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giovedì 3 luglio 2014

Qui e ora: il tempo della mente

Il principio del qui e ora è ancora molto in voga, sebbene abbia parecchi anni.

In realtà, presso i latini esso nasce come sprone ad agire, ma poi con l'esistenzialismo si trasforma in principio filosofico per vivere un tempo non infinito, causa di sofferenza.

Apprezza il momento, non buttare il tuo tempo stando nel passato che non c'è più o nel futuro che non c'è ancora, stai in ciò che c'è. Se lavi i piatti, lava i piatti e basta!

A questo punto, se sei abbastanza fortunato da trovare piacevole questo ragionamento, tutto fila liscio: in fondo esso mira al tuo benessere.

Se però dovessi anche solo un attimo dubitare della sua efficacia, ti troveresti nel bel mezzo di un dilemma: nel dubbio, sei ancora nel momento presente, e quindi fai bene a dubitare, o ne stai uscendo e per questo ti viene il dubbio e il conseguente disagio?

domenica 6 aprile 2014

Apostasia di un comunicatore consapevole


  L'isola di Wight
Avrei potuto dire utopia, o terra promessa, paradiso perduto.

Quei luoghi o quei mondi più o meno possibili che abbiamo agognato durante la nostra formazione e la nostra crescita.

In campo psicologico, sicuramente per me l'universo dell'approccio umanistico, e della psicologia centrata sulla persona sono stati la mia isola di Wight, un'isola sulla quale non posso dire di non essere approdato, ma che si è mostrata piuttosto diversa da come le carte mi indicavano.

Durante il mio apprendistato rogersiano, fui molto colpito dal lavoro di Thomas Gordon con le sue dritte su come essere efficaci, insegnanti efficaci, genitori efficaci, quel-che-ti-pare-efficaci, tanto da essere preso in giro da un collega che si occupava di fotocopiarmi i testi e che mi chiedeva ironicamente se fossi interessato  a un libro sui fotocopiatori efficaci e giù di lì.

Gordon, come Carkhuff, fa parte della generazione successiva a quella di Rogers, e tra la prima e la seconda ci passa la stessa differenza che c'è tra Socrate e Platone, o tra Gesù e San Paolo, tanto per capirci senza troppi fronzoli.

Apprezzabili sia i primi che i secondi, per diversi motivi, ma molto, troppo diversi.

Una psicologia, quella post-rogersiana, che in Italia è arrivata con quindici-vent'anni di distanza rispetto agli Stati Uniti, e che appunto al suo arrivo da noi raggiunse il suo massimo picco, nei suoi aspetti positivi, cioè il suo carattere popolare e pratico, e nelle sue pecche, cioè l'eccesso di sentimentalismo e di difficoltà nel metterla in atto.

Uno dei capisaldi del sistema di Gordon è quella tecnica tristemente tradotta in italiano con la definizione di io messaggio (questo perché nella nostra lingua messaggio è sia il nome che la prima persona singolare dell'indicativo presente di messaggiare, sebbene quest'ultimo sia un neologismo dell'era del cellulare): non si dovrebbe dire ti spiacerebbe portare fuori la spazzatura, ma bisognerebbe prendersi la responsabilità delle proprie preferenze e dire invece mi piacerebbe che tu portassi fuori la spazzatura.

Sto calcando la mano e le cose non sono mai così nette.

Ma che molti conoscitori di Rogers e Gordon ne abbiano approfittato per arrivare a simili assurdità è un dato di fatto.

E magari il problema fosse solo la spazzatura, per la quale basterebbe segnare su un foglio i turni di trasporto.

Diverso è quando si tratta di scegliere tra il dire tu sei egoista e il dire mi sento messo da parte.

L'assunto di base è che noi non possediamo un'autorità scientifica per poter dire a qualcuno se sia o meno egoista, possiamo essere sicuri solo di ciò che sentiamo, e questa è la sola cosa sulla quale poter accampare una certa autorità.

I più scaltri hanno colto sin dal primo momento la magagna dell'io messaggio, con battute del tipo io sento che tu sei egoista, come se l'io sento di partenza costituisse un viatico per dire tutto.

Insomma, l'io messaggio fa presto a diventare una scorciatoia, conscia o inconsapevole.

Il punto è allora duplice: perché cerchiamo delle formule per comunicare efficacemente, e se esse funzionino davvero del tutto o invece celino delle magagne.

Per scoprire delle possibili risposte, dobbiamo fare qualche passo nella natura intricata e affascinante del linguaggio verbale.