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giovedì 26 gennaio 2012

Mamme amiche e pubblicità



Io e mia madre siamo molto amiche, è una frase che puoi sentire abbastanza spesso, oggi, da un'adolescente.

Io dico tutto a mia madre è il naturale corollario della frase precedente, quindi non meno frequente.

Il gran finale è non ho segreti per lei, dopodiché possiamo dire di aver trovato un'esponente di una categoria ormai diffusissima quanto discutibile: la mamma amica.

Partiamo da queste tre affermazioni e facciamo finta di parlare alla ragazzina che le ha orgogliosamente sbandierate.

Io e mia madre siamo molto amiche: sbagliato.

Non è il molto, il problema.

La questione è che tu e tua madre non siete affatto amiche: lei è tua madre, tu sei sua figlia.

Senza scomodare i piani alti della sociologia, si tratta proprio di due ruoli diversi.

La relazione madre e figlia è di assistenza-dipendenza, mentre la relazione amicale è paritaria, governata da un principio sottinteso, ossia io accetto te come sei e tu fai altrettanto.

Può questo principio essere adottato in una relazione parentale?

Se tu non vuoi studiare, se rimandi l'impegno di ripulire la tua stanza per uscire con le amiche, se non rispetti l'orario di ritorno accordato, e tua mamma fa l'amica, non potrà in nessun modo assurgere a modello di responsabilità e fare quella cosuccia che da tempo immemore le mamme fanno con le figlie: educarti.

Seconda affermazione: io dico tutto a mia madre.

E fai malissimo.

Primo, perché è segnale di assenza di amicizie, e tu hai bisogno di farti delle amicizie, di far parte di un gruppo di pari, con i quali condividere gli interessi della tua fascia d'età.

Secondo, perché per renderti indipendente, devi attraversare l'esperienza dell'omissione ai genitori, scoprire che il vostro rapporto può andare avanti anche se non hai detto loro tutto, e distaccarti.

Terzo - ma questo forse fai un po' più fatica a capirlo - perché i genitori, anche i migliori, tendono sempre a proiettarsi nei figli, e sapere tutto di te potrebbe portare tua madre a ingerenze dagli effetti deleteri, alla voglia di rivivere un pezzo di sé ormai perduto, attraverso di te, o ad applicare a ciò che tu stai vivendo i suoi sentimenti e le sue idee.

Veniamo alla terza "perla": non ho segreti per lei.

Mi dispiace.

Il tuo segreto è la culla della tua crescita.

Ma soprattutto mi dispiace perché quest'affermazione ha una pericolosa controparte, cioè anche lei non ha segreti per me.

Non si può immaginare cosa peggiore di una madre che dice tutto di sé a una figlia, se non immaginando tragedie.

I genitori non sono quei due là fuori e basta, che a volte critichi, altre volte cerchi disperatamente, che ora ti riforniscono il portafogli e ora si atteggiano a carcerieri.

I genitori sono soprattutto quei due là dentro, nella tua mente, sono dei modelli ai quali - anche contro la tua volontà - finirai per rifarti, senza accorgertene, perpetuando con i tuoi figli il modello.

Se il modello è un genitore che dà regole ma le motiva, rassicura ma non spaventa, allora ci sono già buone probabilità che tu impari a fare altrettanto da sola.

Se il modello è un genitore che non sa dove andare a parare e, preso dallo sconforto, cerca in te un supporto gettandoti nell'angoscia, perché tu non hai l'esperienza necessaria - Dio ce ne salvi! - o ti racconta per filo e per segno le sue titubanze o peggio il suo rancore verso tuo padre, minando alla base il modello che tu hai costruito nella tua mente su di lui, allora tu imparerai solo che alla prima scossa d'incertezza emotiva è giusto farsi prendere dal panico, dare fuori di matto, mandare al diavolo chi ti sta vicino perché tanto è colpa sua, e rimanere prigioniera di questa routine.

Il genitore dovrebbe contenere il figlio, in questa delicata fase adolescenziale, con i suoi turbamenti, le inquietudini, il bisogno di sfida e la necessità di sentirsi capace di attraversare un conflitto.

Ma "chi contiene il contenitore" se, al primo accenno di sfida della figlia, la mamma gioca - come si dice dalle mie parti - a chi se mette 'a 'coppa (a chi si mette al di sopra)?

Tu, mamma, vuoi farti il tatuaggio (proprio lì, poi, dove alcune ricerche dimostrerebbero che in caso di anestesia epidurale potrebbero esserci conseguenze negative?) più grosso di tua figlia?

E che cosa succederebbe se lei ti raccontasse una sua prima, piccola, incerta e veloce esperienza sessuale?

Cosa le mostreresti di più grosso ed evidente?

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