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giovedì 21 ottobre 2010

Ansia: le conseguenze di un futuro ancora assente

Una delle più importanti caratteristiche dell'intelligenza umana è la possibilità di pianificare il futuro: non siamo mossi solo da istinti, ossia da quel complesso di azioni automatiche volte a soddisfare bisogni, ma ci prendiamo la briga di sviluppare desideri al fine di aggiungere qualità alle nostre vite.

Quando diciamo a noi stessi vorrei questo stiamo in realtà dicendo quando sarò riuscito a creare le condizioni necessarie, avrò questo.

Passare dal condizionale presente all'indicativo futuro: ecco la grande novità della mente umana rispetto a quella degli altri animali (ciò dimostra la stretta correlazione tra sviluppo del pensiero e sviluppo del linguaggio).

Ma questa peculiarità è per noi croce e delizia: da un lato possiamo programmare il domani, dall'altro iniziamo a preoccuparci per questo stesso domani.

Così va intesa l'ansia: anticipare il futuro a partire dai suoi effetti.



Poiché nessuno può dirsi privo di questa facoltà del pensiero, nessuno può dirsi immune dall'ansia.

Per arginare questo futuro che rischia di arrivare troppo presto nella nostra mente, tutti sviluppiamo delle strategie che prendono la forma, spesso risibile, di abitudini, fissazioni o manie.

Più una persona ha bisogno di un armamentario strategico per tenere a bada l'anticipazione del futuro, ossia l'ansia, più questo stato passa dalla sfera del cosiddetto "normale" a quella del altrettanto cosiddetto "patologico".

Ricordiamo che l'essere umano è già dotato di un efficacissimo sistema d'allarme: la paura.

La paura è una sensazione di disagio fisiologico, provocata dall'identificazione di un pericolo rispetto al quale, a livello individuale siamo portati a fuggire, mentre a livello sociale tendiamo a chiedere aiuto.

La nostra mente ha già tutto quello che gli serve per affrontare i rischi della vita.

Se però questo sistema d'allarme inizia ad attivarsi troppo spesso, troppo intensamente, o con troppo anticipo rispetto all'effettiva presenza di un pericolo, la persona in causa non riuscirà più a vivere il presente, troppo occupata a sentire su di sé le conseguenze di un futuro ancora assente.

In base alla psicopatologia odierna, la persona questo punto potrebbe:

  • evitare le situazioni specifiche che la spaventano (per esempio, evitare di affacciarsi dai piani alti)
  • evitare di incorrere in possibili situazioni che la spaventerebbero (per esempio, evitare di salire ai piani alti, con conseguente paura associata degli ascensori)
  • evitare di incorrere nella scoperta di altre situazioni spaventose (per esempio, evitare di uscire e monitorare di continuo il proprio stato di salute)

Ed ecco nascere rispettivamente una nevrosi ossessiva, una nevrosi fobica o una nevrosi ansiosa.

Suona ironico come la grande facoltà di progettare il domani consenta all'ansia patologica di mettere radici dentro di noi.

In questo senso, imparare a gestire la propria ansia vuol dire riconoscerne la natura strumentale: non è che l'altra faccia della nostra capacità di governare le nostre vite.

Si dice che l'ansia sia come la sedia a dondolo: ti muovi di continuo ma non avanzi di un passo.

Per liberarsene, allora, impariamo a muoverci per andare avanti.

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