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domenica 29 gennaio 2012

Ricorrenze/1: Carl Rogers



Era l'8 gennaio del 1902, quando Carl R. Rogers venne alla luce.

Dopo centodieci anni, le conseguenze del suo lavoro hanno ancora un'eco intensa e destinata a permanere.

Sebbene il comportamentismo sia stato il primo grande approccio capace di contrastare il predominio intellettuale della psicoanalisi, la psicologia centrata sulla persona di Rogers ha fatto da terzo incomodo, incuneandosi tra i due modelli e contribuendo ad ampliare ciò che sappiamo sugli uomini e su come aiutarli a realizzarsi.

La prima grande differenza tra la psicologia rogersiana e quella freudiana è l'enfasi sulla persona sana e non su quella malata (di che cosa, poi, non era chiarissimo neanche a Freud).

Rogers tuttavia prese ancor più le distanze da Skinner e compagni perché la sua era una psicologia interessata all'essere umano in quanto tale e non come fenomeno da osservare o topolino da stuzzicare.

Chi è, dunque, la persona sana, secondo la visione di Carl Rogers?


Una persona aperta all'esperienza
Esseri aperti all'esperienza vuol dire stare all'opposto del difensivismo.

È il sentimento di essere unici e di provare sentimenti altrettanto unici.

Ciò implica anche l'accettazione della realtà: se non accetti i tuoi sentimenti, non puoi attualizzarli.

Il difficile è distinguere sentimenti propri da condizionamenti altrui.

Una persona presente
Significa avere come motto hic et nunc.

Non dobbiamo vivere nel passato - come a volte il freudismo costringe a fare - né farci ossessionare dal futuro - mettendo troppa enfasi sulla programmazione della propria vita, secondo i modelli cognitivisti - ma capire che i ricordi e i sogni hanno senso solo se collocati nel loro tempo, così come i pensieri attuali.

Una persona fiduciosa
Secondo Rogers, tutti noi siamo capaci di dare una valutazione organismica della realtà.

Fidandoci di ciò che sentiamo, di ciò che riteniamo giusto e naturale, resteremo fedeli a noi stessi, senza tradirci.

Il peccato più grande di un essere umano, per Rogers, sta in questo tradimento.

Questo è il punto più banalizzato della teoria rogersiana, preso di mira anche da umorismi faciloni.

Se tutti possono fare ciò vogliono, dice il critico benpensante, allora per Rogers vanno bene la droga, il masochismo, il furto...

Nulla di tutto questo: Rogers distingue tra Sé autentico e falso Sé e, naturalmente, tutto ciò che lede l'integrità personale e degli altri esseri umani ricade nella metà falsa, indotta da condizionamenti.

Una persona libera
Anche su questo punto, molti esponenti della psicologia hanno giocato a fare gli indiani, con tutto il rispetto etnico del caso.

Essere liberi non vuol dire affatto fare quello che si ha voglia ma avere almeno un'alternativa da optare.

Solo a quel punto, l'essere umano può scegliere e provare il sentimento della libertà ma anche l'assunzione di responsabilità per la scelta compiuta.

Una persona creativa
Libertà e responsabilità producono lo stesso effetto che cantava Gaber, la partecipazione.

Essere creativi vuol dire contribuire alla propria realizzazione e a quella degli altri.

Non è qualcosa che si concentra sul che cosa fare ma sul come farlo.

Puoi essere una persona creativa perché ti dedichi all'arte, alle invenzioni, ma anche tutte le volte che sei capace di rinnovare il tuo rapporto con gli altri.

Non si tratta di creare oggetti ma di prolificità nel generare atteggiamenti.

Su Rogers puoi leggere anche Ascolto attivo: l'arte di un grande maestro

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