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Visualizzazione post con etichetta felicità. Mostra tutti i post
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venerdì 25 aprile 2014

Felicità fa rima con relatività

Quando un uomo siede accanto a una bella ragazza per un'ora, pare che sia passato un minuto. Ma se quel tale siede per un minuto su una stufa accesa, gli sembrerà che sia passata più di un'ora. Ecco che cos'è la relatività.
Albert Einstein

Fame di stimoli
Uso molto il computer, ma non solo per scrivere post.

Ci sono mail da controllare, commenti da moderare, avvisi da leggere, materiali da archiviare, messaggi personali, account Google, Facebook, notizie, notifiche varie, links, condivisioni, e tutta l'enorme quantità di minuzie da tenere sott'occhio attraverso questo strumento che avrebbe dovuto solo semplificare tutto.

Però, non sempre faccio tutte queste cose, e non sempre la faccio allo stesso modo, con la stessa quantità e frequenza.

Controllo più spesso tutte queste cose non quando sono di meno, ma proprio quando sono di più.

Le mail, i commenti, le notifiche in genere funzionano come segnali d'attenzione nei miei riguardi.

Perciò mi stimolano a cercarne ancora.

Se vedo aumentare le visite a una mia pagina, nelle ore immediatamente successive vado a monitorare più spesso l'andamento, se un post o una foto o un testo qualsiasi riceve commenti, approvazioni di vario genere o diventa oggetto di condivisione, il mio occhio ricade con più frequenza su quella cosa, per verificare l'arrivo di altri segnali.

Dopo qualche giorno di calma, quando le visite si riducono, le notifiche tacciono, finisco addirittura per non pensarci più.

Anche col cibo è la stessa cosa, per non parlare di quando unisco le due cose, e o vado al ristorante per poi scriverne sul mio blog, o fotografo dei piatti da mettere sui social.

Nei giorni seguenti mi interrogo su come ripetere l'esperienza, cerco altri ristoranti da visitare e pregusto sia il cibo sia l'eventuale post da scrivere, oppure spulcio tra libri e siti di cucina, a caccia di qualche altro piatto da fare e fotografare.

giovedì 27 febbraio 2014

Felice o significativa: che vita scegli?

Se cominci a dare un senso alle cose, significa che stai invecchiando.

Poco più che una battuta, in queste parole che Paolo Sorrentino mette in bocca al suo Tony Pagoda in Hanno tutti ragione, ma spesso una battuta riesce ad andare più a fondo di qualunque altro metodo.

Se poi l'oggetto d'indagine è la vita, le sue scelte, la luce che assumono se viste in termini di felicità e significato, si può capire che la dimensione principale sulla quale si gioca la partita è proprio il tempo che passa nella vita di un uomo.

Una vita felice e una vita significativa, infatti, non solo spesso non coincidono affatto, ma è anche molto difficile osservarle nello stesso lasso di tempo.

lunedì 23 dicembre 2013

Il senso del Natale: come cercarlo, come trovarlo, che cosa farne


Una delle chiavi più potenti per aprire le porte al benessere, a relazioni personali soddisfacenti e alla pace mentale sta nell'esprimere e sperimentare la gratitudine.

Qualcosa però ci trattiene dall'essere più grati di quanto di solito riusciamo a essere.

E in questa fase della vita del genere umano, la continua attenzione a ciò che non abbiamo va a scapito di ciò che invece già c'è e che dovremmo apprezzare di più.

Certi atteggiamenti sono incompatibili con l'espressione della gratitudine, in primis l'essere concentrati sui valori materiali.

Anche se alcune persone riescono a liberarsi da questa trappola durante il loro percorso di vita, per tutti gli altri c'è un unico momento di chiarezza, che illumina definitivamente il senso d'inutilità di questa ricerca di beni materiali, di accumulo, di spasmodica caccia a ciò che potremmo possedere.

Ed è un momento che nessuno può raccontare: il momento del trapasso.

