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mercoledì 25 maggio 2011

C'è chi dice no



Sì, ma come fa?

Sono molte le persone che si accorgono troppo tardi di quanto sarebbe stato importante pronunciare un no invece di acconsentire per poi ritrovarsi pentite.

È una sensazione stomachevole, nel senso che lo stomaco si contorce facendoti capire chiaramente dove e quando hai sbagliato, anche se spesso sembra tardi per rimediare.

Fa male soprattutto sapere di non essere stati fedeli a sé stessi.

Il conflitto in atto può renderci impotenti: da una parte dire no ci sembra una cattiveria, un atto di egoismo estremo, un torto a chi ci chiede; dall'altra parte, dire sì significa andare contro il nostro vero volere e trovarci in una situazione spiacevole per noi, anche se piacevole per gli altri.

Nota come entrambi gli atteggiamenti implichino un atteggiamento biasimevole verso noi stessi, o rimproverandoci per l'eccessiva durezza nel dire no, o sottostimandoci per aver ceduto.

Per riuscire a dire no al momento opportuno?

Ecco quattro "armi" di sicura utilità.

sabato 14 maggio 2011

Una vita a colori

Prova questo semplicissimo esercizio.

L'ideale è farlo mentre sei su un veicolo possibilmente non guidato da te.

Si tratta di concentrarti sui colori.

Uno per volta.

Per esempio, ti siedi sull'autobus o al posto del passeggero in auto con qualcuno e ti dici ora mi concentrerò a notare tutto ciò che di rosso incontrerò col mio sguardo.

In meno di un minuto ti accorgerai di quante cose rosse ci sono intorno a te, di come ti riesce semplice vederle e di come ti sarebbero sfuggite se non avessi deciso consciamente di selezionarle dallo sfondo e prenderle in considerazione.

Interrompi l'esercizio col rosso e prova con un altro colore.

Datti trenta secondi o un minuto per consentire alla tua mente di dimenticare il primo colore e di concentrarsi solo sul secondo.

Diciamo che hai scelto il verde: inizierai pian piano a cogliere tutte le macchie di verde che lungo il percorso corrono verso di te, di nuovo in maniera impressionante ti accorgerai della precisione e della velocità con cui le cogli a colpo d'occhio.

Stesso motivo di prima: hai deciso di vederle e le vedi, tutto il resto c'è, ma in secondo piano.

Stai dando la priorità alla tua scelta.

Pensi sia possibile solo con la vista?

venerdì 29 aprile 2011

Un corpo che pensa

Facciamo sì con la testa perché siamo d'accordo o siamo d'accordo perché facciamo sì con la testa?

Gli ultimi esperimenti di quei burloni oltreoceano dimostrerebbero che annuire aumenta la probabilità di essere d'accordo con qualcuno o qualcosa, di trovare piacevole qualcuno o qualcosa, di sentirsi in sostanza bene o meno bene.

Chiedendo a gruppi di persone di fare con la testa mentre ascoltano musica o guardano immagini, si è scoperto che quella musica o quell'immagine riscuotono più successo del normale.

Addirittura, immagini o concetti presentati su un supporto rettangolare orientato in verticale - che obbliga a fare su e giù con la testa -  piacciono di più di quelli presentati col rettangolo in orizzontale - che invece costringe a ruotare il capo verso destra e sinistra, come a dire "no"- .

Dove ci porta tutto questo?

Alla conoscenza corporea, quella che gli americani chiamano embodied cognition, una ipotesi frutto di un programma di ricerca sulle strette correlazioni tra come usiamo il corpo e come pensiamo.

giovedì 21 aprile 2011

Una domanda, dieci risposte

Prendi una tua frustrazione.

Sai quando sei consapevole di dover agire per raggiungere i tuoi obiettivi, ma nello stesso tempo ti sembra di non averne la forza, la capacità o semplicemente la voglia?

Ecco, una di queste frustrazioni andrà benissimo.

Se poi la tua frustrazione, paradossalmente, deriva dal tuo desiderio di fare tante, troppe cose e di non riuscire a stare dietro a tutte, allora è perfetto.

Ora, permetti a qualche giorno di passare inutilmente, per portare la tua frustrazione a livelli eccellenti.

Fai in modo che arrivino le cinque della sera senza che tu abbia mosso neanche un passo in direzione dei tuoi scopi.

Concediti anche di attribuire tutto ciò a una forza misteriosa che trattiene i tuoi slanci, attribuisci pure la colpa agli altri, alle stelle, a chicchessia.

Fatto?

Bene.

Adesso possiamo risalire.