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lunedì 14 settembre 2015

Le citazioni pericolose

Aforismi, citazioni, perle varie di saggezza.

Quante formule simili leggiamo ogni giorno attraverso i social network, condivise dai nostri amici?

E quante ne cerchiamo e condividiamo noi stessi, quando le troviamo in sintonia con il nostro stato d'animo?

Certo, trovare le parole che avremmo voluto dire noi, messe in bell'ordine e già pronte per l'uso, è già un'istigazione a usarle.

Ma sui social ci conosciamo, almeno nella nostra cerchia, e spesso intuiamo il perché quella determinata persona amica avrebbe potuto pubblicare proprio quella frase.

Altrettanto vero che vediamo questa stessa persona a volte come prigioniera di un percorso circolare senza uscita, in questo continuo citare slogan che offrono la soluzione ai propri problemi, se solo li si mettesse veramente in atto.

E noi sappiamo che non è così, conosciamo quella persona, siamo al corrente del fatto che vorrebbe trovare la forza per fare come lei stessa grida attraverso queste belle parole stampate, ma resta sempre un passo indietro alla  loro messa in pratica.

sabato 11 luglio 2015

Mettiamoci d'accordo (con noi stessi)

Come le monete a due facce, anche i nostri discorsi a volte oscillano tra lati differenti.

Chiediamo agli altri di essere sinceri, ma non vogliamo che siano offensivi.

Riteniamo giusto che vinca il migliore, proclamiamo che l'importante è partecipare, però sotto sotto scongiuriamo per essere noi i vincitori.

Nelle relazioni, troppe attenzioni ci soffocano, ma poche ci mettono in allarme.

Al lavoro, la routine ci ammazza, ma la sicurezza del posto è un bisogno.

L'elenco di esempi è potenzialmente lunghissimo, e se provi a discuterne con qualcun altro questi ti dirà chi, io? No, io non faccio così, la penso in un unico modo e mantengo fede alla mia parola!

Alla fine, questa moneta a due facce ti ritrovi a rigirartela tra le mani, ma non pensare che gli altri non stiano facendo lo stesso, magari all'oscuro, con una mano in tasca.

Perché questa sorta di ipocrisia non ha un limite, e possiamo arrivare a essere ipocriti persino sulla stessa ipocrisia.

Non importa adesso se ciò sia immorale, perché la ricerca della moralità non farebbe che creare ancora due sole facce possibili, generando l'illusione che bisogna per forza stare da una parte o dall'altra.

In verità, la vita diventa una vera occasione di crescita, impegnativa ma ricca, quando decidiamo di affrontarne le ambiguità.

domenica 13 luglio 2014

Bipolari sì, ma con ironia

La vita è deliziosa, anzi, no, è pericolosa.

Devi essere positivo, ma che dico?, stai attento.

L'amore fa girare il mondo, che follia, le persone sono tremende.

Queste sono solo alcune delle tensioni con le quali ogni giorno lottiamo, tra apertura e chiusura, tra coinvolgimento e scetticismo, tra fede e ragione, tra fiducia e dubbio, tra speranza e paura, tra realismo e trascendenza, tra generosità e cautela, tra amicizia e interesse.

In questo solco tra due poli continuamente cadiamo proprio cercando di venirne fuori, mentre la verità fondamentale è che è impossibile non starci dentro come impossibile è stare per sempre solo su uno dei cigli del burrone.

Non potrebbe essere altrimenti, la vita da gioire e da condividere è sin dall'inizio già spartita con la fine, l'ambiguità è scritta in partenza.

Questa tensione emerge in ogni situazione, dal saltare di gioia al sentirci inciampare per le difficoltà, dal gioire del mondo che abbiamo creato al terrorizzarci per il disastro ambientale che abbiamo provocato.

Come si può essere contenti e consapevoli dei rischi nello stesso tempo?

lunedì 2 giugno 2014

Quale ricerca per quale equilibrio?



Essere virtuosi è apparentemente una bella cosa.

Eppure, le virtù - come i vizi e le spinte della vita - a volte confliggono, e non è così semplice seguirle, soprattutto quando alcune di esse sembrano sgomitare per avere l'esclusiva.