Per fortuna, Charles Dickens ebbe la folgorante idea di provare a raccontare, col pretesto del Natale, che cosa sia il senso della vita dopo che essa è trascorsa.

venerdì 26 aprile 2013

Ah, felicità...


 ...su quale treno della notte viaggerai...

Così recitava cantando Lucio Dalla, facendo riecheggiare una domanda ultramilleniaria che non ha alcuna intenzione di diventare obsoleta.

Per chi lavora nel mondo delle compravendite, la felicità sta nei prodotti, quelli del supermercato che risultano deliziosi al gusto, o quelli finanziari che promettono di riempire il tuo conto in banca, o ancora quelli estetici che ti assicurano di trasformarti in una super top model.

Le norme sociali garantiscono che la felicità è nello status, nei risultati, nelle relazioni, nelle proprietà.

Ma anche noi non scherziamo, a metterci del nostro e cerchiamo sempre la prossima cosa che ci renderà felici.

Hai il compagno ideale?

Allora ci vuole la casa ideale.

L'hai trovata?

Cerca subito quella più grande, e poi l'auto nuova, la promozione, l'investimento per smettere del tutto di lavorare.

La terra promessa della felicità non smette di allettarci e nessuno si chiede se sia reale o solo un miraggio.

L'idea grossolana che una grossa vincita o un grave incidente portino di necessità a una grande felicità o alla disperazione non sta in piedi, se andiamo a osservare da vicino la vita di molti di quelli che la lotteria l'hanno vinta davvero o le gambe le hanno perse sul serio.

La felicità non sembra stare a suo agio nei beni, nelle relazioni o nei risultati, quanto piuttosto nel dare.

Un dare che non è fatto solo di oggetti materiali, ma che si declina in altre forme di donazione: tempo, amore, noi stessi.

Non possiamo essere felici con un atto di volontà, poiché la felicità è un sentimento risultante da un processo di vita.

Possiamo però essere altruisti e compassionevoli, per scoprire tutti gli enormi vantaggi del mettere il naso al di fuori dei nostri piccoli egocentrismi.

Quali sono dunque i vantaggi di un atteggiamento compassionevole?

sabato 4 agosto 2012

Un'estate felice?

Con l'afa che non dà tregua, tutti ci apprestiamo a raggiungere località di vacanza nelle quali rigenerarci da un anno di lavoro e impegni, per tornare rilassati, abbronzati, ricchi di nuove esperienze, felici.

Felici?

Sai, quando torni da una vacanza  ti chiedono com'è stato? Ti è piaciuto?

E tu rispondi col pilota automatico bello, sì, mi è piaciuto.

Ma sai davvero definire in che senso è stato bello, ti è piaciuto, in che termini esattamente si è trattato di un'esperienza felice?

Naturalmente, il discorso non vale solo per le vacanze estive ma le domande sul senso della felicità restano valide 365 giorni all'anno.

Come facciamo a misurare la felicità?

giovedì 22 dicembre 2011

Le migliori festività di sempre: dieci modi per viverle adesso

Le festività possono essere stressanti.

La lista di cose da fare si moltiplica a dismisura.

Spendi più di quanto avevi preventivato.

Hai ospiti, cene e feste, oppure devi partire.

Per la maggior parte delle persone, la vita quotidiana durante le feste diventa solo più impegnativa e dispendiosa.

Per non parlare di chi associa il periodo delle festività a persone assenti o perdute, a sentimenti di solitudine, a difficoltà finanziarie e stress.

Infine, sembra che tutti in giro sostengano che durante le festività bisogna essere per forza felici e perfetti, aumentando il livello di pressione sui nostri pensieri e le nostre azioni.

Il mio invito e augurio è un altro: che tu possa vivere con semplicità alcune di queste cose che ora ti elenco, per passare le feste in maniera naturale, senza sforzo, e piacevolmente.

venerdì 30 settembre 2011

Il mensile di Studialamente: Settembre 2011

Sette, numero perfetto!
Tutti vogliono essere più felici, soprattutto coloro che ritengono già di esserlo.

