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sabato 10 ottobre 2009

Etica e morale: cosa sono e come usarle


L'etica e la morale indicano, nel linguaggio comune, l'insieme di principi-guida del comportamento umano nella società civile; basti pensare all'etica professionale - il giusto modo di comportarsi eseguendo una professione lavorativa a contatto con altre persone - o alla famosa morale contenuta nei finale di molte favole, ossia un insegnamento da trasmettere al lettore.

Etica e morale - di cui si parla anche qui e qui - vengono spesso confuse o scambiate come fossero sinonimi.

Ma non è così e mai come in questo caso la differenza è pesante.

Etica deriva dal greco ethos, parola che non a caso i romani traducevano come habitus, da cui derivano l'abito, il modo di apparire, e l'abitudine, un modo costante di comportarsi.

Come tutti gli abiti, a indossarli è una sola persona.

Quindi, l'etica è quella parte di filosofia che si occupa del comportamento di un singolo essere umano nei confronti dei suoi simili.

Morale invece deriva dal latino mos, l'insieme dei costumi e delle usanze ereditate dagli antenati.

Perciò la morale è quella parte di filosofia centrata sulle norme di un gruppo, una collettività o anche una civiltà, costruite nel tempo per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Ciò che conta è la dimensione quantitativa: l'etica riguarda il singolo, la morale riguarda il gruppo.

Si sa che spesso i singoli vogliono distaccarsi dalle consuetudini di un gruppo, mentre i gruppi tendono a tenere a freno le spinte dei singoli per non destabilizzarsi.

Per questo, si può essere etici senza seguire la morale della comunità di cui si fa parte, così come si può essere morali - o moralisti - e non avere idea di quale sia la propria etica, ossia la propria idea di giusto o sbagliato.

Per fortuna molti filosofi - su tutti spiccò Immanuel Kant - ci hanno fornito parecchi aiuti per distinguere i due aspetti e non fare pasticci, e hanno stabilito come sia sempre possibile dare una risposta etica chiedendo alla propria coscienza se stiamo o meno danneggiando il prossimo.

Essa non mancherà di dare la sua risposta neanche al più crudele dei criminali, anche se questo non basterà a fermare la sua mano.

Si può dire invece che la morale è una guida altrettanto puntuale nell'aiutarci a vivere meglio?

Attenzione a rispondere a questa domanda.

Chiunque voglia farlo, stia attento a non farsi condizionare proprio dalla morale.

3 commenti:

  1. Non è il significato etimologico di ethos, del quale ho letto definizini variegate, che non ho ne competenza ne conoscenza per discuterne, ma è proprio la definizione che se ne da o l'uso che se ne fa, che mi invoglia a riflettere.
    E' vero, anchio ho sempre pensato e messo in commistione ethos e morale. Mi rendevo anche conto che non potevano avere lo stesso significato, faticavo e ancora fatico a usarli distintamente, purtuttavia la tua definizione non riesce a convincermi. Perche? Fatico a pensare all'etica solo come comportamento del singolo individuo, o meglio non riesco a ridurre il significato al costume, all'abito del soggetto, del singolo membro di una società e non intenderlo anche come costume sociale, che informa i costumi del singolo, e il suo modo di intenderli. I comportamenti morali, al fine la coscienza individuale, come il formarsi e il divenire di una scelta naturale. Quando constatiamo che la morale a regole e norme mentre la l'etica ne sarebbe svincolata, bisogna ricordare come queste si formano e si consolidano nella mente dell'uomo.
    Sentimenti istintivi di socievolezza nascono dai primordi della scelta di viviere in comune, lode e biasimo dei compagni che approva e forgia quella condatta che è utile al benessere generale e disapprova quella dannosa: "fate agli altri ciò che vorreste fattoa voi" è la pietra fondamentale della moralità. Moralità non immutabile, definita dal processo storico-sociale, ma genarata da medesime fondamenta.
    Se mi si perdona questa mala sintesi del pensiero di Darwin, credo aiuti a capire come nel divenire della storia dell'umanità, i costumi e la morale faticano a ridursi solo a comportamento del singolo. Il costume, l'abito che nel susseguirsi della storia indossa l'individuo, non può che definirsi solo attraverso il costante crogiolo della comunità.
    Questo non lo salva ne lo purifica solo lo condiziona.
    L’etica individuale può esistere ed è una riflessione sulla morale collettiva.
    Più chiaramente io mi ritovo in questa esemplificazione:
    "Se la morale è la legge che l'indivuo sente sua, lo spirito che guida le sue azioni ed etica è la riflessione che l'individuo fa su tali leggi, su tali valori morali, allora è l'etica stessa a formare e plasmare la morale e la morale l'oggeto che consente all'etica ovvero alla filosofia di riflettere su tali principi."
    Mi rendo conto che in tal modo non distiguo in modo chiaro, con linea precisa i due termini. di conseguenza mi tocca concludere che forse non è ne necessario ne giusto farlo.
    Sono davvero due modi diversi di intendere l'etica? Ci può essere compatibilità, sintesi fra quanto da tè esposto e la mia esemplificazione'? oppure, senza scandalo, restano due modi diversi di vedere le cose?

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  2. Una riflessione lucida e pertinente che credo contenga già la risposta al quesito finale nelle parole "Se la morale è la legge che l'indivuo sente sua, lo spirito che guida le sue azioni ed etica è la riflessione che l'individuo fa su tali leggi, su tali valori morali, allora è l'etica stessa a formare e plasmare la morale e la morale l'oggeto che consente all'etica ovvero alla filosofia di riflettere su tali principi." Questa possibilità di riflettere sul sistema morale a mio parere apre proprio le porte a scelte e responsabilità individuali, ora in linea e ora fuori squadro rispetto all'impianto morale.Nei due post del 3 novembre - comportamenti, ruoli, valori e le relazioni sociali - ho proprio cercato di far notare come la scelta di posizionarsi in un ruolo, agendo determinati comportamenti, non può non immettere nuovi valori, cioè nuove indicazioni su ciò che la comunità dovrebbe promuovere e difendere. Penso inoltre - con un'ottica psicosociale - che la percezione di emozioni e sentimenti nella sfera del comportamento e dell'assunzione di ruolo sia vissuta dall'uomo come originantesi dall'interno della persona, cosa che non è sempre vera per la partecipazione emotiva e sentimentale ai valori, valori a volte adottati, introiettati ma non digeriti, cosa che può portare a un rigetto nel corso dell'esistenza. Proprio i casi di rigetto e di trasfomazione del proprio assetto etico e morale indicano,a mio parere, una strada operativa per la persona: rifletti a partire dai comportamenti e dai ruoli che assumi e ti sarà più chiaro il tuo impiano valoriale. Mentre una riflessione che parta dalla morale non può nemmeno essere una riflessione, in quanto i contenuti morali hanno la loro forma naturale nelle ingiunzioni, "fai così/non fare così". Nessuna distinzione prescrittiva, dunque, tra etica e morale, ma solo un ordine da far seguire alla propria mente e al proprio cuore, passando per l'etica e approdando alla morale.

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  3. Nella complessità della realtà morale che la riflessione umana ha riempito di tante parole ,occopandomi un po' anche professionalmente del problema, ho cercato di fare ordine nel linguaggio distinguendo tra ethos, etica e metaetica.
    Dove per ethos intendo quello che comunemente in una cultura si pensa debba essere fatto, quasi spontaneamente, sono le abitudini di comportamento condiviso che non hanno bisogno di molte riflessioni, si tratta quasi di un modo di comportarsi inconscio, talmente interiorizzato da una cultura che "va da sè".
    Etica è la riflessione più codificata, che viene scritta nelle leggi....Metaetica è la capacità critica di andare al di là del vissuto, di riflettere e di osservare la coerenza tra l'etos e l'etica.
    Questa tipartizione mi è giovata metodologicamente a osservare la reatà morale e a districarsi un po' nella complessità della stessa realtà

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