Vuoi essere libero, ma vuoi anche sentirti sicuro.

Vuoi libertà d'azione, ma anche giustizia.

Vuoi pensare a te ma vuoi avere compassione per gli altri.

venerdì 16 maggio 2014

Rido dunque sono

Ti piace ridere?

Già intuisci il trabocchetto, come può farmi una domanda dalla risposta così ovvia? Dove vuole andare a parare?

Sarò più preciso: ti piace di più che gli altri ridano con te o che ridano di te?

Ah, ecco la magagna! Se rispondo che preferisco il primo caso passerò per quello che si prende troppo sul serio, e se rispondo col secondo caso mi metterà alla prova per verificare!

A questo punto, potrei anche chiuderla qui, dato che la questione gira tutta attorno a queste riflessioni.

Crescendo, aumentano le probabilità di provare gusto a ridere con gli altri di sé stessi.

Contro la malattia del prendersi troppo sul serio, dell'arroccarsi in una posizione altera, non c'è medicina più efficace del ridere di sé.

Ma... ci sono due ma.

Primo: ma non è affatto semplice acquisire questa capacità.

Secondo: ma non è affatto sicuro che si tratti di una capacità acquisita una volta e per tutte.

Infatti, se arrivare a ridere di sé stessi significa passare attraverso l'inferno del sentirsi derisi, credere di essersi salvati in qualche modo è una pena ancor più grande.

I sintomi del male sono chiari: sentirsi al di sopra degli altri, eccezionali, saggi, consapevoli, meritevoli, in grado di giudicare.

La cura è un po' più lunga, tutto sta a cominciare...

domenica 13 aprile 2014

Raccontarsi per gioco, giocare per raccontarsi

Facciamo un gioco, un gioco in cui non si vince e non si perde, ma si esce più uniti, più consapevoli, più integrati.

Questo gioco ha a che fare con i dilemmi fondamentali del vivere, molto più che con i principi e i precetti morali.

Laddove i principi ti dicono che cosa dovresti fare e che cosa dovresti evitare, i dilemmi ti fanno dubitare che ci sia una risposta univoca sempre e comunque, e ogni volta ti fanno chiedere sarà il caso di accettare questa cosa o devo affermare me stesso?

Combattere o lasciar correre?

Aver fiducia o dubitare?

Pugno di ferro o guanto di velluto?

Fede o ragione?

Sono tutte incarnazioni del dilemma fondamentale, che ha due vie giuste e due errate.

Le due vie giuste consistono nell'accettare le cose che non si possono cambiare e nel provare a cambiare quelle che si potrebbero cambiare.

Le vie sbagliate sono l'inverso: provare a cambiare quando non si può e accettare passivamente ciò che invece non dovrebbe essere accettato.

Se io ti chiedessi raccontami un momento della tua vita in cui hai lottato per qualcosa e hai provato soddisfazione nel farlo?

Oppure, raccontami un momento della tua vita in cui hai lottato per qualcosa per poi rammaricartene?

Che tipo di storie pensi verrebbero fuori dai tuoi racconti?

domenica 9 marzo 2014

Intimità: la risorsa di cui hai bisogno

C'è una dimensione estremamente potente alla quale l'essere umano può accedere e grazie alla quale evolvere in maniera portentosa.

Questa dimensione si chiama intimità, e molto spesso sembra spaventare a morte invece di attrarre, come ti ho già spiegato qui.

Ma che cos'è veramente l'intimità?

Non è così semplice darne una definizione, per il suo carattere estremamente soggettivo.

Provo a definirla: l'intimità è un coinvolgimento autentico con un'altra persona, con sé stessi e col mondo, vissuto con un senso di vulnerabilità che non spaventa ma incoraggia a proseguire.

La natura dell'intimità si comprende bene attraverso la via negativa: prova a pensare a tutte le volte che manca, e ti sarà più facile capirne l'importanza.

martedì 31 dicembre 2013

2014: manterrai le tue promesse?

Possiamo scherzarci su, e dire che le promesse per il nuovo anno finiscono la mattina del 1 gennaio.

La cosa interessante è che puntualmente le facciamo, con la stessa convinzione di poterle mantenere, e che ci sono ragioni legate al nostro funzionamento cognitivo per spiegare questo appuntamento fisso.

