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domenica 27 aprile 2014

Consapevolezza: l'infinito dentro di te

È bello credere si possa diventare noi stessi conoscendo la nostra personalità e quella delle persone che ci circondano.

Ma l'idea di avere sempre innestata la marcia dell'autoconsapevolezza e dell'introspezione verso gli altri qualche dubbio lo suscita.

Il tema è antico quanto la nostra cultura, a partire dal conosci te stesso delfico.

Che cosa significa questa frase?

Una sfilza di cose:
  • conosci la tua personalità
  • sii consapevole di dove ti trovi
  • sappi a che punto della vita sei
  • sii la tua voce-guida
  • fidati del tuo intuito
  • esaminati in maniera obiettiva
Potrei continuare, ma già da questo piccolo elenco si vede come certe traduzioni e interpretazioni del famoso monito greco siano addirittura contraddittorie.

domenica 13 aprile 2014

Raccontarsi per gioco, giocare per raccontarsi

Facciamo un gioco, un gioco in cui non si vince e non si perde, ma si esce più uniti, più consapevoli, più integrati.

Questo gioco ha a che fare con i dilemmi fondamentali del vivere, molto più che con i principi e i precetti morali.

Laddove i principi ti dicono che cosa dovresti fare e che cosa dovresti evitare, i dilemmi ti fanno dubitare che ci sia una risposta univoca sempre e comunque, e ogni volta ti fanno chiedere sarà il caso di accettare questa cosa o devo affermare me stesso?

Combattere o lasciar correre?

Aver fiducia o dubitare?

Pugno di ferro o guanto di velluto?

Fede o ragione?

Sono tutte incarnazioni del dilemma fondamentale, che ha due vie giuste e due errate.

Le due vie giuste consistono nell'accettare le cose che non si possono cambiare e nel provare a cambiare quelle che si potrebbero cambiare.

Le vie sbagliate sono l'inverso: provare a cambiare quando non si può e accettare passivamente ciò che invece non dovrebbe essere accettato.

Se io ti chiedessi raccontami un momento della tua vita in cui hai lottato per qualcosa e hai provato soddisfazione nel farlo?

Oppure, raccontami un momento della tua vita in cui hai lottato per qualcosa per poi rammaricartene?

Che tipo di storie pensi verrebbero fuori dai tuoi racconti?

venerdì 11 aprile 2014

La verità sulle bugie

Quando penso alle bugie mi vengono in mente le mafie: esistono da tempo immemore, saccheggiano in senso materiale e morale i territori, sconcertano chi assiste ai loro scempi ma nello stesso tempo non si trova quasi nessuno in grado di descrivere chi è stato e com'è fatto, anzi, se glielo chiedi si mostrano addirittura disinteressati.

Siamo tutti a rischio di raggiro e teniamo gli occhi aperti, ma che cosa siano esattamente le bugie, come funzionano, e soprattutto quali cose si possano definire bugie e quali no è un terreno molto accidentato.

Dire a qualcuno tu menti implicherebbe una chiara definizione della bugia, che a ben vedere non è affatto chiara e spesso dipende dalle preferenze personali di chi la definisce.

Di verità attorno alle bugie ne circolano tante: saranno tutte vere o nascondono qualche bugia anch'esse?

sabato 5 aprile 2014

Manuale di gestione (retorica) dei conflitti

L'essere umano è davvero la creatura più evoluta del pianeta.

Talmente evoluta da riuscire a fare due cose, importantissime per la stessa sopravvivenza.

La prima è intercettare le fesserie dei propri simili.

Crescendo, tutti noi sviluppiamo questa sorta di radar in grado di riconoscere bugie, mezze frasi, tentativi di manipolazione.

Lo costruiamo man mano, lo perfezioniamo col tempo, lo portiamo alla massima efficacia.

Ma non tutti riescono a conservarlo,

Perché l'essere umano ha anche bisogno di relazioni.

Di stare con gli altri, e con alcuni di essi starci molto tempo e molto vicino.

Così, la probabilità che il radar intercetti le fesserie di questi altri, vicini e lontani, è alta.

E qui entra in gioco la seconda cosa importantissima per la nostra sopravvivenza.

Col tempo, infatti, impariamo anche ad allontanare da noi tutto ciò che possa farci dubitare di noi stessi, della nostra integrità, che possa mettere a rischio la nostra autostima.

Compresi i radar dei nostri simili, quando intercettano le fesserie che ci servono per non metterci in discussione.

