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lunedì 14 settembre 2015

Le citazioni pericolose

Aforismi, citazioni, perle varie di saggezza.

Quante formule simili leggiamo ogni giorno attraverso i social network, condivise dai nostri amici?

E quante ne cerchiamo e condividiamo noi stessi, quando le troviamo in sintonia con il nostro stato d'animo?

Certo, trovare le parole che avremmo voluto dire noi, messe in bell'ordine e già pronte per l'uso, è già un'istigazione a usarle.

Ma sui social ci conosciamo, almeno nella nostra cerchia, e spesso intuiamo il perché quella determinata persona amica avrebbe potuto pubblicare proprio quella frase.

Altrettanto vero che vediamo questa stessa persona a volte come prigioniera di un percorso circolare senza uscita, in questo continuo citare slogan che offrono la soluzione ai propri problemi, se solo li si mettesse veramente in atto.

E noi sappiamo che non è così, conosciamo quella persona, siamo al corrente del fatto che vorrebbe trovare la forza per fare come lei stessa grida attraverso queste belle parole stampate, ma resta sempre un passo indietro alla  loro messa in pratica.

sabato 28 giugno 2014

Tutti pazzi per il selfie

Il titolo sembra ironico, ma non si sa fino a che punto, visto che l'American Psychiatric Association - responsabile dei DSM - è stata tacciata qualche tempo fa di aver classificato il selfismo come un disturbo mentale.

Così, tutti gli internettiani e ancor più gli smartphoniani - perché ormai si tratta di vere e proprie popolazioni distinte - sono stati attraversati da un brivido e si è vivamente sperato si trattasse di una bufala, cioè di una delle forme più diffuse di post che circolano sui social network.

Ed effettivamente, sul sito dell'APA non ci sono tracce di una simile classificazione, né si trova nulla effettuando una ricerca interna.

Che la notizia farlocca si sia diffusa tra i naviganti nel solito modo virale non sorprende, sia perché in genere gli utenti dei social si divertono a leggere le sedicenti notizie preparate da siti che, se solo si leggessero bene le avvertenze, dichiarano di poter pubblicare delle bugie, sia perché il selfie - che tutti criticano - è una pratica diffusa e amata.

venerdì 27 dicembre 2013

Facebook? Usa il cervello!

In questo bellissimo film indipendente, Noah, il protagonista perde il controllo della sua giovane e già instabile vita, per un uso spericolato di Facebook.

Non solo chiacchiera virtualmente con la sua ragazza avendo contemporaneamente molteplici interazioni con altri software e applicazioni, ma addirittura entra nel suo profilo, si infastidisce per alcuni commenti lasciati dagli amici della ragazza, finisce per farsi scoprire e lo ritroviamo mesi dopo solo e quasi imprigionato in quella stessa virtualità che, con pochi clic, ha cancellato parte della sua vita.

Certo, il film è potente perché illustra a livelli estremi l'influenza dei social media, ma quest'influenza c'è ed è innegabile.

Dire che Facebook ha fatto letteralmente impazzire il mondo oggi è quasi banale.

Basti pensare che le stime indicano una media mensile di utenti che ammonta a quasi un miliardo di persone.

Non sono mancati e continueranno a non mancare i denigratori, gli oppositori, coloro che auspicano un ritorno al silenzio mediatico.

Ma le voci contro non possono cancellare il fatto che Facebook - e tutti i social media affini - sembra fatto apposta per il nostro cervello, e per questo funziona così bene.

martedì 19 febbraio 2013

Malati di Facebook?

Vite che crollano, ricoveri clinici, dalle cinque alle dieci ore davanti allo schermo, perdita del lavoro, insonnia,  smartphone impazziti...

Queste e altre descrizioni fanno parte dei racconti delle persone che negli ultimi tempi chiedono aiuto psicologico - o vi sono costretti - a causa di Facebook.

O meglio, l'ipotesi che si fa è che l'uso di Facebook per queste e tante altre persone sparse nel mondo stia diventando una malattia.

Ma che cosa c'è di vero?

Me lo chiedo e te lo chiedo evitare che anche la paura di ammalarsi di socialnetworkite si trasformi in paranoia e generi una sorta di caccia alle streghe.

Intanto, nel  mondo della psicologia circola già un piccolo test per misurare il grado di infezione da Facebook.

Sei domande, alle quali rispondere con una scala di risposte: molto raramente, raramente, qualche volta, spesso, quasi sempre.

Le risposte vanno date in riferimento all'ultimo anno.

Ed ecco le domande: