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domenica 28 settembre 2014

Il contrario di litigare

Qual è il contrario di litigare?

Soprattutto nelle relazioni significative, dove c'entra l'amore, l'amicizia, la convivenza, la parentela, la condivisione professionale, tutte situazioni ricche di occasioni per beccarsi, in che direzione andare per evitare il conflitto e trovare l'equilibrio?

Il buon senso, non sempre buono, direbbe di concentrarsi sulla generosità, sull'altruismo, sul volere il bene dell'altro.

Ma funziona davvero?

Lo farebbe se fosse incondizionato, però quasi sempre questa generosità, questo altruismo e questo volere il bene altrui si intendono implicitamente reciproci.

E se una cosa è reciproca per condizione allora non è più incondizionata.

In pratica, è un baratto, e un baratto - come qualsiasi transazione economica - comporta il controllo ossessivo del corrispettivo: se io ti do tanto, anche tu dovrai darmi altrettanto, e se non lo fai apriti Cielo!

Il battibecco nella relazione emerge in sostanza quando uno dei due si sente frustrato o ha delle aspettative.

Invece di fare una chiara richiesta sul modello del faresti questo? si vagheggia che l'altro ci legga nel pensiero e lo faccia, per di più senza avere nulla in cambio.

Torniamo ai contrari, e partiamo proprio dal voler bene e dalla generosità.

Sull'altro lato della medaglia dovremmo trovare odio e avarizia.

Ed è chiaro che stare sul lato buono è meglio, ma neppure è possibile forzare la propria pancia a non torcersi quando non sentiamo equità nello scambio naturale del dare e avere.

Il dare e avere della vita e delle relazioni però non è esattamente la stessa cosa di quello delle relazioni economiche pure e semplici.


Oggi questo concetto è ancora più chiaro ed è evidente che più è coinvolto l'essere umano, più i confini della correttezza del dare e avere si fanno labili: se acquisti online qualcosa, i confini e le regole sono fissi e invalicabili, mentre quando acquisti da un commerciante in carne e ossa entrano un gioco tutta una serie di elementi che possono modellare la transazione sbilanciandola ora a favore dell'acquirente e ora dell'esercente.

Andiamo nei paesi poveri e tiriamo sul prezzo, e dalla parte opposta ci facciamo abbindolare dai venditori di cose pregiate o presunte tali sborsando mezzo stipendio.

Su internet non può quasi mai accadere una cosa del genere.

Nelle relazioni, la dinamica del dare e avere è inevitabilmente legata al concetto di baratto, anzi, se ci sono confini ben precisi nel funzionamento della tua relazione, vuol dire che li hai implicitamente o esplicitamente barattati con il partner.

Disegnare questi confini ha a che fare in parte con l'assunzione dei ruoli sociali e familiari, che una volta erano quasi prescritti - chi cura i bambini, chi paga le spese, chi fa le pulizie e così via - mentre oggi sono di certo più complessi da tracciare, data la maggiore libertà individuale che si predica.

Il funzionamento di una relazione, inquadrato in questi termini, farebbe pensare che ci sono relazioni felici perché i confini sono stati tracciati con successo, relazioni non felicissime ma più o meno stabili, perché i confini tracciati consentono ai membri della relazione di trovare comunque la propria realizzazione anche in altri contesti, e relazioni infelici perché entrambe le strategie sono fallite.

Tutto starebbe in come negoziamo questi confini, dunque.

Operazione messa a rischio anche dal pregiudizio sull'amore, inteso come quell'obbligo di essere sempre generosi e ben disposti anche se lo stomaco ci dice che non lo siamo e dobbiamo fare attenzione affinché il sorriso non si trasformi in un digrignare i denti.

Poiché già al lavoro, con i figli, con altri parenti, sei costretto a trascurare ciò che ti dice la tua pancia, non è né facile né piacevole doverlo fare anche con il partner, e sarebbe l'ideale non doverlo fare.

Allora ci si dovrebbe rimboccare le maniche e negoziare confini precisi nel dare e avere pur di far funzionare la relazione.

La cosa però non è tanto semplice, perché qualsiasi cosa faccia pendere l'equilibrio dall'una o dall'altra parte riceverà il veto dell'altro.

Non vale essere carini, affabili, seduttivi per avere in cambio consenso o approvazione; altrettanto illecito sgomitare, colpire o punire con broncio e silenzi pur di far accondiscendere l'altro alle nostre richieste; non parliamo poi del moralizzare le preferenze dell'altro o dell'imporsi con la forza.

In realtà, con una negoziazione intesa in questi termini, ossia nel raggiungere una perfetta parità nel dare e avere, nessuno dei due può realmente fare e chiedere niente che non riceva il diniego dell'altro.

L'ideale sarebbe avere abbastanza fiducia nel poter chiedere ciò che si vuole e decidere in maniera pragmatica che cosa si vuole fare, senza giochetti retorici, ammiccamenti, moine o minacce, velate o palesi.

La vera intesa relazionale si raggiunge mettendo da parte la retorica, senza edulcorare le pillole, poiché lo stomaco del partner impara col tempo a chiedersi se quel miele sia reale o frutto di manipolazione.

Per fare questo:

  • chiedi alla tua pancia che cosa veramente ti farebbe piacere che l'altro facesse di diverso
  • chiedi sinceramente all'altro se è disposto a farlo
  • non accompagnare la tua richiesta con motivazioni a scopo persuasivo; se l'altro ti chiede perché lo vuoi, di' il motivo pratico; non cercare frasi a effetto per far capitolare l'altro; non addurre motivazioni morali; non costringere; assumiti la responsabilità della tua preferenza; tu vuoi qualcosa perché la vuoi, l'altro però non è tenuto a dartela
  • quando ricevi una richiesta, rispondi in modo chiaro, con un o un no, o chiedi tempo per pensarci e rispettalo; non lasciare l'altro in sospeso; se ti chiede di cambiare qualcosa significa che ti impegnerai a farlo, e non che lo farai una volta e basta; dai chiari segnali all'altro, e non fare come i passivi-aggressivi che dicono di sì e poi boicottano
  • se l'altro dirà no alle tue richieste, e deciderai che non si tratta di un no all'intera relazione, vai avanti con decisione, e fai tesoro di quel no per le tue prossime richieste, non per rinfacciarglielo in modo vendicativo, ma per prendere meglio la mira alla prossima richiesta, tenendo conto dei suoi no, non posso, se li hai già constatati
Tutto ciò che fluisce, anche la generosità, ha bisogno di confini.

Il contrario di litigare non è forzarsi a essere compiacenti, ma dare spazio ai no dell'altro.

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