Perciò, utilizziamo tutti gli stratagemmi che il linguaggio e la retorica ci offrono pur di mettere in dubbio il radar degli altri, e allontanare ogni dubbio da noi.

Per questo i radar di alcune persone si danneggiano, sotto i colpi retorici delle persone a loro legate, dei partner, degli amici intimi, dei parenti stretti.

Chiedere gli uni agli altri di smantellare il proprio radar anti-fesserie in nome della reciproca amicizia, parentela, amore e qualsiasi altra sfumatura sentimentale finisce per negare quegli stessi sentimenti.

Se c'è una cosa che la specie umana ha sviluppato al massimo grado, è la capacità di indurre l'altro a dubitare delle proprie posizioni, e l'ha sviluppata tramite una serie di tecniche ben precise.

Alcune di esse sono indipendenti dal contenuto delle conversazioni umane, si possono usare come attrezzi buoni per tutti gli usi.

Altre sono invece più complesse e sopraffine, non si limitano a rispondere alle eventuali critiche ricevute dal radar del nostro interlocutore, ma vanno a ristrutturare il rapporto stesso, ci servono per metterci al di sopra e al di fuori del gioco, della discussione, della relazione stessa, se è il caso, come a dire solo un perdente potrebbe vedere quello che ci stiamo dicendo come una partita in cui uno vince e l'altro perde, e poiché io non lo sto facendo, è evidente che lo stai facendo tu e che quindi hai perso.

Purtroppo sono anche molto efficaci, perché mimano l'autenticità.

Forse ci sono anche situazioni nelle quali potrebbe essere lecito usarle.

Se però diventano un formulario stabile, un manuale di gestione retorica dei conflitti, vuol dire che non riusciamo più a sopportare neanche per un minuto la possibilità di essere in errore.

Cioè di farci carico dell'errore e cambiare in meglio.

domenica 16 marzo 2014

La grande schiettezza


  Ho ricevuto da un caro amico un audiomessaggio con la sua simpatica imitazione di Toni Servillo in La grande bellezza, e così ho colto la classica palla al balzo per pensarci un po' su...

Non è poi così strano se in un film così visionario e finto - nel senso del fingere poetico - si trovi invece uno dei discorsi più veri mai pronunciati da un attore nel cinema italiano.

Il film in questione è il neo oscar La grande bellezza di Sorrentino, l'attore è Toni Servillo nei panni di Jep Gambardella, e il discorso è quello rivolto all'amica Stefania, colpevole di essersi imprudentemente autodefinita donna con le palle, rompendo gli argini che impediscono alla verità di gettare ombre tragiche sulla vita delle persone.

Prima ancora dell'oscar, e molto più di altre scene, questo discorso ha gironzolato nel web e nei social, apparentemente perché dà voce e sfogo a ciò che era rimasto in pancia e in gola di molte persone, mai tanto coraggiose da fare una simile sciorinata a qualcuno, a un amico, al partner, ai parenti, al capo.

Tuttavia, Jep dice apertamente qualcosa di penetrante, prima di lanciarsi nella sua tenera invettiva: non ribattiamo perché ti vogliamo bene e non ti vogliamo mettere in imbarazzo [...] finiamo per parlare di vacuità, di sciocchezzuole, di pettegolezzi, proprio perché non abbiamo nessuna intenzione di misurarci con le nostre meschinità.

sabato 25 giugno 2011

Undici piccole idee per mirare in alto



Prima idea
Molte persone si struggono nel dilemma essere o apparire.

Ma né essere in un modo né apparire in un altro può esimerti dalla responsabilità di presentarti al meglio di te.

In qualsiasi momento, in cabina di pilotaggio ci sei tu, non mollare la cloche.

Seconda idea
Non c'è nessuno che ti giudica.

È una tua immaginazione, dovuta all'insicurezza atavica.

Le persone sono troppo preoccupate nei loro affari per starsene a giudicarti.

Non cercare la loro approvazione.

Semmai, dalla tu a loro.

Scegli.

Terza idea
Come fanno alcune persone a guadagnare così tanta ammirazione da altre persone?

Sono più belle?

No.

Sono ricche.

Nemmeno.

Come diceva Fritz Perls, tutto è proiezione, perciò noi non sopportiamo le persone deboli, perché ci sentiamo deboli noi stessi.

Le persone amano chi è sicuro di sé, della sua opinione, del suo posto nel mondo.

Trova il tuo valore dentro di te, non fuori.

Quarta idea
Sii te stesso è un invito che non basta più.

