farsi riconoscere, per descriverli con precisione.

Se a questi racconti aggiungiamo anche il resoconto di come ci sentiamo nel momento stesso in cui scriviamo, il ciclo si completa e, dopo alcune ripetizioni, il dominio delle nostre storie sarà totale.

Bastano quindici minuti al giorno per quattro giorni di seguito, un'ora totale di scrittura, per provare la meravigliosa sensazione di sapere chi sei, che cosa ti è successo, quali emozioni hai attraversato e dove ti trovi in quel preciso momento.

Γνῶθι σεαυτόν, conosci te stesso, dicevano i greci: ora hai un'arma in più per riuscirci.

2 commenti:

  1. Ciao ho scoperto oggi questo sito ed ho letto questo articolo molto interessante.
    Mi trovo ad un momento cruciale della mia vita..è già da un po' che sento il bisogno di andare da uno specialista del settore,uno psicologo per parlare dei miei problemi ma soprattutto del mio stato d animo che peggiora di giorno in giorno. Ero una persona solare e piena di sogni ed oggi mi ritrovo in tutt altro modo.
    Devo curarmi in qualche modo ed è una consapevolezza alla quale sono arrivata dopo mesi di riflessione, ma andare da uno specialista è una scelta forte, ed economicamente non posso permettermelo...perciò chiedevo questo consiglio..posso considerare la scrittura come una sorta di terapia?...può già essere efficace?
    Grazie per aver letto.

    RispondiElimina
  2. Mi limito qui a risponderti in breve, se lo vorrai potrai contattarmi via mail, perché non è questa la sede adatta. Sono arcisicuro che i professionisti del servizio pubblico saranno disposti a venirti incontro per quanto riguarda i costi di un eventuale percorso terapeutico. Sono anche convinto che tra i privati molti saranno altrettanto disponibili. Sull'efficacia della scrittura come terapia e su un suo eventuale paragone con altre forme di "cura" direi che non dipende dalle terapie in sé ma da chi le esercita e soprattutto dalla persona che vi si incammina. Di questo e del tuo caso specifico se vuoi ne parliamo via mail. Grazie per aver lasciato il commento e aver condiviso la tua esperienza.

    RispondiElimina