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giovedì 20 maggio 2010

Viaggiare dentro sé stessi


Una lista che scotta

Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.

Così Italo Calvino, ne Le città invisibili, sulla condizione del viaggiatore, intramontabile metafora dell'essere umano.

E come il viaggiatore di tanto in tanto sosta per riconsiderare il suo itinerario, così nella vita alcune domande ricorrono, quando certi segnali di irrequietezza ci avvertono che è il momento di fare il punto e aggiornare le nostre modalità.

Le cinque domande seguenti, oltre ad aiutarci a "disegnare la mappa" del percorso svolto, possono indirizzarci verso nuove "escursioni" da compiere nei giorni a venire.

Buon viaggio...


Da dove siamo partiti?
Quante cose nella nostra fanciullezza, durante gli studi, hanno lasciato segni decisivi per farci essere oggi come siamo.

Come ci consideravamo?

Che ruoli ricoprivamo?

Quali sarebbero adesso le parole adatte per descriverci?

Ci sono state situazioni, individui, difficoltà determinanti nella nostra esistenza?

Proviamo a scrivere parole, frasi, annotazioni con la suggestione di queste domande e mettiamo in risalto le risposte più indicative.

Cosa è realmente degno di considerazione per noi?
Non esitate a rispondere a questa domanda, fatelo di getto.

Non si tratta di scavare nei meandri ma di identificare qualcosa che abbia un peso reale nelle nostre giornate.

Seguiamo dei principi ideali?

Che influenza ha la spiritualità?

Siamo seguaci di una religione?

Abbiamo convinzioni così preziose da non volerle mai abbandonare?

Il nostro valore in circostanze di trionfo o di disfatta si modifica o conserva la sua stabilità?

Riusciamo a pensare a persone davvero significative per la nostra esistenza?
Le nostre valutazioni si formano, col passare degli anni, sulla base di quelle fornite da altri intorno a noi, ai quali per motivi a volte di pura sopravvivenza attribuiamo assoluta importanza.

L'influenza di queste persone e delle loro opinioni non scompare mai del tutto né svanisce all'improvviso.

In molti frangenti, possiamo risentire le loro voci quando ci tocca scegliere tra diverse possibilità.

Rispondere a questa domanda ci aiuta anche a distinguere tra chi ha espresso il suo parere per un moto d'amore e interesse verso di noi, e chi ha approfittato della sua influenza col nostro incauto permesso.

A volte siamo stati noi stessi ad assegnare autorità, non per stima o affetto, ma per soggezione.

Vale ancora la pena conservare questa soggezione o possiamo rimettere in discussione l'autorità attribuita?

Da cosa ricaviamo lo stimolo a proseguire?
Ci sono "zone morte" nella nostra esistenza?

Quali sono i settori nei quali siamo più in grado di riflettere, progettare e agire?

C'è qualche situazione in cui abbiamo percepito come un "pungolo" capace di incalzarci fino a raggiungere una meta importante?

Il modo più semplice per iniziare a rispondere è riflettere sulla distanza tra ciò che dobbiamo fare e il momento in cui lo facciamo.

Perché a volte il passaggio è immediato mentre altre volte solo iniziare equivale a sollevare un macigno?

Scopriremo che spesso ci influenza la quantità di informazioni sul compito da svolgere.

Cosa vogliamo evitare?
L'inquietudine si attiva sempre in modo irrazionale, perciò sfugge al controllo.

Meditare su quali situazioni, quali frangenti e quali persone contribuiscono a farci cadere nel turbamento apre le porte all'unica soluzione: evitarle.

Evitare non vuol dire per forza fuggire, ma scoprire che non ne abbiamo così bisogno.

Qualcuno infatti potrà stupirsi a riconoscere che tra queste situazioni, frangenti e persone ce ne sono alcune importanti, dalle quali facciamo dipendere parte della nostra considerazione personale, dell'autostima, dell'immagine di noi stessi.

In questo caso il dolore deriverà dal separarsi soprattutto da una immagine disfunzionale di sé.

Ma sarà un dolore "maestro" di vita.

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