Se la felicità non è un traguardo ma un'attitudine, siamo i primi - anzi, gli unici - responsabili del suo raggiungimento e non possiamo permetterci autosabotaggi e comportamenti lesivi.

Non sai da dove cominciare?

Ti spaventa dover tentare nuove strade?

Ho una buona notizia: forse il segreto non sta nel fare qualcosa di nuovo, ma nel non fare qualcosa di obsoleto e dannoso.

Ecco per te Sette cose che devi assolutamente smettere di fare per essere felice.

Quattro passi nell'eros
Che maschio e femmina siano diversi, non devo certo dirtelo io.

Che però questa diversità sia anche insita nella biologia dei due generi, rende il discorso già più interessante.

Che le differenze più spiccate si collochino proprio nell'attività che maggiormente dovrebbe unirli, ossia il sesso, porta dritti a un unico risultato: devi assolutamente leggere Sessualità, maschi e femmine a confronto.

Giardinaggio interiore
In una famosa lettera, Cesare Pavese esorta Fernanda Pivano a lavorare per gli altri, vedendo nel donare l'unica strada verso la felicità.

Che questo sia difficile lo dimostra la parabola dello stesso Pavese ma chi mi conosce sa come la penso: è più difficile fare nuovi passi che eliminare quelli che non funzionano.

Eppure, se noi tagliamo via le erbacce, il prato della nostra interiorità potrà migliorare da sé, senza sforzo.

Comincia da questo elenco di Cattive abitudini da estirpare.

giovedì 1 settembre 2011

Sette cose che devi assolutamente smettere di fare per essere più felice

Uno dei maggiori vantaggi della mia professione è imparare dalle persone.

Sebbene io sia stato formato per comprendere i pensieri e le azioni che determinano l'attuazione della felicità e della crescita personale, le più grandi lezioni vengono dalle persone che a un certo punto della loro vita s'imbattono in una sorta d'illuminazione e da lì iniziano a cambiare vita.

Non solo questi momenti, fondamentali per chi li vive, mi aiutano a capire meglio le strade della crescita, ma mi consentono di migliorare la mia stessa vita, dandomi la prova di come e quanto siamo tutti sempre costantemente a rischio di ricadute in comportamenti dannosi e sabotanti.

Spesso non comprendiamo che esistono sempre altre opzioni, altre scelte, altre prospettive dalle quali osservare determinati momenti della nostra vita.

I nostri comportamenti routinari creano l'illusione del "così dev'essere", chiudendoci in un tunnel in cui l'unica alternativa è sperare di arrivare presto dall'altra parte.

Il tunnel in realtà non c'è, è creato dalla nostra stessa mente che giustamente si è uniformata a un certo punto di vista: se la nostra mente non si focalizzasse su una data prospettiva, se non s'illudesse che le cose sono in un unico modo, probabilmente noi non riusciremmo mai a portare a termine un bel niente.

Questa sorta di "pilota automatico" però è utile solo se stiamo svolgendo un'attività limitata nel tempo e negli scopi, dopo di ché va assolutamente "disinserito" per tornare a guardare il mondo con il massimo grado di apertura.

Credo esistano delle situazioni ricorrenti nelle nostre vite, che possono bloccare la nostra crescita e che dobbiamo assolutamente disinnescare, in base al principio di "non peggiorare".

Ci sono comportamenti, pensieri, atteggiamenti la cui eliminazione non passa attraverso qualche sorta di attività, bensì si realizza semplicemente smettendo di fare/porsi/pensare così.

martedì 7 settembre 2010

Il futuro che ci tormenta

Ansia, preoccupazione, stress hanno in comune lo stesso "interruttore": un evento collocato nel futuro del quale - ovvio - non conosciamo l'esito e tuttavia lo temiamo.

Siamo bravissimi nell'immaginare le scene peggiori e aprire così le porte alle paure.

