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martedì 24 gennaio 2012

Senso di perdita: che fare?

Mi dispiace dirtelo ma se non hai già sofferto per una perdita è molto difficile che tu riesca a vivere tutta la tua vita senza incappare in questa dolorosa esperienza.

Lo so che la tua risposta è sì, l'ho già vissuta, perché la vita ci tiene a farci assaggiare sin dall'infanzia questo calice.

C'è il trasloco, che per molte persone vuol dire lasciare i propri cari, le persone a cui si tiene, i protagonisti della propria storia di vita, se pur riscrivendone un nuovo capitolo.

I figli vanno via, e ci si pente di quella frase fatta che spesso i genitori hanno gridato ai ragazzi, questa casa non è un albergo, per poi soffrirne quando gli ospiti si decidono a pagare il conto e partire.

Un amico ci lascia, e alla tristezza del saluto, forte e distruttiva, segue un'altra tristezza, più sottile e terrificante, quella del vedersi spegnere sempre più l'interesse per quella persona, perdere i contatti, sapere che per caso è tornata in città ma stranamente non riuscire a trovare il tempo per reincontrarla, perché gli impegni sono oberanti, o perché rivederla sarebbe ancor più lancinante.

Quella relazione che finisce, e fa crollare come sabbia la costruzione della tua esistenza, certo, imparando così a usare come fondamenta solo sé stessi, ma a un prezzo altissimo, dal quale alcune persone proprio non riescono a rifarsi.

E ancora, c'è chi cambia lavoro, chi lo perde, chi scopre di non saper fare più ciò che aveva imparato, chi si rende conto che l'età non gli permette più di farne altre (in Italia, fino a pochissimo tempo fa, questo limite aveva smesso di valere), chi osserva lo spegnersi lento dei genitori, chi il vuoto lasciato dai suoi ideali perduti scoprendo di non averli sostituiti con null'altro, quel gatto che all'improvviso non torna più (ne ho vissuti già due).



Sappi che la perdita ha due caratteristiche ben precise:

  • accade a tutti (quindi, inutile sentirti il brutto anatroccolo, sarebbe strano il contrario)
  • è un processo (cioè si svolge attraverso fasi ben precise: se le conosci, puoi aiutarti ad attraversarle più efficacemente)
Del primo punto, ti ho già detto all'inizio, perciò rimbocchiamoci le maniche e vediamo come far sviluppare il naturale processo di perdita.

Sapere a che cosa vai incontro ti aiuterà a viverla meglio.

  1. Definisci in modo chiaro la tua perdita: qualsiasi persona o cosa tu abbia perso, non basta questo per sapere che cosa veramente hai perso. Perdere la propria madre può essere meno pesante che perdere il proprio animale, se si è già compiuto un buon distacco dalle figure genitoriali. Così come perdere un partner significherà probabilmente perdere il nostro specchio, la prova vivente che noi esistiamo, o esistevamo. Non la cosa o la persona, ma il valore che ha per noi è ciò che conta.
  2. Datti il permesso di piangere: è basilare, è il corpo che ne ha bisogno, non la mente, i pensieri, il tuo sistema di accomodamento, la tua autostima. Prima ancora di tutte queste psico-manfrine, è proprio una questione di tensione. A questo serve, a livello fisiologico, il pianto. Credere che sei un grande perché non hai versato neanche una lacrima è veramente una credenza autolimitante con i fiocchi.
  3. Parla con qualcuno: vecchia storia, quasi luogo comune, ma vero. Quando tu parli a qualcuno della tua sofferenza fai tre cose: liberi le cariche negative represse e quindi ti rilassi; ristrutturi la sofferenza come un peso da portare in due, perciò combatti il senso di solitudine; permetti a qualcun altro di riconoscerti come persona degna di ascolto, considerazione e rispetto, cioè tutto ciò di cui ha bisogno qualsiasi essere umano.
  4. Trattati bene: non è il caso né di buttarsi nel lavoro, né di sfogasi in dissennate ricerche del piacere. Il chiodo della fuga dal dolore non schiaccia il chiodo stesso del dolore, mai. Il dolore si può solo attraversare, perciò, durante la traversata, riduci al minimo le cose che non ti piacciono e i fattori di stress e lasciati andare.
  5. Dai un senso alla perdita: cioè, chiudi il processo tornando al primo passo. Quando hai identificato per bene il significato della tua perdita, puoi renderti conto di due cose: o la perdita ti ha colto di sorpresa, e quindi tu non hai ancora esaurito tutto ciò che potevi esaurire verso quella persona o quella cosa; o la perdita è arrivata mentre tu non eri perfettamente consapevole del tuo rapporto con quella persona o quella cosa. In entrambi i casi, bisogna chiudere con l'oggetto della perdita, e tu puoi ancora farlo. Scrivi una lettera che non manderai mai, costruisci un rito da svolgere nella tua intimità per dire definitivamente grazie e addio, onora la perdita e riconosci quanto di buono comunque hai potuto vivere grazie a quella persona o a quella cosa perduta.
Il resto è la vita che continua...

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