Cosa può farci dire che un comportamento è tipico di un dato ambiente culturale?
E cos'è questa storia dei valori di una volta che non ci sono più?
Analizzare una cultura, smontandola ed esaminando i suoi livelli, può essere utile per capire quanto realmente la cultura di appartenenza sia distante dalle altre, fino a scoprire che forse - a migliaia di chilometri di distanza, con abiti diversi e con una lingua per noi incomprensibile - c'è qualcuno che in realtà persegue scopi molto simili ai nostri.
Inoltre, si può definire cultura anche il più piccolo sistema sociale come la famiglia o addirittura la coppia.
Lo scambio culturale non è solo quello tra gli stati nazionali o le etnie.
Gli stessi strumenti sociologici possono essere usati anche per capire meglio l'interazione tra due persone.
Possiamo dividere ogni cultura in tre strati:
- comportamenti
- ruoli
- valori
I comportamenti sono le azioni che i membri di una cultura compiono col proprio corpo e con la propria mente, da soli o interagendo con altri membri di quella cultura.
I ruoli sono le reciproche posizioni che assumiamo nelle relazioni sociali rispetto agli altri membri della stessa cultura.
I valori sono le idee che vengono confermate attraverso l'esecuzione dei comportamenti e l'assunzione dei ruoli.
Così, a livello di comportamenti un genitore somministra cibo al proprio figlio.
Questa azione, vista dal livello superiore, ossia dei ruoli, configura una relazione nella quale genitore e figlio assumono rispettivamente i ruoli di colui che assiste e colui che dipende.
Il suddetto comportamento, inquadrato come relazione complementare di assistenza e dipendenza (vedi l'articolo correlato), conferma all'interno della cultura determinate idee - i valori - come l'importanza della cura della sopravvivenza dei figli da parte dei genitori (amore filiale), dei deboli da parte dei forti (soccorso), di chi è privo di risorse da parte di chi le possiede (solidarietà).
Dunque, ogni nostro comportamento implica l'instaurarsi del livello relazionale e valoriale, ogni ruolo che assumiamo comporta delle azioni da svolgere per mantenere viva un'idea e ogni pensiero del quale affermiamo l'importanza ci spinge - o dovrebbe spingerci! - alla sua realizzazione immediata in rapporto agli altri.
I tre livelli sono simultanei.
ma come usare queste informazioni?
Iniziando dai nostri piccoli scambi quotidiani con i nostri simili, facendo lo sforzo di inquadrare le loro iniziative, le loro parole, le loro richieste nella scala culturale a tre livelli.
L'errore più frequente, nelle situazioni di piccolo o grande conflitto interpersonale, è quello di attaccare il nostro competitore su un piano sbagliato.
La falsa logica del "se ti comporti così allora vuol dire che sei così" ci porta a rifiutare l'altro nella sua interezza, ne facciamo cioè una questione di valore quando invece spesso si tratta solo di un suo comportamento per noi sgradevole.
Dicendo all'altro che i suoi valori - ossia le cose che lui ritiene importanti! - non vanno bene non potremo certo aspettarci una reazione aperta.
Spesso, la cosiddetta critica costruttiva è solo il nome che diamo a questa automatica tendenza a sminuire gli altri sul livello di valori, invece di chiedere una semplice modifica dei comportamenti ("quello che hai fatto non mi piace perché mi danneggia") o di spostarci in un ruolo relazionale più consono.
Se questo accade anche tra due individui, dove possono portare i conflitti di scala internazionale o mondiale?
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