In questo bellissimo film indipendente, Noah, il protagonista perde il controllo della sua giovane e già instabile vita, per un uso spericolato di Facebook.
Non solo chiacchiera virtualmente con la sua ragazza avendo contemporaneamente molteplici interazioni con altri software e applicazioni, ma addirittura entra nel suo profilo, si infastidisce per alcuni commenti lasciati dagli amici della ragazza, finisce per farsi scoprire e lo ritroviamo mesi dopo solo e quasi imprigionato in quella stessa virtualità che, con pochi clic, ha cancellato parte della sua vita.
Certo, il film è potente perché illustra a livelli estremi l'influenza dei social media, ma quest'influenza c'è ed è innegabile.
Dire che Facebook ha fatto letteralmente impazzire il mondo oggi è quasi banale.
Basti pensare che le stime indicano una media mensile di utenti che ammonta a quasi un miliardo di persone.
Non sono mancati e continueranno a non mancare i denigratori, gli oppositori, coloro che auspicano un ritorno al silenzio mediatico.
Ma le voci contro non possono cancellare il fatto che Facebook - e tutti i social media affini - sembra fatto apposta per il nostro cervello, e per questo funziona così bene.