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sabato 20 novembre 2010

Essere sé stessi: giù la maschera!

Una sfida che si può vincere
Il vero viaggio di scoperta non sta nello scoprire nuovi paesaggi, ma nel guardare con nuovi occhi
Marcel Proust

Ti è mai capitato di stare in una situazione sociale, e all’improvviso renderti conto di non essere te stessa o te stesso?

Ne abbiamo parlato alla teleconferenza Essere sé stessi: una sfida che si può vincere, scoprendo con un esame approfondito il perché interpreti vari ruoli nella tua vita, e come puoi trascendere queste maschere socialmente condizionate per essere davvero ciò che sei.


Forse ti sarà capitato di dire, tra te e te, amo trovarmi con le mie vecchie compagne o i miei vecchi compagni, è così facile essere me stessa o me stesso in loro compagnia?

Oppure mi sento così a disagio a questa festa, dover fare conversazioni banali con tutta questa gente superficiale.

Da queste situazioni ti rendi conto di come la compagnia degli altri possa influenzare il tuo essere o non essere te stessa o te stesso, e portarti ripetutamente e a livello inconscio a indossare maschere che possano proteggere una certa immagine di te rispetto al mondo circostante.


L'armadio delle maschere
Sembra ci sia una intera collezione di maschere che continuamente ricoprono il tuo vero essere, con l’intenzione benevola di preservare il tuo interesse, ossia il bisogno di sentirti accettata o accettato nel modo più rapido possibile.

Sono maschere di varia forma e colore, come l’aggressivo, il conformista, il bravo ragazzo, il timido, etc.

Solo quando riesci a portare queste maschere alla luce della tua attiva consapevolezza per poterle maneggiare e gestire, solo allora puoi dire di essere ciò che sei e fare esperienza della libertà di non portarle o anche portarle, decidendo quale usare.

Perché fingiamo?
Hai acquisito queste maschere attraverso una serie di esperienze di vario tipo, nell’arco della tua vita, esperienze che iniziano sin dalla tua infanzia e spesso sono le uniche.

Uno dei nostri istinti primari, dei nostri desideri fondamentali è sentirci amati.

Poiché si tratta di un desiderio talmente profondo che prende vita sin da quando siamo piccini, noi cerchiamo costantemente di adattarci alle situazioni e di costruire le migliori strategie per soddisfare questo bisogno di amore e approvazione.

A seconda di ciò che ha funzionato meglio, ossia in base a ciò che ti ha permesso di ottenere l’amore dei tuoi genitori durante i tuoi primi anni di vita, a livello subliminale hai iniziato a "cementare" queste strategie nella tua psiche.

Alcune di esse si sono così ben radicate che in età adulta ora le vedi come una parte integrante della tua personalità, e le giustifichi con frasi come questo è ciò che sono ed è difficile per me essere in un altro modo.

Dimmi che maschera indossi e ti dirò chi sei

  • L’efficienza - Se hai ricevuto un riconoscimento per aver superato le aspettative dei tuoi genitori, per esempio a scuola, forse sei cresciuta o cresciuto credendo che essere super efficienti sia il biglietto in prima fila per ricevere l’amore che ti serve. Come conseguenza, adesso aspiri, in maniera sempre più ampia, a superare sempre tutte le aspettative, quelle dei tuoi capi, quelle dei tuoi colleghi, quelle del partner, le tue stesse aspettative verso di te. Ecco che il minimo segno di cedimento rispetto alle aspettative si trasformerà immediatamente in una fonte di disappunto e in un’opportunità di biasimarti. Inoltre questo meccanismo forse ti ha portata o portato ad avere anche aspettative alte verso gli altri e a sviluppare un forte atteggiamento valutante e giudicante nei loro confronti, con conseguenti problemi relazionali.
  • Il conformismo - Se hai ricevuto amore e incoraggiamento per tutte le volte che hai seguito le direttive dei tuoi genitori, è facile che tu abbia sviluppato un atteggiamento conformista, credendo che non sia nel tuo interesse andare contro le norme del gruppo, sia esso la famiglia, la cerchia sociale, l’organizzazione lavorativa e tutte le aggregazioni alle quali prendi parte.
  • La diplomazia - Analogamente, forse reciti la parte della diplomatica o del diplomatico, trattenendo dentro di te i tuoi veri sentimenti e cercando di creare un’atmosfera congeniale nel gruppo, sempre nascondendo il tuo vero sé e credendo di non essere accettabile, amabile sempre e comunque.
  • Il pietismo - Ci sono persone il cui motto è povera me o povero me, persone che credono che solo stando nel bel mezzo di profondi problemi e avversità possono attrarre l’attenzione e l’amore degli altri.
  • L’aggressività - La persona con la maschera aggressiva crede che esibendo la sua rabbia e mostrando la sua superiorità riuscirà a ottenere quella visibilità che teme di non poter avere.
  • Il criticismo - È la persona che sottolinea sempre gli sbagli e le mancanze degli altri, e lo fa perché così li distrae dal notare le sue inadeguatezze.
  • La vanitàLa persona vanitosa in realtà è carente di autostima, il che la porta ad autoelogiarsi nella speranza di ricevere amore e ammirazione.


Tutte queste maschere distorcono la nostra vera personalità in ogni aspetto della nostra vita, sul lavoro e nella vita privata, con i familiari, il partner, i colleghi.

Ne conosci altre? Da cosa ti accorgi di averne indossata una? Come riesci a toglierla? Esprimiti qui, nei commenti.

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