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martedì 2 novembre 2010

Rispondere agli altri senza reagire


Che differenza c'è tra reagire e rispondere?
Il termine reazione è molto interessante.

Il prefisso re significa tornare a una condizione trascorsa, oppure ripetere un'azione precedente.

Reagire dunque vuol dire agire in base all'esperienza passata.

Noi tutti pensiamo che le reazioni emotive siano normali.

Ma reagire con l'emotività di fatto significa agire senza pensare.

Non osserviamo la realtà in modo chiaro.

Il nostro inconscio ha stabilito che c'è qualcosa di minaccioso e risponde basandosi sul passato.

Questo vuol dire che la reazione è orientata a proteggerci più che a trovare una soluzione a un problema.

Non esaminiamo ciò che sta accadendo nella realtà del momento, ma "rotoliamo" all'indietro in vecchi modi di essere, basati sulle nostre paure e insicurezze, che mettono in allarme la nostra mente e provocano la reazione.

Una risposta dell'inconscio a uno stimolo.

Un'altissima percentuale di tutto ciò che facciamo è determinata dal nostro inconscio, perciò è normale che in questi casi esso, trovando somiglianze tra ciò che sta accadendo nel presente e ciò che è accaduto nel passato, pensi che stia avvenendo di nuovo la stessa cosa, che c'è una minaccia potenziale, e ci induca a reagire.

La sua intenzione è positiva: vuole proteggerti da qualcosa che percepisce come un pericolo.

Ha deciso che non sei al sicuro e che devi agire.

Un flusso ormonale si propaga nel tuo corpo preparandoti alla lotta o alla fuga.


E gli altri?
Se esiste una reazione allora si tratta di una reazione a qualcosa provocato da qualcuno.

Ciò che questo qualcuno ha fatto o ha detto è del tutto normale dal suo punto di vista.

L’altro esprime sé stesso così come ha sempre fatto nella sua vita.

Eppure questo scambio tra te e gli altri può all'improvviso degenerare in uno scontro.

La tua reazione viene percepita a sua volta dall'inconscio dell'altro, anche ad esso appare minacciosa, anche il suo inconscio si attiva per proteggerlo.

È una situazione in cui perdete entrambi credendo di essere stati attaccati ingiustamente.

Questo accade quando reagisci.

So anche che avrai mille argomenti per giustificare la tua reazione, e che essi puntano tutti al fatto che è stato l'altro ad attaccare o a reagire per primo.

Se lo pensi davvero, non stai comprendendo l'altra persona.

L'incomprensione dell'inconscio dà il via a una reazione a catena.

Ma questo accade perché all'inconscio sembra di percepire una minaccia.

Molte persone credono di sentirsi sicure di sé al punto da pensare di essere immuni dal reagire, di essere capaci di controllare le proprie emozioni e rispondere in maniera appropriata.

Pensano di controllare il proprio inconscio.

Ammesso che sia così, durante lo scambio con l'altra persona, cos'è che pensano dell'altro?

Non dire ciò che pensi ed evitare una lite non significa che non stai reagendo.

Basta un singolo pensiero negativo sull'altra persona a darti la prova di essere nel bel mezzo di una reazione.

Solo se osservi l'altra persona e ti rendi conto che ha frainteso il tuo messaggio e si è sentita insicura, solo in quel caso avrei smesso di reagire e starai guardando l'altra persona in modo chiaro.

Quando tu riesci a vedere la sua incomprensione riesci anche a rispondere in modo differente.

Riesci a identificare cosa c'era di sbagliato e che cosa lo ha fatto sentire sotto minaccia.

Riesci a rassicurarlo chiarendo l'equivoco.

È una cosa che sappiamo fare bene di solito con i bambini, ma tra adulti inspiegabilmente diventa difficile farlo.

La prossima volta che ti accorgi di reagire, anche solo col pensiero, chiedi all'altra persona cos'è accaduto in quel momento dal suo punto di vista.

Ha capito o ha frainteso qualcosa?

Cosa ha prodotto il senso di insicurezza?

Cosa ha fatto scattare la reazione?

In questo modo entrambi vi libererete dal senso di minaccia.

Poi potrete rispondere l'uno all'altro.

Non è affatto facile, è come imparare una nuova lingua.

Dovrai lavorare per tenere a bada tutte quelle credenze che sostengono le tue reazioni abituali.

Dovrai imparare a farti le domande giuste con tempismo.

Dovrai imparare a riconoscere le associazioni automatiche che fanno scatenare la reazione.

Avrai bisogno di molta curiosità.

Ma con tanta pratica si può fare.

Si può fare da soli o farsi aiutare da qualcuno più esperto.

Impara a smettere di reagire.

Impara come rispondere ciò che sta accadendo in quel momento.

È un investimento per la propria felicità.

2 commenti:

  1. Ciao, Sergio. Quello che hai descritto mi capita alcune volte: ho un amico al quale voglio bene con cui mi capitano discussioni come ragazzini, quando abbiamo opinioni contrarie su qualcosa. Mi hanno insegnato le buone maniere, esprimersi con chiarezza e rispetto, in maniera comprensibile, pertinente all'argomento, senza offendere, non parlare senza scopo e tutte queste belle cose; nel vivo della discussione non mi servono a niente, mi sento giudicata e non compresa e questo mi fa perdere la calma, sopratutto ha una forte autostima e si pone sempre in cattedra, e questo mi dà sui nervi. Essendo uno psicologo, quando mi vede in collera si dispiace e cambia tono, ma insiste perchè io mi sforzi di osservare quali sono le mie convinzioni emerse durante la discussione, e questo mi dà ancora più fastidio in quei momenti. Mi dai un suggerimento per riuscire a non reagire così? Temo che una volta o l'altra si romperà l'amicizia.

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  2. Ciao Amina, grazie per il commento.
    Come ho già detto nel post, se riesci a vedere che il suo "porsi in cattedra" è già una reazione, puoi comprendere che non lo fa "a te" e "con te", ma lo farebbe con chiunque.
    Nello stesso modo, come indicato nel testo, puoi interrogarti sulle tue credenze ("Mi hanno insegnato le buone maniere", quindi gli altri sarebbero obbligati a fare altrettanto, altrimenti sono sleali?) e le tue associazioni ("si pone sempre in cattedra, e questo mi dà sui nervi" è una associazione emotiva automatica dalla quale puoi staccarti).
    Con stima

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