Nel periodo delle festività natalizie, proviamo tutti la sensazione di poter ripartire da zero, ed è una sensazione che si ripete anche in altri momenti dell'anno, come a inizio mese o - per alcuni - in concomitanza con certe ricorrenze quali compleanni o anniversari particolari.

In questi momenti, e con questa sensazione di freschezza, ci sentiamo più portati a impegnarci in comportamenti votati al miglioramento, all'elevazione, alla crescita.

Proprio in questi giorni, Google ci offre come ogni anno un vasto report per indagare sui trend di ricerca più eclatanti dell'anno appena trascorso.

Bene, con i dati dei motori della rete è possibile farsi un'idea più precisa del fenomeno promesse-di-cambiamento.

lunedì 23 dicembre 2013

Il senso del Natale: come cercarlo, come trovarlo, che cosa farne


Una delle chiavi più potenti per aprire le porte al benessere, a relazioni personali soddisfacenti e alla pace mentale sta nell'esprimere e sperimentare la gratitudine.

Qualcosa però ci trattiene dall'essere più grati di quanto di solito riusciamo a essere.

E in questa fase della vita del genere umano, la continua attenzione a ciò che non abbiamo va a scapito di ciò che invece già c'è e che dovremmo apprezzare di più.

Certi atteggiamenti sono incompatibili con l'espressione della gratitudine, in primis l'essere concentrati sui valori materiali.

Anche se alcune persone riescono a liberarsi da questa trappola durante il loro percorso di vita, per tutti gli altri c'è un unico momento di chiarezza, che illumina definitivamente il senso d'inutilità di questa ricerca di beni materiali, di accumulo, di spasmodica caccia a ciò che potremmo possedere.

Ed è un momento che nessuno può raccontare: il momento del trapasso.

Per fortuna, Charles Dickens ebbe la folgorante idea di provare a raccontare, col pretesto del Natale, che cosa sia il senso della vita dopo che essa è trascorsa.

venerdì 23 agosto 2013

A che punto sono le tue relazioni? Cinque domande per scoprirlo

Che cos'è che minaccia più spesso la tua calma e la tua felicità?

Nove volte su dieci, la radice dell'irrequietezza, dello stress e della mancanza di serenità si annida nelle relazioni.

Tra figli che fanno impazzire, genitori troppo oppressivi, superiori arroganti, partners egoisti e amici che scompaiono per troppo tempo, ce n'è abbastanza per sentirsi frustrati, arrabbiati, sempre sul piede di guerra.

E se ne parli ti senti anche dire che è normale non poter evitare incomprensioni, disaccordi e sentimenti di sconforto quando si ha a che fare con le altre persone che gravitano nella nostra vita.

Ma normale non è l'aggettivo giusto, perché ciò che percepiamo non è affatto un senso di normalità, bensì di fortissima anomalia.

Che poi le difficoltà relazionali facciano parte di ogni esperienza di vita è una considerazione sì accettabile, in quanto razionale, ma per nulla consolante.

Quando abbiamo un problema con una persona cara o vicina, spesso la prima reazione è attribuirle la colpa del problema.

Gli altri sarebbero responsabili dei nostri sentimenti e delle nostre reazioni.

Il loro cattivo modo di porsi ha fatto scattare in noi questo senso di tragedia.

In realtà, a ognuno di noi è dato pieno potere di governare la salute di ogni relazione, e ci si può prendere carico del rapporto anche in maniera unilaterale, come spesso accade quando accettiamo con pazienza che l'altra persona a noi cara, magari in un momento difficile, si comporti con noi con poco riguardo e ci passiamo sopra, anzi, l'aiutiamo a venirne fuori.

Però il tema delle relazioni è ineludibile, perché dal loro stato dipende la nostra felicità a lungo termine.

Il nostro primo interesse è attivarci per tenere in buona vita i nostri rapporti, cominciando da noi stessi e senza aspettare dall'altra persona cambiamenti che non possiamo imporre né decidere dall'esterno.

Il bello è che le relazioni sono contagiose, e se uno dei due membri attua un cambiamento, immediatamente esso si riverbera sull'altro.

