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sabato 11 ottobre 2014

Educare per uscire dalla violenza

L'episodio delle sevizie inferte con un compressore a un ragazzo in provincia di Napoli è terrificante, ma non voglio farmi paralizzare dall'orrore - che pure sento - perché è in questi casi che bisogna fare attenzione alle derive emotive della cronaca.

Simili storie rischiano di far puntare l'attenzione sulla sicurezza invece che sulla civiltà, e quando si ragiona a caldo su che cosa si può fare poi si finisce per pensare in maniera poliziesca all'aumento del controllo al posto di sforzarsi di immaginare come far crescere il livello culturale della convivenza civile.

Le relazioni sociali comunque sono spesso caratterizzate da transazioni crudeli, come prendere in giro, emarginare, sopraffare, spettegolare, fare gruppo contro le minoranze.

Nel mondo dei giovani, poi, queste disdicevoli pratiche fanno ancor più scalpore, sia perché il minore, l'adolescente o comunque il ragazzo che le subisce è palesemente più debole, sia perché questi meccanismi non avvengono soltanto nelle interazioni dal vivo, ma anche sui social network e persino nella modernissima comunicazione via cellulare, soprattutto con le nuove applicazioni per i messaggi.

Quando il più giovane soggiace alla crudeltà non è in pericolo solo il suo benessere e la tranquillità sociale, ma è a rischio anche la capacità di chi tutela ed educa i giovani di puntare all'obiettivo della loro crescita come cittadini, come membri di una cultura, col pericolo invece di appiattirsi sulla pura vigilanza e sul controllo delle condizioni di sicurezza.

giovedì 27 febbraio 2014

L'amore ai tempi della complessità



Com'è cambiato l'amore, in questi tempi così profondamente rivoluzionati dalle innovazioni tecnologiche, dalle rivoluzioni politiche, sociali, civili, dalla globalizzazione, in un mondo interconnesso, dove i muri faticano a stare in piedi e i dogmi a resistere al domani?

È più facile, nell'era di internet, dei social, dei viaggi, degli scambi culturali, sentirsi emotivamente e psicologicamente più liberi nei confronti dell'amore, c'è davvero più libertà nei costumi, o in fatto di sentimenti siamo rimasti ancora molto simili ai nostri antenati delle caverne?

Lo sviluppo e l'evoluzione umana sembrerebbero andare di pari passo con l'elasticizzazione delle norme sociali.

È un dato di fatto che le regole morali concernenti i rapporti amorosi abbiano sempre più allargato le loro maglie, e il divorzio è solo il più evidente dei cambiamenti in quest'ambito.

Accade per esempio che in una società ancora troppo maschilista tuttavia le mogli abbiano una libertà di vivere relazioni personali molto più ampia di quanto fosse possibile e concepibile anche solo cinquant'anni fa.

Il nostro paese, divenuto ormai meta ambita di immigrati, è anche teatro di episodi incresciosi, nei quali persone che appartengono a culture fortemente monogame e oppressive della libertà personale diventano poi protagoniste di tragedie e lutti, trovandosi in un contesto di maggiore libertà relazionale come il nostro.

Anche i rapporti extraconiugali, pur biasimati dalla vox populi, in pratica non comportano più alcun problema legale, almeno nella nostra società, e all'eventuale adultero tutt'al più tocca subire una tiratina d'orecchie.

Persino il fatto che in questa frase io abbia usato la formula rapporto extraconiugale è un segno dei tempi, e questo tipo di fenomeno non viene più denominato come tradimento o adulterio, almeno non da parte di chi osserva il fenomeno in modo neutrale, come può fare uno studioso.

Questo approccio al tema però ci fa sfuggire una innegabile verità: gli esseri umani, sin da epoche molto remote del loro sviluppo, sono sempre stati in grado di avere rapporti sessuali e amorosi con più di una persona nello stesso tempo.

lunedì 26 agosto 2013

Insulti razzisti: indignazione o indifferenza?

Poche settimane fa ho parlato di razzismo a partire da alcuni commenti di esponenti politici del nostro paese, ma di recente un altro episodio mi spinge a riparlarne.

Il campo stavolta è più ristretto, e la notizia è circoscritta al mondo enogastronomico.

Fulvio Bressan, produttore di vini friulano, si rivolge via Facebook al ministro Kyenge con preziosismi linguistici del tipo sporca scimmia nera e negra mantenuta di merda.

Il primo ovvio risultato di una simile uscita è che oggi, a digitare il suo nome su Google, invece delle lodi ai suoi vini ci trovate le reazioni dei siti e dei blog su vino e gastronomia dopo questa bella uscita.

In queste reazioni si confrontano le posizioni di chi appoggia le idee del vignaiolo, di chi ne condanna solo la violenza verbale, e di coloro che invece dichiarano di escluderlo per sempre come fornitore.

Purtroppo però il confronto dei commentatori si è quasi sempre spostato verso le argomentazioni sulle politiche dell'immigrazione, perdendo a volte di vista il problema centrale, cioè quello del dare della scimmia e della negra alla Kyenge, della quale poi si potranno criticare anche aspramente tutte le idee e le azioni da ministro.

Questo bisogno di inveire che, nel caso in cui l'oggetto dell'ira sia una persona dalla pelle di un altro colore, si configura sempre come un attacco all'etnia, un'associazione con l'inferiorità e la sporcizia tout court e un'identificazione con la nullafacenza e il parassitismo.

