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lunedì 14 aprile 2014

Le diete della mente

Forse è ancora un po' presto, ma l'ondata di caldo e di giornate praticamente estive ha già fatto uscire di casa i tanti cercatori-di-forma-fisica-dell-ultimo-minuto, che si vedono corricchiare e pedalare a orari persino improbabili.

E anche chi non esce a sgobbare e sudare, si porrà senz'altro il problema del calo del peso in vista della prova costume, ovviamente cercando e provando a seguire una... dieta.

A pensarci bene, l'unico metodo per non fallire una dieta è inventarla.

Poiché è molto difficile attenersi scrupolosamente a regimi restrittivi e a cambiamenti radicali d'abitudine, non è un mistero che la maggior parte dei tentativi di mettersi a dieta e dimagrire falliscano.

Invece, se sei tu l'inventore della dieta che proponi agli altri, l'incentivo a seguirla e il disincentivo a fare strappi rendono molto più facile la perseveranza.

Perché chi propone agli altri una dieta non sta solo facendola e quindi perdendo peso.

Sta anche costruendo il senso del suo stesso valore.

L'identità stessa di questa persona si baserebbe sul successo o sul fallimento del regime dietetico.

Se solo smettesse di praticare la dieta che predica, la ciccia aumenterebbe mostrando a tutti la sua ipocrisia.

E se la dieta non funziona, come minimo verrebbe tacciato di ciarlataneria.

In realtà, questo meccanismo funziona per tutte le forme di autodisciplina.

Ed è giusto che sia così.

Gli allenatori, i personal trainer sono ben motivati a tenersi in gran forma, perché il loro corpo è l'anima del loro commercio.

Lo stesso vale per chi insegna a vestirsi, a parlare in pubblico, a fare business.

La domanda è se in questo meccanismo rientrino anche gli psicologi e tutti i professionisti dell'aiuto.

sabato 12 ottobre 2013

Libroterapia: a Voghera, il benessere tra le pagine

Che l'essere umano sia attratto dalla narrativa non è un mistero.

Nel leggere o ascoltare una storia, chiunque può trovare risposte, soluzioni impensate, rispecchiamenti e identificazioni nei personaggi e nelle loro vicende.

A volte, anche il solo sapere che un'altra persona - seppur frutto di fantasia - potrebbe trovarsi nella nostra stessa situazione, è rassicurante.

L'uso del libro come strumento di autoconoscenza  e di comprensione del mondo circostante non è nuovo, dato che illustri nomi di studiosi hanno sempre sottolineato l'importanza della lettura per la comprensione della storia passata.

In epoche nelle quali il confine tra razionale e irrazionale era più sfumato, il libro stesso era oggetto divinatorio: aprire un libro per trovare quella frase che faccia da risposta al nostro problema può sembrare un gioco, ma diviene un potente mezzo terapeutico se si comprende il significativo processo di proiezione in atto e la ghiotta occasione di comprendere qualcosa in più di sé stessi.

Racchiudere la densa ricchezza della libroterapia in un piccolo post di un blog è impresa che non voglio neanche tentare.

Dico soltanto che a Voghera c'è un'occasione imperdibile per chi voglia scoprire l'enorme potenziale della letteratura nell'autoconoscenza.

mercoledì 7 novembre 2012

Cinque lezioni eterne da Cesar Millan



 Per chi non ama gli strizzacervelli e tutto ciò che gli gira intorno - compreso questo blog - una ghiotta occasione di prenderli in giro arriva dall'autoironico titolo della trasmissione Dog Whisperer - Uno psicologo da cani in cui Cesar Millan aiuta i proprietari di cani problematici a ricostruire un rapporto migliore con i loro amici fidati.

Non entro nel merito delle polemiche accese dalle associazioni animaliste, non ultime quelle del giugno scorso, quando Millan è stato in Italia a registrare alcune puntate del suo docu-reality, perché il discorso sarebbe troppo ampio (se vuoi saperne di più, parti dai links legati al video qui sopra).

Mi interessa invece rilevare come alcuni principi-guida del suo modo di intervenire siano praticamente identici a quelli che qualsiasi terapeuta da uomini e non da cani non può non tener presente.

Ognuno dei principi qui di seguito contiene un meccanismo fondamentale per la crescita personale che può essere utile conoscere, allo scopo di cambiare, migliorare, sentirsi più adeguati.

giovedì 5 luglio 2012

Psicologia vs. Counseling: galli da combattimento

Il tribunale di Milano prima e la corte d'appello del capoluogo lombardo poi hanno stabilito che in base all'articolo 21 del codice deontologico degli psicologi questi ultimi non possono insegnare la conoscenza e l'uso degli strumenti della professione a chiunque non sia già psicologo o non stia seguendo la formazione necessaria a diventarlo.

Questo significa che tutte le scuole di formazione in counseling, ma anche in mediazione familiare e altre forme d'aiuto alla persona, espongono gli psicologi che le hanno fondate e che vi insegnano al rischio radiazione.

Così l'ordine degli psicologi della Lombardia, con altre associazioni alleate, spera di frenare la diffusione del counseling, sia come esperienza formativa, sia come figura professionale alternativa allo psicologo.

Questi i fatti.

Oltre i fatti, come sempre, ci sono i retro-fatti e le interpretazioni.

Cerchiamo di capirci qualcosa.