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domenica 3 aprile 2011

Occhio al potere!

Sia a livello internazionale che in casa nostra, i giochi di potere negli ultimi mesi si sono fatti davvero accesi e complessi.

Tra i focolai del Mediterraneo e il marasma del nostro parlamento, i personaggi della scena politica le stanno provando davvero tutte a far pendere la bilancia dalla loro parte.

Ma i rapporti di potere non si snodano solo a livello internazionale o nella politica, e possiamo ritrovarli all'interno delle nostre relazioni quotidiane.

Come possiamo leggere questi complicati rapporti, renderci conto di cosa sia realmente in gioco, e focalizzare gli elementi chiave sui quali stanno facendo leva le figure coinvolte?

Come fa, insomma, qualcuno ad acquistare potere, quale "tasto" preme, cosa stuzzica per portarci dalla sua parte e nutrirsi del nostro consenso?

L'analisi del potere più duttile e completa fu compiuta da John French e Bertam Raven nel 1959 nell'articolo The bases of social power, nel quale i due studiosi del comportamentismo tracciarono una vera e propria griglia interpretativa con la quale chiunque può capire a che gioco sta giocando il potente di turno.


Secondo French e Raven, il potere può essere:

  • coercitivo: la capacità di forzare qualcuno a fare qualcosa che non vuole è tipica dei despoti, dei dittatori e dei bulli. Si serve della minaccia, una minaccia contro l'incolumità fisica ma anche contro le condizioni di vita in generale. Il potere coercitivo può essere paradossalmente usato a fin di bene, costringendo un ragazzo a studiare o mandando delle truppe di pace armate di tutto punto
  • compensativo: sebbene la società cambi a vista d'occhio, lavoriamo ancora per portare denaro a casa. E siamo grati a chi ce lo permette. Chi può garantire una ricompensa acquista potere agli occhi di chi ha bisogno di quella ricompensa. Ma spesso è l'altra faccia del potere coercitivo, lo sanno bene gli affiliati delle organizzazioni criminali che fanno ciò che fanno in cambio di benefici, ma non possono più smettere di farlo, pena la perdita della propria libertà
  • legittimato: è il potere di chi è investito di un ruolo. Fattore cruciale è l'informazione circa il ruolo. Per esempio, in Italia presidente del consiglio dei ministri è ancora una nomina, sebbene molti pensano si tratti di una carica, solo perché qualcuna la definisce tale e questa definizione viene poi replicata a tambur battente. Altro fattore fondamentale è la natura relazionale tra il potente legittimato e i suoi sottoposti: essi infatti sono sottoposti al ruolo e non alla persona. Ma spesso la persona investita dal ruolo mescola il privato con il pubblico per poi decidere di separarli quando non gli fa più comodo. Succede ai professori che intrecciano tresche con le studentesse - più raro il contrario - o alle igieniste dentali...
  • emulativo: è il potere di chi piace alla gente (e lasciamo perdere il perché questi risulti così piacevole...) e la spinge indirettamente a pensare come lui, comportarsi come lui e quindi di fatto appoggiarlo in tutto e per tutto. Nel potere emulativo c'è una sottile vena di coercizione: se un leader viene emulato ci sarà una massa che lo segue e chi non si accoderà potrà sentirsi minacciato di esclusione. Questa minaccia potrebbe convincerlo ad omologarsi. Un processo che fino a qualche tempo fa era "normale" tra gli adolescenti e oggi sembra incredibilmente attivo anche in altre fasce d'età
  • autorevole: quando hai l'abilità di fare qualcosa che serve agli altri, allora diventi un'autorità in materia, e questo ti garantisce potere. È il fattore cruciale per la collaborazione umana, che ha permesso la costruzione di una società basata sull'interazione di ruolo. Oggi a dire il vero siamo in controtendenza: di persone titolate a occupare mansioni complesse e delicate ce ne sono anche troppe, così i parametri per scegliere a chi affidare determinati compiti lavorativi sono altri, tipo l'età o la bella presenza, come sa bene chiunque stia cercando lavoro di questi tempi...

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