Due sono i fenomeni dei quali mi interessa parlare, che emergono dalla vicenda.

L'accostamento tra la pelle scura e la scimmia e l'indifferenza o il tentativo di mostrarsi razionali dopo aver assistito a episodi di palese disprezzo razziale.

lunedì 22 luglio 2013

Parlare di razzismo si può

Hunc perminxerunt calones, racconta Orazio a proposito di un adultero colto in flagrante.

La battutaccia sulla punizione corporale inflitta da energumeni probabilmente di altra etnia - come probabilmente i servi cui fa riferimento il poeta romano - insomma è piuttosto arcaica, e Angelo Romano Garbin con la sua uscita contro Dolores Valandro ne ha soltanto prolungato la sopravvivenza.

Singolare che proprio la Valandro fosse ricorsa, contro il ministro Kyenge, a un esempio di violenza sessuale.

Questo battibecco pessimo diventa qualcosa di ancor più tremendo per l'intermezzo di Calderoli, improvvisatosi comico neodarwiniano, a disegnare un clima per nulla sereno in Italia, circa la questione razzismo.

Da un punto di vista politico e morale, la partita si gioca sul contesto: le battute su incontri sessuali rischiosi o sulle somiglianze tra uomini e animali non fanno di chi le dice automaticamente un razzista - poi c'è chi le fa sempre e allora il sospetto cresce - ma la cosa grave è che tutti e tre hanno fatto il proprio show mentre vestivano ufficialmente i panni di rappresentanti delle istituzioni, per questo le destituzioni e le espulsioni - solo richieste o anche attuate - sono legittime e doverose.

Tuttavia, questo tipo di frasi e, come queste, molti pensieri, concetti, categorie e processi di lettura della realtà sono condizionati da qualcosa che ha molto a che fare con la razza.

mercoledì 26 giugno 2013

Espressioni facciali: natura o cultura?

Ce l'hai dipinto sul viso...

Mi piace questo modo di dire, riferito a come sia facile a volte leggere emozioni e sentimenti di una persona solo guardandone il volto.

E se è vero che a volte noi presupponiamo che qualcuno stia provando un certo sentimento perché abbiamo assistito a quanto gli è successo - per esempio, l'espressione di dolore di una persona dopo averla vista ferirsi - molte altre volte capiamo al volo lo stato d'animo dell'altro senza sapere quanto accaduto in precedenza.

Una cosa è certa: si tratta di una delle forme di comunicazione più frequenti delle nostre giornate e - oserei dire - più importanti in termini di sopravvivenza.

Se il mondo è bello perché vario, e questa varietà è culturalmente determinata, la questione delle espressioni facciali sembra dimostrare però che alcune caratteristiche umane vanno al di là del condizionamento culturale, poiché si mostrano universalmente a ogni latitudine.

Molte espressioni facciali sono correlate a precise emozioni in tutti e cinque i continenti.

domenica 28 ottobre 2012

Halloween: come ti vesti?

Madre, tua figlia è su di giri perché non vede l'ora di festeggiare Halloween e si tormenta nella ricerca del costume giusto da indossare?

Una situazione molto probabile, in questi giorni, se pensiamo che in ogni scuola di ogni ordine e grado si sta perlomeno parlando di Halloween se non addirittura producendo lavori scolastici su questa festa.

Dunque, bambine e ragazze pronte a mascherarsi in questa sorta di carnevale anticipato.

La domanda però non è come vestirle ma come esse vogliono vestirsi?

Se provi a digitare nei motori di ricerca costumi halloween ragazze comparirà una sfilza di immagini di costumi da streghe, mummie, vampire, diavole, zombies, ma anche poliziotte, infermiere, supereroine, follette e fatine.

Solo che ognuna di queste figure avrà come minimo cinquanta centimetri di cosce scoperte, se non addirittura scollature pronunciate, veli, guaine tipo seconda pelle e altri elementi marcatamente sessuali.

Certo, per gli studenti delle scuole secondarie questo è comprensibile, dato che in quel periodo si va a completare la maturazione sessuale.

Però viene da chiedersi che cosa sceglierebbero d'indossare le ragazzine avendo la possibilità di optare anche per abiti non così succinti.

A questa domanda ha provato a rispondere uno studio americano diretto da Christine R. Starr e Gail M. Ferguson, con un'indagine sulle bambole (dalla Barbie alle Bratz), i media e le influenze materne nella costruzione dell'identità sessuale.

sabato 5 maggio 2012

La fede del tifoso: divertimento o religiosità?

Qual è il sogno di ogni blogger?

Essere utile ai lettori.

Mai però avrei immaginato di poter essere utile ai tifosi di calcio con un blog sulla mente.

Eppure, da quando un tifoso juventino ha linkato il mio post Guida per ridurre l'ansia durante i tempi d'attesa nel forum del sito dei tifosi bianconeri, fioccano visite su visite.

Tutto è partito da un frequentatore del forum che ha chiesto aiuto per superare l'ansia per l'attesa del prossimo, decisivo match: per tutta risposta, qualcuno gli ha suggerito il mio articolo.

Spero naturalmente che possano trovarci qualcosa di utile, ma nel frattempo prendo spunto da questo imprevisto incontro con il mondo del tifo calcistico per dissertare sul tifo come fenomeno sociale.

A che cosa si associa il tifo, nel mondo degli studi psicologici?