Ci sono tante parti di quel te stesso che il mondo si risparmierebbe volentieri, lo sai anche tu.

Sii il meglio che puoi essere.

Quinta idea
C'è una sottile differenza tra chi "compra" la stima e la considerazione delle persone e chi se la guadagna col suo comportamento.

Il primo si propone agli altri.

Il secondo è richiesto dagli altri.

Da che parte vuoi stare?

Sesta idea
Se una persona accetta di parlare con te non significa che tu gli piaccia.

Impara a rispettare lo spazio altrui e a chiedere permesso prima di invaderlo.

Settima idea
Qualsiasi cosa tu voglia ottenere nella tua vita, devi anche accettare l'idea di poterla perdere.

Ci stai?

Ottava idea
Quando passa un giorno senza che tu abbia avuto un pensiero o abbia fatto qualcosa di concreto per le persone che ami, può significare solo una cosa.

Sei ancora in tempo per rimediare.

Nona idea
Sii gentile.

Hai incontrato molte persone sgradevoli, lo so.

Sono sgradevoli perché qualcun altro non è stato gentile con loro.

Rompi il circolo.

Non essere rude con la persona con cui hai a che fare perché lei restituirà la pariglia e la palla, prima o poi, tornerà nelle tue mani.

Decima idea
Non cercare il consenso di amici e familiari per ciò che ti appassiona.

Anche se si diranno d'accordo, anche se dovessero dire che piace loro, è senz'altro per motivi diversi dai tuoi.

Più spesso non gli piacerà fare il confronto tra te che rifiorisci dedicandoti a ciò che ti piace e loro che appassiscono nell'inadeguatezza.

Undicesima idea
Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato.

Questa è di Fernando Pessoa, dicono.

La tua idea
Il tuo commento può cambiare la vita di chi lo leggerà.

sabato 20 novembre 2010

Essere sé stessi: giù la maschera!

Una sfida che si può vincere
Il vero viaggio di scoperta non sta nello scoprire nuovi paesaggi, ma nel guardare con nuovi occhi
Marcel Proust

Ti è mai capitato di stare in una situazione sociale, e all’improvviso renderti conto di non essere te stessa o te stesso?

Ne abbiamo parlato alla teleconferenza Essere sé stessi: una sfida che si può vincere, scoprendo con un esame approfondito il perché interpreti vari ruoli nella tua vita, e come puoi trascendere queste maschere socialmente condizionate per essere davvero ciò che sei.


Forse ti sarà capitato di dire, tra te e te, amo trovarmi con le mie vecchie compagne o i miei vecchi compagni, è così facile essere me stessa o me stesso in loro compagnia?

Oppure mi sento così a disagio a questa festa, dover fare conversazioni banali con tutta questa gente superficiale.

Da queste situazioni ti rendi conto di come la compagnia degli altri possa influenzare il tuo essere o non essere te stessa o te stesso, e portarti ripetutamente e a livello inconscio a indossare maschere che possano proteggere una certa immagine di te rispetto al mondo circostante.

venerdì 23 aprile 2010

istruzioni per tentare di cambiare senza riuscirci


Tempo fa una persona di mia conoscenza, una vita da sportiva di buon livello, mi raccontò di essere preoccupata perché in seguito ad alcuni interventi chirurgici non avrebbe potuto più praticare i suoi sport e questo per una persona sempre impegnata, diceva, era motivo di paura.

Paura di non sapere come impiegare il tempo.

Discutendo di possibili alternative, prendemmo in considerazione tutte quelle attività fisiche "dolci" come lo yoga, le ginnastiche posturali, le tecniche di respirazione se non addirittura di meditazione, per non sollecitare troppo il corpo.

Ma queste proposte non suscitarono alcun entusiasmo in lei, anzi, ho paura che dopo un po' che sono lì a muovermi lentamente e a fare tutte quelle pratiche mi possa stancare e annoiare, a stare troppo ferma tutto quel tempo, mi spiegò.

Concluse dicendo che avrebbe aumentato il suo impegno in pratiche come il ricamo e la cucina, ma senza esagerare perché capirai, senza più muovermi poi metto su troppi chili.

Ho sentito spesso discorsi simili in cui a una persona si prospetta la possibilità di fare qualcosa che apparentemente soddisferebbe i suoi bisogni e che non comporta l'acquisizione di chissà quali abilità.

Ma questa persona poi finisce per non fare quella cosa adducendo motivazioni che agli altri suonano un po' come giustificazioni per mascherare una sostanziale mancanza di volontà.