Il segreto è contagiarsi a vicenda con costruttività.

Naturalmente, a nessuno viene in mente di lavorare alla relazione quando tutto fila liscio.

L'allarme scatta al sorgere di ogni minimo conflitto.

E lì le prime reazioni automatiche possono essere fatali.

Ma quali sono i possibili problemi all'interno di una relazione umana?

venerdì 26 aprile 2013

Ah, felicità...


 ...su quale treno della notte viaggerai...

Così recitava cantando Lucio Dalla, facendo riecheggiare una domanda ultramilleniaria che non ha alcuna intenzione di diventare obsoleta.

Per chi lavora nel mondo delle compravendite, la felicità sta nei prodotti, quelli del supermercato che risultano deliziosi al gusto, o quelli finanziari che promettono di riempire il tuo conto in banca, o ancora quelli estetici che ti assicurano di trasformarti in una super top model.

Le norme sociali garantiscono che la felicità è nello status, nei risultati, nelle relazioni, nelle proprietà.

Ma anche noi non scherziamo, a metterci del nostro e cerchiamo sempre la prossima cosa che ci renderà felici.

Hai il compagno ideale?

Allora ci vuole la casa ideale.

L'hai trovata?

Cerca subito quella più grande, e poi l'auto nuova, la promozione, l'investimento per smettere del tutto di lavorare.

La terra promessa della felicità non smette di allettarci e nessuno si chiede se sia reale o solo un miraggio.

L'idea grossolana che una grossa vincita o un grave incidente portino di necessità a una grande felicità o alla disperazione non sta in piedi, se andiamo a osservare da vicino la vita di molti di quelli che la lotteria l'hanno vinta davvero o le gambe le hanno perse sul serio.

La felicità non sembra stare a suo agio nei beni, nelle relazioni o nei risultati, quanto piuttosto nel dare.

Un dare che non è fatto solo di oggetti materiali, ma che si declina in altre forme di donazione: tempo, amore, noi stessi.

Non possiamo essere felici con un atto di volontà, poiché la felicità è un sentimento risultante da un processo di vita.

Possiamo però essere altruisti e compassionevoli, per scoprire tutti gli enormi vantaggi del mettere il naso al di fuori dei nostri piccoli egocentrismi.

Quali sono dunque i vantaggi di un atteggiamento compassionevole?

domenica 30 dicembre 2012

Ecco che cosa puoi fare per un 2013 al massimo

Con l'approssimarsi del nuovo anno, nella testa di ognuno di noi scattano pensieri grandiosi su ciò che potremmo fare nell'anno a venire, affinché dopo 365 giorni si possa dire che è stato meglio del precedente.

Chi vuol dimagrire, chi insegue un generico benessere, chi vuol pensare di più a sé, e chi si attesta su questioni materiali concentrandosi sulla gestione delle finanze o su progetti d'investimento.

La fregatura di questo genere di promesse a noi stessi è che quel potremmo fare nell'anno a venire viene vissuto come un dovremo fare.

Purtroppo, la mente umana ci mette un secondo a farsi promesse e pochi centesimi del medesimo a non mantenerle.

Questo tipo d'impegni sono troppo vasti per non generare la paura di non poterli rispettare.

Spesso si tratta d'impegni che coprono addirittura l'intero arco dell'anno a venire, o sue porzioni considerevoli.

Un po' come fanno gli oroscopi che ci dicono come sarà il nostro nuovo anno o come vivremo in ognuna delle quattro stagioni.

È una trappola, e l'unico modo di non caderci è saltare il fosso, cioè non concentrarsi su che cosa potremmo fare l'anno prossimo, ma accrescere la nostra consapevolezza adesso, su ciò che siamo stati o su ciò che potremmo essere ben oltre l'anno a venire.

sabato 29 settembre 2012

Scrivi che ti passa!

C'è una profonda connessione tra la scrittura e la nostra salute.

Tenersi dentro pensieri, sentimenti e ricordi di quanto accaduto aumenta il rischio di incorrere in disagi più o meno gravi.

