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domenica 18 settembre 2011

Cattive abitudini da estirpare

Ti ritieni una persona piacevole?

Pensi che per gli altri sia facile sentirsi a proprio agio e trovarsi bene con te?

Nel mio lavoro vedo di frequente persone portarsi dietro un carico di comportamenti dannosi, che le allontanano da relazioni soddisfacenti, carriere appaganti, e in generale dalle occasioni di sentirsi più felici.

Non si rendono conto di aver contratto - come una malattia - modi di fare che offendono e allontanano le altre persone.

Quasi tutti facciamo cose che possono annoiare o infastidire gli altri, soprattutto nelle relazioni più strette.

È impossibile essere umani e non cadere in qualche occasione nel cattivo umore, nelle reazioni infantili o nell'egocentrismo.

Quando questi comportamenti diventano abituali, però, e iniziamo ad adottarli come parte integrante del nostro agire quotidiano, restiamo bloccati in un'immaturità emotiva che ha conseguenze molto negative.

Gli altri ci vogliono sempre più bene di quanto pensiamo, tant'è vero che ci lasciano avere quasi sempre questi comportamenti negativi, e noi crediamo dunque di poter agire così con loro.

Un'indulgenza che noi traduciamo in una sorta di permesso.

La questione diventa ancora più complicata per i nostri lati positivi.

Se agli altri dessimo sempre e soltanto il nostro lato oscuro, prima o poi ci mollerebbero.

Invece, la nostra parte solare spesso nasconde e giustifica quella negativa, spingendo gli altri a passare sopra le nostre pecche.


Prima o poi però la misura si colma e i comportamenti negativi producono danni considerevoli:

  • poiché i simili si attraggono, è molto probabile che ci ritroveremo ad avere a che fare con persone piene di altrettante cattive abitudini; di certo, esse ci allontanano dal frequentare persone emotivamente mature
  • la nostra autostima ne risente, perché se i nostri comportamenti complicano le relazioni affettive e lavorative, ci ritroveremo presto nella desolazione
  • i nostri cari pagano le conseguenze, perché è su di loro che finisce quasi tutta la negatività delle cattive abitudini, visto che ci amano e quindi ci tollerano
Non sto parlando di comportamenti dichiaratamente odiosi o criminosi.

Si tratta di piccoli atteggiamenti che pian piano erodono il rispetto reciproco, la leggerezza e la piacevolezza delle relazioni.

