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mercoledì 1 gennaio 2014

Ma l'animale che mi porto dentro...

...non mi fa vivere felice mai, così canta Battiato in una delle sue perle musicali.

Due eventi in qualche modo mediatici relativi agli animali e alla mente umana mi hanno colpito in queste feste ormai in dirittura d'arrivo.




La sera prima di Natale mi sono imbattuto in questo video che cerca di dissuadere dal consumo di carne, facendo leva soprattutto sulla compassione per gli animali che si avviano alla morte e tentano inutilmente di voltarsi dalla parte opposta senza riuscirci a causa delle pareti strette del corridoio.


Dopo poco è scoppiato il caso di Caterina Simonsen (foto tratta da Il Fatto Quotidiano), la ragazza che su Facebook ha pubblicamente ringraziato la sperimentazione animale perché i risultati le hanno permesso di vivere nonostante le sue gravi malattie e che si è vista commentare il suo post con frasi del tipo per me puoi morire pure domani, non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un'egoista come te o se crepavi a 9 anni non fregava niente a nessuno, causare sofferenza a esseri innocenti non lo trovo giusto.

Mi sembrano due casi esemplari di una questione estremamente spinosa, ossia il nostro rapporto con gli animali e gli atteggiamenti che ci spinge ad assumere.

lunedì 26 agosto 2013

Insulti razzisti: indignazione o indifferenza?

Poche settimane fa ho parlato di razzismo a partire da alcuni commenti di esponenti politici del nostro paese, ma di recente un altro episodio mi spinge a riparlarne.

Il campo stavolta è più ristretto, e la notizia è circoscritta al mondo enogastronomico.

Fulvio Bressan, produttore di vini friulano, si rivolge via Facebook al ministro Kyenge con preziosismi linguistici del tipo sporca scimmia nera e negra mantenuta di merda.

Il primo ovvio risultato di una simile uscita è che oggi, a digitare il suo nome su Google, invece delle lodi ai suoi vini ci trovate le reazioni dei siti e dei blog su vino e gastronomia dopo questa bella uscita.

In queste reazioni si confrontano le posizioni di chi appoggia le idee del vignaiolo, di chi ne condanna solo la violenza verbale, e di coloro che invece dichiarano di escluderlo per sempre come fornitore.

Purtroppo però il confronto dei commentatori si è quasi sempre spostato verso le argomentazioni sulle politiche dell'immigrazione, perdendo a volte di vista il problema centrale, cioè quello del dare della scimmia e della negra alla Kyenge, della quale poi si potranno criticare anche aspramente tutte le idee e le azioni da ministro.

Questo bisogno di inveire che, nel caso in cui l'oggetto dell'ira sia una persona dalla pelle di un altro colore, si configura sempre come un attacco all'etnia, un'associazione con l'inferiorità e la sporcizia tout court e un'identificazione con la nullafacenza e il parassitismo.

Due sono i fenomeni dei quali mi interessa parlare, che emergono dalla vicenda.

L'accostamento tra la pelle scura e la scimmia e l'indifferenza o il tentativo di mostrarsi razionali dopo aver assistito a episodi di palese disprezzo razziale.

lunedì 22 luglio 2013

Parlare di razzismo si può

Hunc perminxerunt calones, racconta Orazio a proposito di un adultero colto in flagrante.

La battutaccia sulla punizione corporale inflitta da energumeni probabilmente di altra etnia - come probabilmente i servi cui fa riferimento il poeta romano - insomma è piuttosto arcaica, e Angelo Romano Garbin con la sua uscita contro Dolores Valandro ne ha soltanto prolungato la sopravvivenza.

Singolare che proprio la Valandro fosse ricorsa, contro il ministro Kyenge, a un esempio di violenza sessuale.

Questo battibecco pessimo diventa qualcosa di ancor più tremendo per l'intermezzo di Calderoli, improvvisatosi comico neodarwiniano, a disegnare un clima per nulla sereno in Italia, circa la questione razzismo.

Da un punto di vista politico e morale, la partita si gioca sul contesto: le battute su incontri sessuali rischiosi o sulle somiglianze tra uomini e animali non fanno di chi le dice automaticamente un razzista - poi c'è chi le fa sempre e allora il sospetto cresce - ma la cosa grave è che tutti e tre hanno fatto il proprio show mentre vestivano ufficialmente i panni di rappresentanti delle istituzioni, per questo le destituzioni e le espulsioni - solo richieste o anche attuate - sono legittime e doverose.

Tuttavia, questo tipo di frasi e, come queste, molti pensieri, concetti, categorie e processi di lettura della realtà sono condizionati da qualcosa che ha molto a che fare con la razza.