La scrittura però non è solo un modo catartico di buttare fuori un peso, ma è una traduzione in un altro linguaggio, un'operazione di modellamento creativo, un modo di governare ciò che abbiamo dentro attraverso il medium della scrittura.

Il primo effetto del raccontare in forma scritta i propri pensieri ansiogeni è il rilassamento fisico e il riequilibrio del livello di stress.

La sensazione di poter in qualche modo influire sugli effetti patogeni delle proprie ansie attraverso la scrittura, riduce il rischio di forme depressive, oltre a migliorare in generale la propria consapevolezza cognitiva.

Ma è col tempo che viene il bello: scrivere, ritornando più volte sullo stesso tema, accresce la comprensione di quanto ci è accaduto e di chi siamo, due caratteristiche che aprono la porta alla salute mentale.

mercoledì 27 giugno 2012

Il mensile di Studialamente: Giugno 2012

La guerra d'indipendenza
Non ti sto invitando a tornare sui libri di storia, non preoccuparti.

In realtà, ci diciamo persone indipendenti quando, a ben vedere, molte sono le bazzecole in gradi di schiavizzarci.

E sono cose di poco conto, per questo non ci facciamo neanche più caso e siamo incatenati e contenti (ma anche no).

Scopri le dipendenze subdole e comincia subito a liberartene.

Che cosa vuol dire pensare
Non parlo qui del fenomeno spontaneo nel quale la nostra mente produce idee, le collega, le mescola, le cancella per poi ricominciare di nuovo senza tregua.

Pensare criticamente vuol dire esercitare una disciplina sui nostri processi cognitivi, allo scopo di raggiungere un obiettivo definito.

In questo post, tutti i segreti per usare il pensiero critico.

Mi aiuto da me
Sembra questo il motto alla base della mania di molte persone di acquistare libri e manuali che promettono di cambiare le nostre vite, risolvere finalmente annosi problemi o alleggerire il nostro senso di colpa per potercene finalmente fregare di tutto.

Ma i manuali di autoaiuto servono veramente?

Come si fa a scegliere quello giusto?

Leggere ci permetterà sul serio di realizzare tutto ciò che essi dichiarano di poter fare per noi?

Scoprilo, in questo post adesso.

Potenza della prima persona singolare
La gran parte dei nostri scontri con altre persone spesso è imputabile alla... grammatica!

Tendiamo sempre a parlare agli altri usando il tu, e quindi ribadendo e sottolineando che cosa l'altro ha detto o fatto, generando in lei o in lui il desiderio di riscattarsi per ributtarci addosso, a sua volta, le sue opinioni, accuse o attacchi su ciò che noi abbiamo fatto.

Per uscire da questo perverso gioco di comunicazione c'è l'Io messaggio: scoprine qui tutti i vantaggi.

A volte ritornano
Non tutte le separazioni restano tali.

Oggi, grazie alla maggiore facilità con la quale ricorriamo ai professionisti dell'aiuto, molte coppie in crisi riescono a tornare insieme, o almeno ci provano, facendosi accompagnare da un terapeuta nella ricostruzione della loro relazione.

Funziona?

Che cosa veramente stanno chiedendo i partner quando si rivolgono a un professionista?

Come fare questo percorso nel modo migliore?

Clicca qui per sapere come ricostruire la tua relazione incrinata.

venerdì 15 giugno 2012

Autoaiuto: un libro ci salverà?

Una decina di giorni fa una lettrice mi scrive chiedendomi consiglio circa un libro di argomento psicologico che possa aiutarla a rinforzare la fiducia in sé.

Ci tiene anche a specificare che sa benissimo che il lavoro dovrà farlo lei e che il libro non muoverà un dito, anzi, una pagina, al posto suo.

A parte il latente doppio legame di questa richiesta - ti chiedo qualcosa per rinforzare la mia fiducia ma nello stesso tempo, se te la chiedo, continuo a non affidarmi a me stessa - che ho provato a "sciogliere", invogliandola a seguire la sua indole e ad avere pazienza, perché i percorsi lungo i quali passiamo da un libro all'altro sono pura intimità, perciò insondabili da un esterno, la questione dell'autoaiuto con i libri non è né nuova né marginale.

Le persone cercano aiuto nei libri di psicologia per diversi motivi: