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domenica 28 ottobre 2012

Halloween: come ti vesti?

Madre, tua figlia è su di giri perché non vede l'ora di festeggiare Halloween e si tormenta nella ricerca del costume giusto da indossare?

Una situazione molto probabile, in questi giorni, se pensiamo che in ogni scuola di ogni ordine e grado si sta perlomeno parlando di Halloween se non addirittura producendo lavori scolastici su questa festa.

Dunque, bambine e ragazze pronte a mascherarsi in questa sorta di carnevale anticipato.

La domanda però non è come vestirle ma come esse vogliono vestirsi?

Se provi a digitare nei motori di ricerca costumi halloween ragazze comparirà una sfilza di immagini di costumi da streghe, mummie, vampire, diavole, zombies, ma anche poliziotte, infermiere, supereroine, follette e fatine.

Solo che ognuna di queste figure avrà come minimo cinquanta centimetri di cosce scoperte, se non addirittura scollature pronunciate, veli, guaine tipo seconda pelle e altri elementi marcatamente sessuali.

Certo, per gli studenti delle scuole secondarie questo è comprensibile, dato che in quel periodo si va a completare la maturazione sessuale.

Però viene da chiedersi che cosa sceglierebbero d'indossare le ragazzine avendo la possibilità di optare anche per abiti non così succinti.

A questa domanda ha provato a rispondere uno studio americano diretto da Christine R. Starr e Gail M. Ferguson, con un'indagine sulle bambole (dalla Barbie alle Bratz), i media e le influenze materne nella costruzione dell'identità sessuale.


L'uso delle bambole nella ricerca psicologica è abbastanza diffuso, e già negli anni quaranta si indagava sul livello di integrazione sociale degli afroamericani, chiedendo loro cosa preferissero tra una bambola bianca e bionda e una scura e bruna: in moltissimi casi, soprattutto negli stati che tenevano ancora separati i negri e i bianchi per esempio a scuola, le preferenze andavano tutte alla bionda.

Nel nostro caso poi, il fattore impressionante è che lo studio ha coinvolto non adolescenti ma bambine dai sei ai nove anni.

A sessanta pargolette sono state presentate delle bambole tra le quali solo una agghindata in maniera sexy, ed è stato chiesto loro di scegliere:

  • a quale di esse sentono di somigliare
  • a quale di esse desidererebbero somigliare
  • quale di esse probabilmente piacerà alla maggior parte delle persone
  • con quale di esse vorrebbero giocare
Risultati non omogenei per la prima domanda, mentre alla seconda e alla terza è stato un trionfo per la bambola sexy, ritenuta quella che probabilmente avrebbe più amici, più attenzione dagli altri e più persone che cercano la sua compagnia, anche se la stessa bambola non è quella con la quale vorrebbero giocare.

Alle madri invece sono stati somministrati dei questionari, per capire quanta televisione vedono le proprie figlie, quale rapporto hanno le madri con il proprio corpo e la propria immagine, che tipo di mediazione mettono in atto quando guardano la tv insieme alle bambine.

Sebbene il monte ore di tv guardata sia alto, non  è questo l'elemento significativo.

Molto più importante la correlazione tra le bambine che preferiscono la bambola sexy e le madri che si dichiarano preoccupate di come appaiono, che paragonano se stesse ai modelli diffusi di donna sexy, che più volte cercano specchi nei quali controllare se è tutto a posto e così via.

Una parte delle madri inoltre dichiara di mediare la visione comune della tv, spiegando alle figlie come e perché giudicare moralmente ciò che gli attori fanno e come appaiono, e anche qui la correlazione mostra che tra le figlie di queste madri la preferenza per la bambola sexy si abbassa.

La definizione del ruolo sessuale, del genere femminile in questo caso, passa inevitabilmente attraverso il canale sociale.

Se la madre è il primo modello di comportamento, e da lei la bambina cercherà di capire quali comportamenti sono più redditizi e fanno ottenere più ricompense, anche i media e l'intera cultura dell'immagine fanno il loro gioco.

Quando lavoro nelle scuole mi capita di frequente di vedere t-shirt di bambine alle elementari con su scritto fake o doki doki, per non parlare dei perizoma per bambine con stampate sopra i loro giocattoli più gettonati.

Non si può evitare questo processo, i bambini sono naturalmente portati a sviluppare il proprio ruolo sessuale e neanche si possono scansare le influenze derivanti dall'esterno.

Quello che però è possibile controllare, e lo studio citato lo dimostra, è il ruolo dei genitori come mediatori dei messaggi che la cornice sociale continua a mandare ai figli, per far capire loro l'appropriatezza o l'inadeguatezza di certe scelte.

A cominciare da quella per il costume di Halloween.

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