Ecco qui le principali cattive abitudini e qualche suggerimento per cominciare a estirparle dal giardino della tua vita:
  • dare la colpa - chi è affetto da questa cattiva abitudine, pensa che il fallimento sia assolutamente da evitare e che il detto "sbagliando s'impara" sia una frase nefasta; è una persona che vive della vita degli altri, nella quale va a sindacare con molta disinvoltura; quando un suo amico fa una scelta, il colpevolizzatore si mostra scettico sulla qualità della scelta; se in seguito alla scelta, le cose non vanno per il verso giusto, il colpevolizzatore non pensa minimamente di sostenere l'amico ma va giù pesante sottolineandone la colpevolezza nell'aver fatto quella scelta; da notare che il colpevolizzatore è una persona che evita la vita, evita i rischi, per un motivo molto semplice: ha paura di soffrire e perciò proietta questa paura e l'eventuale reazione che ne deriverebbe sugli altri; lascia che i tuoi simili facciano le proprie scelte e impegnanti a sostenerli chiedendo come preferiscono che tu stia loro vicino
  • avere ragione - è quella cattiva abitudine che spinge alcuni a dimostrare di continuo di essere nel giusto, di avere l'ultima parola, di risultare più intelligente degli altri; si tratta di persone che si sentono bene solo se possono provare l'inferiorità di chi gli sta intorno; sono persone profondamente insicure che, per tenersi lontane dal baratro, "accumulano punti" riuscendo a far apparire gli altri un po' meno di loro in qualsiasi cosa; cerca di capire che l'umiltà e la maturità emotiva sono le qualità migliori per avere relazioni soddisfacenti e che nessuno - come te - ama sentirsi "meno di qualcuno", anzi, tutti siamo in cerca di persone che ci valorizzino
  • essere irascibili - mettere il broncio, chiudersi in se stessi, polemizzare, rinfacciare sono tutti esempi di tendenza alla rabbia; una rabbia dovuta alla scarsa capacità di usare il linguaggio per esprimere i propri sentimenti; tutti usiamo l'emozione della rabbia a ragion veduta quando ci sentiamo danneggiati, ma ci sono modi virtuosi e modi viziosi di farlo; permettere agli altri di riparare a un eventuale danno nei nostri confronti è un modo virtuoso; reagire in maniera infantile o brutale porta solo altro danno; cerca di identificare la fonte del tuo sentimento d'ira e scoprirai spesso che è dentro di te, nelle tue aspettative e nel programma che avevi per quella circostanza e che ora ti trovi costretta/o a modificare
  • manipolare gli altri - a volte ci vogliono mesi o anni per capire che un'altra persona ci sta manipolando; con i suoi modi apparentemente gentili, fascinosi, stimabili, finisce per portarci sempre dove vuole lui e lontano da dove avremmo voluto; la cosa si fa ancora più complicata perché la maggior parte dei manipolatori ha imparato a farlo perché è stata manipolata a sua volta; nella manipolazione ci sono complesse questioni legate alla formazione dell'identità sessuale e quindi al complesso di scambi relazionali avuti con i genitori; il risultato è che quasi sempre il manipolatore non sa di manipolare, per lui è assolutamente normale, anzi, positivo, usare le sue apparenti belle doti; per uscire da questa cattiva abitudine bisogna tenere sempre ben presente un profondo rispetto per l'integrità dell'altra persona e per la sua libertà personale
  • spettegolare - soprattutto nei contesti lavorativi, è forse la cattiva abitudine più gettonata; siamo così stupidi da sapere che appena volteremo l'angolo, gli altri parleranno alle nostre spalle, eppure, quando qualcuno è assente, partecipiamo al coro di dicerie sul malcapitato; è difficile estinguere questa cattiva abitudine, soprattutto perché si tratta di un comportamento spesso corale che quindi non dipende solo da noi; molte persone non gradiscono il pettegolezzo ma, per timore di irritare il pettegolo di turno, si mostrano d'accordo con le sue maldicenze, pur di tenerselo buono; l'esercizio migliore per uscire da questa trappola è provare a ribattere sottolineando i lati positivi della persona incriminata
Può essere difficile guardarsi allo specchio e accettare di riconoscere le proprie cattive abitudini.

La nostra prima reazione è giustificarci, difenderci, cercare di dimostrare che le cose non stanno proprio così.

Non vogliamo sentire la nostra vulnerabilità, non vogliamo scoprirci piccoli, non vogliamo pecche.

La crescita verso la felicità però implica la scoperta delle nostre ombre, seguita dal tentativo di riportarvi la luce.

Quali cattive abitudini puoi scoprire nel tuo comportamento quotidiano?

Condividi la tua esperienza qui nei commenti.

2 commenti:

  1. Post difficile da "digerire".
    Sarà per questo che non ci sono commenti?
    Vediamo se la mia confessione apre la strada a qualcun altro.
    Una bruttissima abitudine che ho faticato a mitigare è un classico: "come lo faccio bene e velocemente io, non lo fa nessuno"!
    Pessima abitudine nel rapporto con i figli (ma anche con eventuali collaboratori) e nel consentirgli autonomia.
    Per fortuna non ho mai avuto l'abitudine di dire "Te lo avevo detto io!"
    E mai ho infierito sui loro errori.
    Questo mi ha salvato dal loro giudizio :-) sulla mia prima pessima abitudine, che è diventata oggetto di ironia da parte loro, aiutandomi a superarla.
    "Dai andiamo, tanto come lo fa mamma non lo sa fare nessuno!" Detto con tono che rasentava il sarcasmo era la loro maniera di farmelo notare ed una bella risata ... metteva fine al mio intervento inopportuno.
    In altre parole potremmo dire che una pessima abitudine è quella di non voler mai delegare, con conseguente accumulo di stress e ... paradossalmente ... la sensazione di essere sfruttato (o che gli altri ne approfittino), quando invece siamo noi ad ingabbiarci in circoli viziosi senza fine.

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  2. Grazie per il tuo contributo prezioso, Enrica.

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