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domenica 16 marzo 2014

La grande schiettezza


  Ho ricevuto da un caro amico un audiomessaggio con la sua simpatica imitazione di Toni Servillo in La grande bellezza, e così ho colto la classica palla al balzo per pensarci un po' su...

Non è poi così strano se in un film così visionario e finto - nel senso del fingere poetico - si trovi invece uno dei discorsi più veri mai pronunciati da un attore nel cinema italiano.

Il film in questione è il neo oscar La grande bellezza di Sorrentino, l'attore è Toni Servillo nei panni di Jep Gambardella, e il discorso è quello rivolto all'amica Stefania, colpevole di essersi imprudentemente autodefinita donna con le palle, rompendo gli argini che impediscono alla verità di gettare ombre tragiche sulla vita delle persone.

Prima ancora dell'oscar, e molto più di altre scene, questo discorso ha gironzolato nel web e nei social, apparentemente perché dà voce e sfogo a ciò che era rimasto in pancia e in gola di molte persone, mai tanto coraggiose da fare una simile sciorinata a qualcuno, a un amico, al partner, ai parenti, al capo.

Tuttavia, Jep dice apertamente qualcosa di penetrante, prima di lanciarsi nella sua tenera invettiva: non ribattiamo perché ti vogliamo bene e non ti vogliamo mettere in imbarazzo [...] finiamo per parlare di vacuità, di sciocchezzuole, di pettegolezzi, proprio perché non abbiamo nessuna intenzione di misurarci con le nostre meschinità.


De te fabula narratur
Insomma, il discorso di Jep ci piace non solo perché ci immedesimiamo immaginando di dare addosso agli altri, ma anche e soprattutto perché ci riconosciamo, ci riconosciamo nell'affermazione di principio del personaggio, e ci riconosciamo anche in Stefania, forse non per aver commesso i suoi stessi peccati, ma per il fatto che conosciamo bene anche le nostre menzogne.

Pur messa sull'avviso, Stefania insiste, con l'atteggiamento di chi è prigioniero di un falso Sé che ormai l'ha inglobata, dando modo a Jep di snocciolare in ordine sparso:
  • la vocazione civile consumata nei bagni dell'Università
  • la storia del partito scritta grazie all'essere l'amante del capo
  • i romanzi irrilevanti pubblicati sempre grazie al partito
  • la storia con Eusebio che però è innamorato di un altro e lo sanno tutti
  • l'educazione dei figli che in realtà stanno sempre soli
Tutte menzogne, quelle di Stefania, eppure noi cogliamo in Jep e in noi stessi una profonda compassione per sé, per lei, per noi, perché al posto di Stefania potrebbe esserci chiunque, dato che siamo tutti sull'orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, pigliarci un poco in giro... o no?

Mento, dunque sono
Mentiamo tutti.

Calma...

Diciamo che la maggior parte di noi lo fa occasionalmente.

Tuttavia lo fa.

E pur facendolo, continua a considerarsi onesta.

Quando diciamo di essere onesti in realtà stiamo dicendo che siamo disonesti solo qualche volta e in cose di piccolo conto.

Apparentemente è una strategia che funziona e ci permette di non provare alcuna dissonanza cognitiva circa la nostra integrità.

In pratica, ci prendiamo il meglio da entrambe le condizioni: possiamo dire piccole bugie per trarre vantaggio da alcune situazioni, e possiamo continuare ad avere una visione tutto sommato onesta di noi stessi.

Eppure, nonostante i vantaggi che qualche piccola bugia sembrerebbe portare, difficilmente le persone, come la nostra Stefania, prendono in considerazione gli svantaggi correlati.

Le bugie possono avere un prezzo, come dimostra la scena, e pagarlo tutto insieme può mandare in bancarotta la nostra vita e la nostra mente.

Stefania viene smentita da Jep, e lo smascheramento non solo incide sulla reputazione ma anche sull'inclinazione degli altri verso di noi.

Stefania - come si evince dall'elenco di menzogne esposto da Jep - ha fatto con le bugie ciò che si fa con le ciliegie, l'una tira l'altra; ha avuto bisogno di bugie in successione, nei suoi rapporti con il partito e nelle sue relazioni familiari, e ogni bugia successiva è sempre più grande e porta un rischio maggiore.

Stefania infine dimostra - dai suoi 53 anni - di non aver previsto le conseguenze delle sue bugie, e se anche lo avesse fatto forse avrebbe immaginato avversità meno dure, soprattutto perché, una volta caduta la maschera, il nostro senso di responsabilità ci induce a un forte stress nel tentativo di rimettere a posto le cose.

La menzogna necessaria
Molti sarebbero d'accordo, mentire in realtà è molto svantaggioso.

Tuttavia, si continua a farlo, più o meno sporadicamente, su questioni di maggiore o minore rilevanza.

La menzogna, in qualche modo, attrae, e non c'è nulla di più attraente di ciò che è necessario.

Perché sul fondo di ogni menzogna c'è sempre un bisogno di protezione.

  • Proteggiamo noi stessi: mentire ci permette di evitare conseguenze penose, vergogna, imbarazzo, conflitto.
  • Proteggiamo i nostri interessi: le bugie ci possono far ottenere beni materiali ma soprattutto le attenzioni degli altri, raccontando le cose in modo da suscitare la loro reazione.
  • Proteggiamo la nostra immagine: desideriamo che gli altri pensino bene di noi, perché crediamo comunque di aver fatto a volte cose poco rispettabili o di non essere stati abbastanza coraggiosi - le meschinità di cui parla Jep - e piuttosto che ammetterlo e rischiare che gli altri ci rispettino meno, preferiamo coprire tutto dichiarando di avere le palle.
  • Proteggiamo le nostre risorse: una menzognuccia molto diffusa è quella con la quale semplicemente ci sottraiamo a potenziali impegni che non ci interessano, dal vedere persone considerate noiose, a partecipare a eventi per noi irrilevanti, ma che per questioni di facciata non possiamo ignorare, così ci inventiamo emicranie o altri impegni per non urtare chi ci invita o propone simili occasioni.
  • Proteggiamo gli altri: non mente solo Stefania, anzi, il primo a svelare di aver mentito è proprio Jep, quando afferma che il restare in superficie con i discorsi serve proprio a evitare di colpire i sentimenti degli altri.

La grande soluzione
Sorrentino guida Stefania in fondo come un Dio benevolo.

Gli schiaffoni metaforici di Jep la portano a cambiare, a ristabilire le sue priorità e a farsi bastare sé stessa.

Persino Jep non riesce in questo, proprio lui che comunque ha uno sguardo molto più ampio.

Ci vuole una grande schiettezza per riconoscere le proprie menzogne e farsene carico.

E attraversare una grande sofferenza, direttamente proporzionale alla quantità e all'importanza delle menzogne dette, per mettere il piede nel cambiamento.

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