Il paradosso è che la nostra immaginazione da forma al futuro, ma la pena che proviamo è tutta radicata nel presente.

Una bella fregatura, eh?

A quando risale la tua ultima preoccupazione?

Ieri?

Stamattina?

Forse si trattava di ansia per il futuro di una tua relazione, e hai iniziato a dipingere scene drammatiche.

Forse era stress per alcune difficoltà nei tuoi progetti e il pensiero di perdere il lavoro, il guadagno, le opportunità ha iniziato a tormentarti.

Forse un investimento che mette a rischio il tuo denaro, o una incomprensione con un amico che proprio non vuoi perdere.

Ma a prescindere dalle sfide specifiche che la vita ci riserva sempre, la mente produce quest'ansietà anche quando non c'è nulla di sbagliato nella nostra vita di quel momento, poi l'incredibile capacità di ripetere come un mantra i pensieri ci porta alla convinzione che il problema esiste davvero.

Quando dall'immaginazione passi alla realtà, ossia quando quell'evento futuro diventa presente, reale, e poi con lo scorrere del tempo finisce nel passato, tu osservi la situazione.

Provi anche contentezza, soddisfazione per il risultato specifico in cui quei fatti sono sfociati, ma nello stesso tempo ti biasimi per aver sprecato tempo ed energie a inseguire la negatività.

Non possiamo certo tornare indietro, a questo punto, ma eventi del genere hanno il potenziale di insegnarci ad affrontare il futuro con speranza e dignità.

lunedì 30 agosto 2010

Maestri bambini

Siamo a un passo dal ritorno totale alla routine quotidiana, il lavoro che ci sommerge, le incombenze di tutti i giorni a sovrastarci, le preoccupazioni, il domani eccetera...

Quale momento migliore per riflettere su come non cascare nella trappola del superimpegno e dello stress?

Se parti con il piede giusto, dopo il rientro dalla pausa estiva, hai più chances di iniziare un'annata virtuosa.

Il primo vero problema è che, da adulti, siamo diventati troppo seri, a scapito della gioia e delle altre meravigliose esperienze che la vita può offrirci.

Ci dimentichiamo di sorridere, di goderci la bellezza del presente, inseguiamo un obiettivo dietro l'altro confondendo la nostra capacità di provare soddisfazione per i risultati.

Eppure, siamo stati bambini capaci di stupore, gioia, senso del presente, e quelle capacità non le abbiamo mai perse, sono solo sepolte in noi.

Come possiamo riportarle in superfice?

venerdì 28 maggio 2010

Il segreto della felicità


Una risposta pratica
Saper impiegar bene il proprio tempo.

Questo è tutto.

Dopo secoli di dibattiti filosofici e ricerche di elisir o ricette per la felicità, l'elemento prevalente appare in tutta la sua evidenza.

Il tempo domina gli aspetti del vivere odierno almeno in due modi.

Primo, non c'è più una netta divisione tra tempo del lavoro e tempo libero.

Oggi aspiriamo a una attività che ci diverta, ci stimoli, ci rilassi, non ci stressi, ci distenda e ci svaghi.

Riuscire a realizzarla, naturalmente, è tutto un altro paio di maniche.

Secondo, anche nel modo in cui riceviamo le informazioni, il tempo influisce in maniera pesante.

Non siamo più nemmeno nell'era dei nuovi media, che aumentano la quantità di informazioni in arrivo.

Le informazioni sono così numerose che in realtà non ci resta tempo per esaminarle.

Per questo da un po' di tempo si è affacciata questa nuova parolina inglese, smart, intraducibile in realtà, perché vuol dire sia veloce, sia facile, sia intelligente, sia di tendenza.

Bisogna essere smart, scaltri nel selezionare in un batter d'occhio le informazioni utili e scartare la zavorra.

Perciò i comunicatori fanno a gara per accaparrarsi secondi cruciali della nostra attenzione.