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giovedì 20 gennaio 2011

Paura di fallire: batterla in sei passi

Ti è mai successo di mancare un obiettivo, o di non mantenere un proposito, per poi giustificarti perché ti mancava l'esperienza, oppure perché le risorse economiche o temporali erano scarse, o peggio di aver abbandonato la tua idea senza neppure provare?

Inoltre, quali pensieri sorgono in te quando assisti alla riuscita e al successo degli altri?

Se pensi che:

  • sono più portati di te
  • sono più "ammanigliati" di te
  • sono più esperti di te
  • sono più agiati di te
  • sono più fortunati di te
e altre stramberie del genere, sappi che:
  1. stai sminuendo gli altri riguardo alla reale ragione per cui essi sono riusciti nelle loro imprese
  2. non sei la sola persona a fare questi pensieri
Senza contare le energie spese per giustificare la differenza tra il loro successo e la tua non riuscita, energia che avrebbe avuto miglior destino se l'avessi usata per imparare osservando gli altri.

A molti di noi capita di "torturarci" in questo modo, con pensieri fortemente limitanti, e per rendersene conto c'è bisogno di adottare uno sguardo molto critico verso noi stessi.

Non si tratta di bollare come negativo questo comportamento, solo comprendere che la scelta di adottarlo o meno è sempre nelle nostre mani, così come lo saranno le conseguenze.

Di sicuro, un atteggiamento mentale improntato alla paura di fallire non ti porterà molto lontano.

E l'atteggiamento mentale è tutto ciò di cui hai bisogno: non c'è nulla nel mondo esterno che tu veda esattamente così com'è, ma tutto - proprio tutto! - è filtrato dalla tua mente, come quando indossi occhiali scuri o colorati e inevitabilmente la tua visione assume la tonalità delle lenti.

Se è vero che non sempre possiamo controllare l'insorgere di determinati pensieri, è altrettanto vero che possiamo scegliere di rimanere come osservatori distaccati invece di farci risucchiare da essi.

Sappi che quando immagini di raggiungere un nuovo obiettivo subito la mente farà nascere in te la paura di non riuscire a raggiungerlo: essa è pigra, il suo lavoro è mantenere l'omeostasi, l'equilibrio, mentre provare nuove cose significa sempre uscire fuori dai confini che essa può controllare.

Si tratta di un istinto di protezione: il cavernicolo che è in te sente crescere la sua paura man mano che si allontana dalla sua confortevole caverna.

Come puoi fare per non rimanere nel "pantano" della negatività?

martedì 7 settembre 2010

Il futuro che ci tormenta

Ansia, preoccupazione, stress hanno in comune lo stesso "interruttore": un evento collocato nel futuro del quale - ovvio - non conosciamo l'esito e tuttavia lo temiamo.

Siamo bravissimi nell'immaginare le scene peggiori e aprire così le porte alle paure.

Il paradosso è che la nostra immaginazione da forma al futuro, ma la pena che proviamo è tutta radicata nel presente.

Una bella fregatura, eh?

A quando risale la tua ultima preoccupazione?

Ieri?

Stamattina?

Forse si trattava di ansia per il futuro di una tua relazione, e hai iniziato a dipingere scene drammatiche.

Forse era stress per alcune difficoltà nei tuoi progetti e il pensiero di perdere il lavoro, il guadagno, le opportunità ha iniziato a tormentarti.

Forse un investimento che mette a rischio il tuo denaro, o una incomprensione con un amico che proprio non vuoi perdere.

Ma a prescindere dalle sfide specifiche che la vita ci riserva sempre, la mente produce quest'ansietà anche quando non c'è nulla di sbagliato nella nostra vita di quel momento, poi l'incredibile capacità di ripetere come un mantra i pensieri ci porta alla convinzione che il problema esiste davvero.

Quando dall'immaginazione passi alla realtà, ossia quando quell'evento futuro diventa presente, reale, e poi con lo scorrere del tempo finisce nel passato, tu osservi la situazione.

Provi anche contentezza, soddisfazione per il risultato specifico in cui quei fatti sono sfociati, ma nello stesso tempo ti biasimi per aver sprecato tempo ed energie a inseguire la negatività.

Non possiamo certo tornare indietro, a questo punto, ma eventi del genere hanno il potenziale di insegnarci ad affrontare il futuro con speranza e dignità.

giovedì 2 settembre 2010

Quella querula, fastidiosa, petulante critica interiore

L'idea
Ti è mai capitato di voler iniziare qualcosa di creativo - scrivere, dipingere, fotografare - e una vocina interna, querula e ipercritica ha iniziato a farti lo sgambetto, rovinando quel momento?

Attacca le tue speranze, mette in dubbio l'adeguatezza delle tue capacità, ostacola la tua partenza.

Nessuno ne è immune, e io stesso me la trovo davanti quando scrivo, organizzo i miei progetti, lavoro alle mie idee.

Il dubbio
In genere, dice cose del tipo:
  • dovrai scrivere/dipingere/scolpire/suonare/costruire/fotografare/filmare qualcosa di eccellente, interessante, straordinario
  • dovrai trovare un'idea che piaccia al maggior numero di persone
  • sarà molto difficile gestirla
  • sei sicuro di sapere bene come si fa?
  • avrai la dose giusta di creatività?
  • come puoi pensare di metterti a livello di quel grande scrittore/pittore/musicista ecc.?
  • non sai dove andare a parare
  • non sai come dare forma alla tua idea
A quel punto, la cosa più facile è mandare all'aria ogni proposito di dedicarmi alla creatività.

Nota come le parole di quella vocina interna sono tutte concentrate sulla reazione che potrebbero avere gli altri attorno a te, come esse si fondino sul desiderio di piacere agli altri, sulla speranza di esaudire le loro aspettative - o quelle che tu immagini siano le loro aspettative - e sulla paura di ricevere da loro critiche feroci.

Fidati del tuo cervello, respira e seguimi.

venerdì 4 giugno 2010

Timidezza e carisma - Due facce della stessa medaglia


Cara timidezza...
Sentirsi un po' insicuri di come le nostre azioni vengono osservate e probabilmente giudicate dagli altri è del tutto normale.

Ma la vera timidezza è una sensazione di pena intensa e autofocalizzata in cui ti senti come se fossi esposto all'esame e al giudizio critico di chiunque in qualsiasi momento, senza posa.

La timidezza deriva da una modalità precauzionale: se non abbiamo dati sufficienti sugli individui e le circostanze intorno a noi ci tiriamo indietro, prestando nello stesso tempo molta attenzione a come possiamo apparire a loro.

Accade specialmente in presenza di qualcuno a cui attribuiamo valore o autorità.

Dovresti comprendere bene perché c'è bisogno che tu faccia ogni sforzo per evitare di agire con timidezza, quando ti capita.

La ragione per cui la timidezza è distruttiva per le tue capacità di intessere relazioni sociali può sembrare ovvia: se ti ritrai, le relazioni inizieranno a scarseggiare.